Nel maxi emendamento contro la crisi, il provvedimento sui tagli al Fondo Unico dello Spettacolo che rappresenta lo 0.3% del Pil. Una cifra irrisoria che consente però ogni anno la produzione artistica del nostro paese.

Non di solo pane...

Utente: mari
24 / 7 / 2009

Se fossi in cima ad una torre chi butteresti giù tra Marco e Luca? Nei giochi dei bambini ti trovi crudelmente a dove scegliere. La torre come la crisi attuale. Strutturale, globale, vertiginosa. Cosa salvi?

Tra sanità e scuola? Tra ammortizzatori sociali e edilizia pubblica? Tra i precari della scuola e quelli dello spettacolo? Dalla cima della torre qualcosa bisogna tagliare. Ma se Marco fosse il più antipatico della classe, quello che non suggerisce mai, che picchia i più piccoli, che gli ruba i soldi della merenda..

Se i riflettori del maxi emendamento fossero puntati contro gli speculatori, i grandi evasori, i poteri forti. Contro chi ci ha "mangiato" su trasporti, banche, investimenti, grandi opere. Tra finanziamento alle guerre e cultura? Tra spese militari e spettacolo? Tra il Mose e la sanità? Tra le banche e la scuola?

Nel pacchetto delle misure anti-crisi anche il capitolo "spettacolo": occupa lo 0.3 % del prodotto interno lordo di questo paese. Non si tratta di un grande capitolo di spesa ma consente la realizzazione di innumerevoli spettacoli vivi, cioè dal vivo, con il pubblico. Decurtare il Fus del 30% significa di fatto impedire la realizzazione di spettacoli teatrali, fesival di danza e musica.

Non si tratta di una protesta di categoria. Parlare di Fus significa parlare di cultura, dei corpi vivi di 200.000 precari e intermittenti, significa parlare di prospettive, di immaginario, significa parlare di noi, dall'altra parte del palcoscenico, pubblico attivo che sceglie e decide. Perchè non di solo pane...

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Roma, 30 marzo 2009 - Video box