Bolzano, più di mille in corteo contro l’apertura del CPR e il razzismo istituzionale

Dalla piazza: «Dobbiamo opporci al lager di Stato prima che sia aperto».

15 / 10 / 2023

Circa 1500 persone hanno attraversato le vie di Bolzano partecipando alla manifestazione “No CPR. Né qui né altrove" indetta dal neonato Coordinamento regionale No CPR Trentino-Alto Adige.

Un corteo, partito dal piazzale antistante la stazione dei treni, che ha toccato il centro cittadino e concluso il suo percorso in piazza Magnago proprio a ridosso del palazzo provinciale dove ai piani alti siede il presidente Arno Kompatscher, l’esponente politico dell'SVP che più di tutti spinge per la realizzazione in poco tempo del centro di detenzione amministrativa.

La partecipazione è stata variegata sia per origine che appartenenza, con persone attive nell'associazionismo locale e altoatesino, attivistə dei centri sociali, collettivi universitari e studenteschi arrivati dal Trentino e da diverse città venete.

E considerata la difficoltà di un territorio di frontiera nel quale il “tema migranti” ha sempre fatto emergere, e non solo durante le campagne elettorali, il peggior razzismo e diversi rigurgiti nazi-fascisti di un ampio spettro di partiti politici (da quelli nazionalisti a quelli autonomisti e “patriottici” tirolesi) il corteo è stato considerato da moltə come una boccata di ossigeno.

Perché ha rotto la normalità di un classico sabato pomeriggio di shopping e soprattutto ha ribaltato un discorso pubblico nel quale il binomio “migranti-sicurezza” è amplificato ad ogni piccolo fatto di cronaca, dove il razzismo dall’alto, istituzionale e sistemico, si fonda spesso con quello dal basso e all’indifferenza e all’individualismo delle società capitalistiche. La provincia è una delle più ricche d'Europa con risorse che potrebbero garantire standard migliori di accoglienza e inclusione sociale, tuttavia negli ultimi anni ha progressivamente creato ostacoli che lasciano per strada centinaia di persone senza offrire alcun rifugio, come è successo lo scorso anno in dicembre quando un ragazzo egiziano di 19 anni, Mostafa Abdelaziz Abouelela, è morto per assideramento. A questo si aggiunge una politica comunale di costanti sgomberi degli accampamenti informali con l'uso della polizia municipale investita del ruolo di "squadrone anti-degrado". Lo stesso arredo urbano degli spazi pubblici si è modificato con recinzioni di ogni tipo e blocchi di cemento posizionati per sigillare gli anfratti e impedire il riparo dalle intemperie. La povertà a Bolzano è una colpa, a maggior ragione se il povero arriva dai Paesi del sud del mondo.

Del resto a livello istituzionale questo territorio è stato tra i primi a inventare nel 2016 delle forme di deterrenza per negare l’accoglienza dei richiedenti asilo arrivati autonomamente sul territorio. Tra queste la famosa e illegittima circolare Critelli, in base alla quale tantə richiedenti asilo anche vulnerabili furono esclusi dal sistema di accoglienza [efn_note] “...sono escluse dall’accoglienza temporanea quali soggetti vulnerabili le persone che risultano essere state presenti in altri stati europei, o in altri stati esteri anche non europei nei quali era presente la possibilità di chiedervi asilo, nonché le persone per le quali sia riscontrabile una presenza anche temporanea in altre regioni italiane”, specifica la circolare[/efn_note] e che solo la morte avvenuta il 7 ottobre 2017 del ragazzino curdo-iracheno Abdullah Adan Hossein, affetto da una grave patologia muscolare e respinto dalle strutture di accoglienza della provincia, ha messo leggermente in discussione.

«Delle morti quindi non dettate dalla casualità ma effetto di un sistema locale mortifero e razzista che nega i diritti fondamentali delle persone migranti» è stato detto in uno dei tanti interventi dal furgone che ha voluto ricordare le vite spezzate di Adan e Mostafa.

Altre vittime denunciate sono quelle provocate dal regime delle frontiere che qui è reso evidente per la sua brutalità dai dispostivi di profilazione razziale, controllo e respingimento attuati al Brennero. 

La manifestazione ha voluto perciò mostrare che ovunque è possibile provare a contrastare queste politiche razziste, indignarsi e provare a «opporsi alla costruzione di un lager di Stato e rifiutare la realizzazione di un centro di segregazione razziale». 

Se per Kompatscher le dichiarazioni per l’apertura di un CPR sono intrise di retorica securitaria e paternalismo (“le donne hanno paura a uscire sole"), è evidente che il governo Meloni ha investito sui CPR gran parte della propria narrazione e propaganda anti migrazione. La stretta repressiva e securitaria poggia proprio su uno dei suoi pilastri, ossia la realizzazione dei CPR in ogni regione e il prolungamento del periodo di trattenimento fino a 18 mesi. L’altra “novità”, inserita con le misure adottate dal governo il 19 settembre e confluite nel DL Sud, incarica il ministero della Difesa e il Genio civile di individuare i siti dove realizzarli nel più breve tempo possibile. «Di fatto questo comporterà ancora più opacità e segretezza», hanno denunciato durante la manifestazione.

Bolzano No Cpr

Le voci del corteo

Tra gli interventi, un ragazzo subsahariano ha raccontato le vicende e gli abusi subiti dagli amici durante il trattenimento. Testimonianze dure della violenza strutturale di questi "buchi neri" che andrebbero immediatamente chiusi. 

Altri interventi hanno ricordato la necropolitica europea e italiana, gli accordi criminali con Libia, Turchia e Tunisia, le politiche di esternalizzazione delle frontiere e respingimento dei corpi razzializzati, le politiche neocoloniali, di guerra e di sfruttamento di intere parti del pianeta che costringono le persone a lasciare i propri paesi.

«Siamo qui per portare solidarietà a chi migra e a chi subisce la criminalizzazione degli Stati per il proprio impegno civile lungo i confini di terra e di mare di fronte a politiche disumane». Da Treviso è stata ricordata la repressione subita dai migranti all’interno dell’ex Caserma Serena, uno dei più grandi CAS del Veneto, per le proteste contro la malaccoglienza e quanto improvvisate cooperative senza scrupoli lucrino sui grandi centri e sui CPR.

Diversi interventi hanno ricordato ed espresso solidarietà alle esperienze di lotta interne ai CPR e di come i reclusi siano riusciti a ribellarsi, anche in modo tragico, alla ingiusta detenzione. «Non c'è alcuna possibilità di riformare il sistema fallimentare della detenzione o provare a renderlo compatibile con il rispetto dei diritti umani, qui è solo possibile proseguire una mobilitazione per la chiusura di tutti i CPR italiani e contro l'apertura di nuovi», è stato detto.

«Non possiamo aspettare che siano costruiti, dobbiamo opporci con ogni mezzo necessario prima che siano aperti» è stato dichiarato una volta arrivati in piazza Magnago sotto il palazzo della Provincia dove è stata disegnata sull’asfalto una grande scritta “NO CPR”.

La prossima tappa è già indicata: proseguire un percorso di lotta e capire quale sarà il sito individuato dai ministeri e provincia per rilanciare un nuovo appuntamento che cerchi di raggiungere l'obiettivo dichiarato dal corteo.