Un disastro TOTALe: l’estrattivismo fossile in Mozambico

2 / 9 / 2022

Il 9 settembre 2022 alle 18.00 si terrà al Venice Climate Camp il dibattito pubblico “Decolonize, degrow, disrupt: climate crisis in a global scenario” con Vandana Shiva, Ilham Rawoot, Havin Guneser e Mario Alberto Castillo Quintero. In vista dell’evento, pubblichiamo questo contributo di Ilham Rawoot e Daniel Ribeiro, attivistə di Justiça Ambiental/Friends of the Earth Mozambico, pubblicato sul sito africasacountry.com. L’articolo spiega come l’estrattivismo fossile in Mozambico, portato avanti principalmente dalla francese Total ma anche dalla statunitense Exxon Mobile e dall’italiana Eni, abbia generato una “zona di sacrificio” nel paese, in cui la popolazione paga la devastazione ambientale e sociale delle installazioni senza ricevere benefici significativi in cambio. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della campagna Stopmozgas.org. Traduzione di Emma Purgato.

Total sta generando un disastro socioeconomico in Mozambico, seguendo lo stesso schema che ha utilizzato in Myanmar e in Yemen, estraendo risorse e mettendo a tacere le comunità.

Da quando la multinazionale del gas e del petrolio Total ha mostrato il suo volto in Mozambico, non ha portato altro che disastri e sofferenza. Nella provincia di Cabo Delgado, dove è a capo del progetto offshore da 24 milioni di dollari Mozambique Liquid Natural Gas (LNG), prima di estrarre una singola goccia di gas ha distrutto le vite della popolazione locale. A febbraio, Total si vantava di un profitto annuo per il 2021 di 15 milioni di dollari. Questo denaro, che comprerà agli azionisti le ostriche più fresche e il miglior champagne francese nei ristoranti più costosi di Parigi, è stato guadagnato sui corpi e sulle vite delle persone, soprattutto nel Sud Globale, e a spese delle economie dei Paesi in via di sviluppo.

Total è uno dei principali attori nell’industria del gas in Mozambico e, per preparare le future estrazioni, sta costruendo l’impianto terrestre Afungi LNG Park, che ospiterà l’aeroporto, gli impianti di depurazione, il porto, gli uffici e altre strutture di supporto ai molti progetti e contraenti.  Per liberare i 70 km quadrati dove sorgerà la struttura, l’azienda ha sfrattato più di 550 famiglie delle comunità circostanti. Comunità di pescatori, che hanno vissuto a pochi metri dal mare per generazioni, sono state spostate in un “villaggio di trasferimento” più di 10 km nell’entroterra, senza nessun mezzo per accedere al mare. Agricoltori che hanno perso la terra hanno ricevuto porzioni di terreno piccole e inadeguate, lontane dalle case in cui sono stati spostati. Queste comunità hanno perso i loro mezzi di sussistenza e sono state lasciate in miseria.

L’impatto sul clima e sull’ambiente del progetto sarà irreversibilmente devastante: l’estrazione di gas causerà l’estinzione di molte specie di pesce a rischio, flora e fauna dell’Arcipelago Quirimbas, una Biosfera UNESCO situata a largo della costa di Cabo Delgado. Le emissioni di metano derivanti dalla costruzione di una singola linea LNG produrranno un aumento delle emissioni di gas serra dell’intero Paese fino al 14%.

Dal 2017, le comunità di Cabo Delgado subiscono terribili violenze, prima da parte dei ribelli, e poi dell’esercito del Mozambico. Total era perfettamente a conoscenza di questa violenza quando ha preso in mano il progetto nel 2019, a più di due anni dalle segnalazioni dei primi attacchi. A seguito di un grave attacco dei ribelli a Palma, il paese più vicino ad Afungi Park, a marzo 2021 Total ha preso la decisione di abbandonare l’area e i processi in corso con le comunità, sostenendo cause “di forza maggiore” (ovvero l’impossibilità di adempiere agli impegni commerciali presi a causa dell’insurrezione), ritirando il proprio personale dalla zona e mettendo in pausa il progetto indefinitamente. Nel corso di questo attacco, è apparso chiaro come l’esercito del Mozambico fosse interessato unicamente a proteggere le proprietà di Total. Infatti, 800 soldati erano schierati in difesa di Afungi Park, mentre solo una manciata difendevano Palma e la popolazione civile. Una volta lasciata l’area, Total ha sospeso completamente il pagamento delle compensazioni ai membri della comunità e non ha adempito agli impegni economici presi con i contraenti, tra i quali figurano alcune piccole attività locali.

