Manovra salva-Italia. E a noi chi ci pensa?

Utente: Persepolis
30 / 1 / 2012

“In questa manovra non c’è un segnale di cambiamento né per gli uomini e tanto meno per le donne”

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La manovra proposta e varata dal governo Monti ha un segno di ingiustizia e di iniquità che ci porta a dire che non c’è stata discontinuità dalle scelte che il governo Berlusconi aveva indicato e approvato. Discontinuità che avevamo sperato per dare risposte di crescita vera al nostro paese, per dare risposte di futuro, attraverso il lavoro, alle nuove generazioni, pur sapendo che la situazione è grave e che qualcosa avremmo dovuto pagare. Il giudizio sulle scelte del governo non può essere “soffocato” né dalla sobrietà e dalla normalità delle persone che oggi ci rappresentano, neppure dalle lacrime della Ministra Fornero, alla quale diciamo che non si può piangere sulle decisioni assunte, ma c’è una logica all’interno della manovra che non cambia la cultura, la politica che in questi decenni ha affossato l’idea di collettività, di universalità, di solidarietà sociale e di emancipazione degli uomini e delle donne di questo paese. Come diceva Totò ‘si prende ai poveri perché pur avendo un reddito basso o bassissimo sono tanti!’. È una logica aberrante che va sconfitta! Alle persone che continuano a chiederci se sono necessarie iniziative di lotta e di mobilitazione io rispondo che sì è necessario, se vogliamo che in questa situazione così drammatica che viviamo si possa ritornare a sognare del futuro, un futuro che vogliamo costruire anche noi. Un movimento, quello delle donne “Se non ora quando?” a cui le Donne Pensionate della CGIL hanno risposto, da sempre, “Sempre!” Perché, anche in anni in cui le manifestazioni sindacali e le mobilitazioni suscitavano poco interesse da parte dei mass-media, la presenza delle donne pensionate è stata partecipazione attiva e alte sono state le loro grida per rivendicare dignità e riconoscimento al loro ruolo sociale. E continuano a farlo. Non solo. Hanno arricchito con la loro differenza la politica dello SPI-Cgil, portando innovazione e non solo proposte e/o rivendicazioni aggiuntive. La differenza è un valore aggiunto al nostro sindacato. In questa manovra non c’è un segnale di cambiamento né per gli uomini e tanto meno per le donne, le quali sono e saranno costrette, se non si ragiona di welfare come volàno di crescita economica, ad essere, come lo sono, invece la gran parte, tutti i pensionati e le pensionate, ammortizzatori sociali e operatori che forniscono gratuitamente servizi mancanti. Lo sanno bene le donne pensionate che sono costrette ad occuparsi dei figli, dei nipoti ma anche dei propri genitori e di qualsiasi figura che presenta fragilità all’interno del gruppo familiare e/o parentale. Se questo è vero, allora abbiamo tutti il dovere di rispondere, a ciò che si vuole far credere, che non è in atto uno scontro generazionale ma scelte politiche e decisioni che il governo sceglie di non fare. Se non ci sarà lavoro per i nostri figli, per i nostri nipoti non ci sarà futuro per questo paese. Se non ci sarà futuro non ci saranno pensioni per tutti. In tutti questi anni abbiamo agito, abbiamo lottato con la voglia di portare una risposta di benessere per il nostro paese e quindi per le generazioni future. Non mi stancherò mai di dirlo, che, nelle nostre proposte abbiamo teso a mettere in secondo piano i nostri interessi di categoria dando una risposta che avesse un respiro più ampio e che fosse una proposta per un mondo migliore per tutti, partendo proprio da quelle generazioni che sono i figli, i nipoti. Persone che tanto amiamo. Quanta consapevolezza c’è in ognuno di noi di tutto ciò? Questo dovrebbe essere sufficiente per spazzare via ogni dubbio nel merito. Non si può parlare di tagli delle pensioni italiane come panacea a tutti i mali e come se questa soluzione fosse la soluzione che porta alla crescita della nostra economia, allo sviluppo del nostro paese. Non possiamo accettare proposte che continuano ad umiliare milioni di donne e uomini. Non possiamo accettare l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne senza riequilibrare le responsabilità del lavoro di cura perché lascia tutte le responsabilità e i costi sulle spalle delle donne - dalle più giovani alle più vecchie. Facciamo, ancora, pagare pesantemente la crisi alle donne -escludendole dal mercato del lavoro, licenziandole perché incinte. Per non parlare delle donne anziane che sono le più povere perché nel corso della loro vita si sono occupate e hanno accudito figli, nipoti, proprio come oggi. E non vogliamo che sia questo il loro futuro. Lo sfondamento del tetto dei 40 anni di contributi e il blocco delle rivalutazioni delle pensioni è grave e inaccettabile. Credo che se si prendessero i soldi dove stanno e non da chi oggi è colpito così duramente dalla crisi si potrebbero alzare le pensioni di chi oggi è esentato dal blocco della rivalutazione, si potrebbe mantenere la soglia dei 40 anni e si potrebbe costruire un fondo per sostenere l’occupazione giovanile. Si possono abbattere gli sprechi della politica - non possiamo continuare ad avere una classe politica che, all’interno di questa situazione di emergenza, prosegue nel dare un’immagine di sé così poco edificante. Si potrebbe intervenire nei confronti dei fondi pensionistici a cui i lavoratori autonomi contribuiscono solo con il 20%, i parlamentari con l’8% mentre i lavoratori dipendenti versano il 33%. Alcuni mesi fa il governo Berlusconi ha deciso di spendere oltre 200 miliardi per comprare tornado, elicotteri, sommergibili mentre si potrebbero ridurre drasticamente le spese militari. Si continua così, invece, con una politica di tasse sui “certi”, sui più fragili, con tagli agli Enti Locali, alla sanità, ai servizi, alla ricerca, alla casa a tutto ciò che crea benessere e crescita. È necessario fare fronte comune a tutto ciò perché il “futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”. E noi crediamo nei nostri sogni.