La class action "all'italiana"

Class-Action e Italo-Fregature

di Chiara Siani*

29 / 1 / 2010

La Lega e il PdL ora hanno in mano un nuovo cartoccio per impacchettare a dovere l'ennesima italo-fregatura; questa volta con un nome accattivante entra in scena la Class Action e già si pensa a come utilizzarla contro “quei pochi e rumorosi” (a detta dei rappresentati del Governo) che ancora credono di poter bloccare i cantieri per la costruzione dell'alta velocità Torino-Lione. Una Class Action a cui già si pensa che aderiranno tutti quelli imprenditori, commercianti, albergatori e chicchessia avidamente interessato per chiedere il risarcimento dei danni agli attivisti della No Tav -uno per uno, nome per nome- che si frappongono con le proprie idee alla pioggia di profitti economici in nome dei beni comuni e della salvaguardia dei propri territori. L'azione di classe o azione risarcitoria collettiva è entrata in vigore da così poco tempo (dal 1° gennaio 2010 nel codice dei consumatori)  da poterci lasciare comprensibilmente un po' spiazzati e forse bisognerà aspettare un po' di tempo per delle valutazioni più fondate. Si tratta in realtà di uno strumento giuridico di provenienza anglosassone che consiste nella possibilità data ad un soggetto di ricevere giustizia e risarcimento  qualora ritenga di aver subito un danno da un'azienda e produce effetti anche per tutti coloro che sono riconducibili “a quella classe” e che intendono avvantaggiarsene. L'esperienza più brillante è sicuramente quella made in U.S.A.  che ci parla  di un'Azione di Classe realmente utilizzata dai cittadini che sono facilitati così nell'accesso alla giustizia, senza troppe limitazioni o complicati ingranaggi, come ad esempio nel caso General Motors in cui nel 1965 si riuscì a portare il colosso industriale finalmente sul banco degli imputati per rispondere di un modello di automobile particolarmente insicuro. Una soddisfazione quella di poter vedere una volta tanto che a pagare sono anche le multinazionali, le holding e i vari potenti di turno. La soddisfazione che ad assaggiare il sapore di una giustizia (troppe volte ingiusta) siano anche coloro che per guadagnare qualche milione in più ogni giorno passano sulla testa di chiunque.  La normativa italiana invece (rimbalzata dal governo di centro sinistra a quello di centro destra che le ha dato definitiva attuazione) ha delle falle ben più visibili forse non solo nel metodo quanto nel merito. Anche questo governo ha provato infatti ad infiocchettare la questione per farla apparire come uno strumento massimo di democrazia, il terrore per il furbo industriale, il brivido lungo la schiena per l'imprenditore,  ma in realtà è al momento un strumento così tanto farraginoso da essere difficilmente utilizzabile, almeno per i normali cittadini. Il mio dubbio è che visti i tempi e i costi, i limiti attuativi e il piccolo particolare della non retroattività (quindi se pensavate di punire finalmente la Parmalat, scordatevelo) non vedremo nessuna Erin Brockovich lottare grazie alla Class Action contro l'inquinamento delle falde acquifere che uccidono di tumore gli abitanti un Tal paese e nemmeno vedremo gli abitanti di Chiaiano o di Acerra utilizzare la Class Action contro le discariche e gli inceneritori che intossicano persone e ambiente. Anche per quel che riguarda la legittimazione attiva ci sono delle ambiguità in quanto il legislatore ha riconosciuto al consumatore (!) a cui ad esempio è arrivata una bolletta della luce gonfiata di poter azionare l'Azione di Classe, facendosi carico anche di tutti gli altri consumatori in quell'identica situazione (è mai possibile trovare un gran numero di persone in situazioni identiche?secondo me no, semmai simili!) e potendo, se vuole, dare mandato alle associazioni di consumatori che sono quindi relegate ad un ruolo puramente comprimario. Perchè non è stato riconosciuto lo stesso protagonismo anche alle associazioni o comitati di cittadini ? Perchè la legge contiene così tanti vulnus a partire dai costi che il singolo cittadino dovrà sostenere per azionarla alla difficoltà di ottenere un reale (e soprattutto veloce!) risarcimento dei danni? Come mai il risarcimento all'italiana riguarda solo il danno subito e non un risarcimento complessivo che metta veramente in guardia le aziende e non sia semplicemente un solletico sulla pancia ? Forse perchè in definitiva la legge così tanto voluta dal governo Berlusconi e che ha creato una simpatica (quanto finta) scaramuccia con la Confindustria  si presenta come un pacco! Si, uno strumento a cui non si è mai voluto attribuire reale effetto. Ma ciò che più di tutto fa riflettere non attiene tanto al contenuto della legge e ai limiti della sua reale attuazione quanto al fatto che in un Italia segnata dalla crisi della politica, dei sindacati e della rappresentanza, in cui le persone sono state abituate alla sfiducia o nella migliore delle ipotesi al “menopeggismo” istituzionale, c'è chi crede di poter sedare completamente la sete di Azione -questa volta reale- e di Giustizia, in cui a scendere in campo non sono i consumatori atomizzati e soli ma vere collettività che si battono (anche in sede processuale ma non solo e non prioritariamente) per il riconoscimento dei propri diritti. “Sarò arcaica -ha esordito Elena Coccia ad una lezione dei Giuristi Democratici sulla Class Action qui a Napoli- ma credo ancora e fortemente nel valore delle idee che c'è dietro alle parole, i cittadini non sono semplici consumatori e la lotta non si esaurisce solo in strumenti giudiziari posti come alternativa all'impegno e al protagonismo di chi scende in piazza, di chi si sporca le mani, di chi è convinto che nessuna lotta si vince da soli. ”

* Sinistra Critica Napoli