L’industria del gas ha un ruolo centrale nel violento conflitto che sta vedendo coinvolti i ribelli, gli eserciti di Mozambico, Sudafrica e Rwanda e i mercenari. Finora ha sfollato 800.000 persone, molte delle quali si trovano in campi profughi nella vicina provincia di Nampula. Mentre Total e altri operatori del settore, così come il governo del Mozambico, hanno immediatamente definito gli aggressori jihadisti o parte dell’ISIS, la realtà è molto più complessa. Ai residenti erano stati promessi posti di lavoro, che però si sono rivelati essere temporanei, servili e non specializzati. Nel frattempo, vedevano Total e le élite governative saccheggiare la loro terra. Impoverimento, aumento della marginalizzazione e oppressione hanno generato tensioni sociali che hanno ulteriormente alimentato il conflitto. I locali riportano situazioni in cui l’esercito, che avrebbe dovuto proteggerli dai ribelli, estorceva i risarcimenti ad alcuni di loro, a volte prendendo ostaggi tra gli aventi diritto alla compensazione, o minacciando le loro famiglie di violenza, anche sessuale. Pur essendo a conoscenza delle azioni dei militari, Total ha chiesto al governo del Mozambico il dispiegamento di più truppe per proteggere l’azienda. Inoltre, il governo ha assunto un’agenzia di sicurezza privata sudafricana, il Dyck Advisory Group (DAG), per combattere i ribelli. Tuttavia, la popolazione locale ha riportato come gli elicotteri di DAG sparassero indiscriminatamente sulle infrastrutture civili. Il contratto dell’agenzia non è stato rinnovato.

Stanziato a luglio 2021, l’esercito del Rwanda è noto per le orribili torture praticate sui presunti dissidenti congolesi e ruandesi nei centri di detenzione militari. Nonostante Total sostenga di non aver niente a che fare con la presenza dell’esercito ruandese in Mozambico, l’azienda ha una lunga storia di operazioni con sede in aree politicamente sensibili.

In Myanmar, attraverso il progetto del gas Yadana, Total ha fornito la maggior parte delle entrate dell’oppressiva giunta militare, famosa per la pulizia etnica della popolazione Rohingya e la violazione di massa di diritti umani attraverso stupri, abusi sessuali, rapimenti e torture. Recentemente Total ha annunciato l’interruzione delle sue operazioni in Myanmar ma ancora una volta rimarrà impunita la devastazione che lascerà dietro di sé. In Yemen, il sito LNG di Balhaf (di cui Total detiene il 39%) è stato denunciato come sede della base della Shabwani Elite, una milizia tribale sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti. Ufficialmente, si tratta di un gruppo antiterrorismo, ufficiosamente, è noto per essere stato creato per proteggere gli interessi legati ai combustibili fossili. È inoltre emerso come il sito ospiti delle note “prigioni segrete” degli Emirati, in cui sono detenuti prigionieri yemeniti.

Da sempre Total cerca in ogni modo di evitare le responsabilità delle proprie azioni e degli impatti onerosi dell’industria estrattiva. Uno degli stratagemmi utilizzati è incolpare di tutto Anadarko, l’azienda statunitense che inizialmente era a capo del progetto Mozambique LNG, prima che Total subentrasse nel 2019. Anadarko aveva dato il via a un processo di consultazione farsa, violando diversi principi del consenso libero, previo e informato. I membri delle comunità non avevano la possibilità di dissentire all’interno degli incontri di consultazione o attraverso i comitati che li avrebbero dovuti rappresentare, per paura di rappresaglie da parte del governo o di non ricevere un’adeguata compensazione. I leader delle comunità erano spesso corrotti e in alcuni casi hanno fornito il falso consenso a nome della comunità.

Pur essendo a conoscenza delle problematiche legate a questo processo, al suo subentro Total ha peggiorato la situazione, rendendolo ancora meno democratico. Anzi, ha approfittato del peggioramento del conflitto e del clima di caos, paura e repressione per accelerare il processo di consultazione. Quindi, quando la polizia e i militari hanno iniziato a occuparsi della sicurezza per i gruppi di consultazioni, l’atmosfera di terrore aveva già provveduto a silenziare le loro voci. Le comunità hanno denunciato la situazione a Total, informando l’azienda delle irregolarità e dei rischi legati ai pagamenti delle compensazioni. Perciò, pur avendo ignorato o respinto le segnalazioni, la compagnia non può sostenere di esserne ignara. Nel frattempo, Total afferma che il progetto Mozambique LNG solleverà milioni di mozambicani dalla povertà. La storia tuttavia dimostra come, nonostante il Paese abbia ospitato diversi progetti estrattivi nel corso di decenni, nessuno di questi abbia portato benefici alla popolazione, peggiorando anzi sempre di più la situazione economica. Un terzo della popolazione non ha ancora accesso all’elettricità e Total non fornisce loro l’energia prodotta, che per la maggior parte viene esportata verso altri Paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Cina, l’India e i Paesi Bassi.

