Non hanno la portata delle gigantesche
manifestazioni del Cairo, ma i libici hanno squarciato il velo della
paura. La «giornata della collera», indetta per il quinto anniversario
della strage di Bengasi, ha visto molte manifestazioni in tutto il
paese. A Tripoli, i Comitati Rivoluzionari, il partito unico di
Gheddafi, hanno organizzato contromanifestazioni. Migliaia di studenti
sono stati condotti nelle strade di Tripoli con gigantografie del leader
libico e guidati da militanti dei Comitati vestiti con un uniforme
verde che ritmavano slogan contro le emittenti satellitari e contro
quelli che loro definiscono agenti dello straniero. Per la tv di Stato
ci sono state soltanto manifestazioni che inneggiavano al regime.
Nessuna notizia né sugli scontri di mercoledì, né sulle vittime.
Bengasi,
capoluogo della regione che una volta si chiamava Cirenaica, rimane il
centro della protesta. A manifestare sono scesi anche gli avvocati, con
sit-in davanti al Tribunale per chiedere la liberazione dei
mediattivisti arrestati. Per tutto il pomeriggio di giovedì, i
manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza, spalleggiate
dai rivoluzionari. Una delle tecniche sperimentate nel paese è quella di
provocare il dissenso ad opera dei pro-Gheddafi.
Un documento dei
servizi di sicurezza, firmato dal Generale Hassan Abdelsalam Al
Khudairy, capo del dipartimento sicurezza nazionale, impartisce ordini
in tal senso. Al punto 6 infatti si legge: «Scegliere gruppi di giovani
fidati che abbiano influenze nei quartieri: 50 elementi esterni alle
forze di polizia per ogni commissariato».
Come deterrente per
sconsigliare alla gente di partecipare alle manifestazioni, la società
telefonica cellulare «Libyana» ha mandato degli sms agli abbonati per
metterli in guardia dal trasgredire: «Non superare le 4 linee rosse». Il
riferimento è alle 4 linee rosse delineate da Seif Islam Gheddafi e che
sono: «Islam, sicurezza e stabilità della Libia, Unità del paese e...
Moammar Gheddafi».
Ma malgrado questo, la gente è scesa in piazza lo
stesso, in tutto il paese. Gli scontri più violenti si sono avuti a
Sliten e Zintan a sud ovest di Tripoli. A Sliten sono state bruciate la
Mathaba, sede dei Comitati, e il commissariato e per tutto il giorno la
città è stata nelle mani dei manifestanti. Lo stesso è avvenuto anche
all'oasi di Kofra, a Gedabieh, Shahhat (Cirene) e Derna dove è stato
ucciso il coordinatore dei Comitati rivoluzionari, Ashour Mzeeny. I
manifestanti hanno ovunque gridato lo stesso slogan: «42 anni sono
troppi, la pazienza è finita». A Baida, dove c'è stata la repressione
più cruenta, con quattro giovani uccisi, praticamente non si è visto un
solo agente. La città è stata completamente evacuata in occasione dei
funerali ed è stato destituito il capo dei servizi di sicurezza locale,
sostituito con il gen. Baraassyi. I funerali a Baida sono stati molto
partecipati, circa 5.000 persone che, da tradizione islamica, sono
rimaste in silenzio. Il regime ha rispettato lo svolgimento dei funerali
perché teme la sollevazione delle tribù. Dopo la conclusione dei
funerali a Baida sono arrivati rinforzi di truppe scelte e per tutta la
serata ci sono stati scontri. Ci sono vittime, ma non è stato possibile
aver conferme da fonti indipendenti.
Alla vigilia della
mobilitazione, le forze dell'opposizione in esilio hanno lanciato un
appello per la fine del regime e le dimissioni di Gheddafi e dei suoi
parenti. «Noi firmatari - organizzazioni politiche, organismi per i
diritti umani e personalità indipendenti libiche... mentre seguiamo con
interesse le notizie delle rivoluzioni dei popoli arabi vicini, Tunisia e
Egitto e di altri paesi, che hanno messo fine alle dittature...vogliamo
partecipare a delineare per il nostro paese un futuro nel quale sia
affermato il diritto alla libertà d'espressione con mezzi pacifici...
vogliamo che questo cambiamento ineluttabile sia civile e che elevi il
nostro popolo a migliori condizioni sociali e che metta fine alla
discordia».
Il documento è stato firmato da esponenti
dell'opposizione all'estero e attivisti degli organismi dei diritti
umani libici, oltre a intellettuali e professionisti, che vivono negli
Stati Uniti, GB, Francia, Germani e Olanda, ma anche nei paesi arabi. In
mancanza di permessi per i giornalisti stranieri, unico canale di
comunicazione restano i collegamenti telefonici con queste comunità
libiche all'estero e le comunità virtuali dei Network sociali.
Libia - Gheddafi mobilita i lealisti, Bengasi sfida il Colonnello
18 / 2 / 2011
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