D’altro canto, il governo del Mozambico ha una storia di corruzione legata ai combustibili fossili. Non ci sono dubbi sul fatto che Total sia al corrente dello scandalo “tuna bond” del 2016, attualmente al centro del processo per corruzione più grande che il Paese abbia mai visto. Funzionari mozambicani ottennero un prestito illegale di due miliardi di dollari da Credit Suisse e VTB Bank, promettendo che l’avrebbero ripagato attraverso le entrate derivate dal gas, mentre lo utilizzavano per acquistare armi a difesa dei giacimenti. Non servono altre prove per capire che i profitti del gas quasi sicuramente non saranno redistribuiti alla popolazione. Il Mozambico sta ancora tentando di risollevarsi dalla crisi del debito e dal profondo buco finanziario in cui è stato spinto da questo accordo. Proseguendo a fare affari con il governo del Paese come se niente fosse di fronte a questo racket, Total sta semplicemente consentendo e normalizzando la corruzione.

L’industria del gas rappresenterà un grave disastro economico per il Mozambico e Total si sta attivamente assicurando che il Paese non riceva benefici economici. Il consorzio Mozambique LNG, di cui Total è a capo, così come gli altri gruppi Rovuma LNG e Coral LNG, ha società affiliate in paradisi fiscali come Dubai, attraverso le quali scorreranno i profitti derivanti dal gas. Il Mozambico ha un accordo di doppia imposizione con Dubai, grazie al quale i consorzi non dovranno pagare il 20% di ritenuta d’acconto sugli interessi e i dividendi, cosa che invece sarebbero stati costretti a fare seguendo le norme fiscali mozambicane.

Un recente rapporto, pubblicato dalla società di Berlino OpenOil, rivela che ciò significherà per il Mozambico una perdita di $5,3 miliardi in entrate tributarie nel corso dell’esistenza di Mozambique LNG e Coral LNG. Inoltre, per i primi otto anni di produzione, questi consorzi hanno ricevuto una riduzione dell’8% sull’imposta sul reddito delle società dal governo mozambicano. È chiaro che chi prende le decisioni rispetto all’industria del gas in Mozambico, sia a livello locale che globale, sia impassibile di fronte all’impatto del gas sul clima, la popolazione e l’economia del Paese. I difensori dei diritti umani hanno dettagliatamente esposto questa situazione disastrosa all’attenzione di chi finanzia, investe, trae beneficio e acquista dall’industria. Tra questi i governi di Regno Unito, USA, Sud Africa, Italia, Francia, Paesi Bassi, Giappone, Standard Bank, HSBC, BP e molti altri.

Eppure, costoro continuano a fingersi inconsapevoli, o a trovare patetiche scuse per ignorare la sofferenza delle comunità colpite ed evitare di guardare in faccia la tragica realtà che il loro arricchimento sta contribuendo a creare. È ormai chiaro come sia l’industria del gas a prendere le decisioni, mentre i governi semplicemente le accettano. Aziende e governi del Nord Globale, che predicano e si vantano delle loro rigide politiche per quanto riguarda i diritti umani, non si fanno alcun problema a violare quelli della popolazione del Mozambico. Mentre ripetono a chiunque come i loro Paesi si stiano allontanando dai combustibili fossili, progettano nuove estrazioni in Africa e nel Sud Globale, pensando che nessuno li veda. È evidente come la popolazione mozambicana non possa fare affidamento sui decisori al potere per difendere loro, l’ambiente o il clima da Total e dall’industria del fossile a livello globale. Questi politici sono consapevoli del fatto che l’industria del gas continuerà a riempire le tasche delle élite politiche ed economiche locali e internazionali, come ha fatto per generazioni.

Gli attivisti e la società civile devono affrontare Total direttamente, per sostenere le persone le cui case, vite e mezzi di sostentamento stanno venendo distrutte, per portare le loro voci su podi internazionali. In passato sono state vinte delle battaglie: nel 2020, la comunità Xolobeni della regione Eastern Cape in Sud Africa ha vinto un caso giudiziario rivoluzionario che alla fine ha spinto Transworld Energy Resources a interrompere i suoi progetti di estrazione di sabbie contenenti minerali pesanti. Inoltre, solo negli ultimi due mesi, due campagne hanno rovinato i piani a Shell. Stop Cambo, contro un pozzo petrolifero nel Mare del Nord, è diventata abbastanza forte da fare in modo che Shell si ritirasse dal progetto, dopo che i membri dei parlamenti britannico e scozzese si sono trovati costretti a discuterne e, infine, a decidere di respingerlo. In Sud Africa, comunità di pescatori e attivisti hanno vinto un caso giudiziario, facendo sì che Shell interrompesse le perforazioni sismiche in KwaZulu-Natal. Inoltre, la Corte Suprema britannica si esprimerà a breve rispetto a un ricorso legale presentato da Friends of the Earth England, Wales and Northern Ireland, con il sostegno di Justiça Ambiental, che ha come obiettivo il ritiro del finanziamento di $1,15 miliardi al progetto Mozambique LNG da parte del governo del Regno Unito. Mentre il progetto è in pausa, chi lotta contro questo mostro deve continuare ad attaccare, fino a quando Total non avrà altra scelta che risolvere i problemi che ha creato e poi andarsene, per sempre.