Sotto
un sole che arroventa l'aria, una colonna militare britannica di
'Mastiff' - i giganteschi blindati 6x6 protetti da grate su tutti i
lati - attraversa lentamente il bazar di Lashkargah. Dalle torrette di
questi bestioni color sabbia, i soldati di Sua Maestà puntano i
mitragliatori su passanti, auto, motorette, trattori e sui carretti
trainati dai muli. Tutti si immobilizzano e se possono si fanno da
parte, rimanendo più lontani possibile dal convoglio che sfila, nella
speranza di mettersi così al riparo da eventuali esplosioni di ordigni
telecomandati talebani.
"I talebani in fuga dai marines
americani - spiega Nabi, un meccanico - sono arrivati in città, quindi
ci si può aspettare di tutto. Nei giorni scorsi hanno sparato razzi
dalla periferia verso il centro della città: giovedì mattina contro un
comizio elettorale pro-Karzai che era in corso davanti al palazzo del
governatore, e venerdì pomeriggio contro il Prt. Li abbiamo sentiti
fischiare sopra le nostre teste e poi esplodere. Hanno mancato tutti il
bersaglio, cadendo in cortili e aree non abitate, senza provocare
vittime. Ma il pericolo è proprio questo: non si sa dove possono
cadere. Li chiamano 'razzi ciechi', proprio perché colpiscono a caso.
Ma i talebani - continua Nabi - sono penetrati anche dentro la città.
Sabato mattina, sarà stata l'una, si sono messi a sparare con i
lanciagranate contro una pattuglia di soldati governativi, i quali
hanno risposto al fuoco ferendo diverse persone che dormivano
all'aperto per il caldo".
L'operazione militare statunitense 'Khanjar'
- che in pashto significa 'pugnale', non 'colpo di spada' - ha spinto
centinaia di talebani, che prima controllavano i distretti meridionali
di Khanishin, Garmsir e Nawa, verso Lashkargah e ancora più a ovest e a
nord, a Nadali, Grishk e Sanghin: per la gioia delle truppe britanniche
che qui sono impegnate nell'operazione 'Panchai Palang',
Artiglio di Pantera, lanciata in contemporanea con l'offensiva Usa a
sud. "I talebani cacciati dagli americani sono affluiti tutti in queste
zone, già roccaforti talebane, dove operano i britannici - spiega
Safatullah, un giornalista locale - che quindi ora si trovano in guai
seri, come dimostrano le pesanti perdite che stanno subendo in questi
giorni".
A fare le spese di questa situazione però sono
soprattutto i civili afgani che abitano nei distretti dove talebani e
britannici si danno battaglia. "Stavo lavorando nel campo assieme ad
altri contadini - racconta Abdul, steso in un letto dell'ospedale di Emergency
a Lashkargah, con entrambe le gambe ingessate - quando un razzo, o una
bomba, non so, è caduta vicino a noi. L'esplosione ha ferito me e due
miei amici. Poco prima avevamo visto in lontananza dei blindati
britannici, ma non saprei dire chi abbia sparato. Nel mio distretto,
Nadali, c'è sempre stata la guerra, ma da una settimana è diventato un
inferno: non c'è giorno che non combattano. E non serve a niente: i
talebani sono sempre lì".
Erano di Nadali anche Habibullah e
Abdullah, entrambi di 12 anni, Ziah, 14 anni, Mohamammad, 25 e Bora,
una donna di 55 anni, arrivati morti la settimana scorsa nel centro
chirurgico dell'Ong italiana: tutti vittime di bombardamenti aerei.
Come almeno altri dieci civili, sempre di Nadali, ricoverati nei giorni
con gravi ferite da schegge di bomba.
"Nella notte tra mercoledì e
giovedì - racconta Safataullah - settanta persone sono state ferite a
Babaji, nel distretto di Nadali, mentre cercavano di scappare dai
combattimenti attraversando a piedi il fiume Helmand: i britannici
hanno pensato che fossero talebani e li hanno bombardati".
E poi c'è il problema delle mine. Le corsie dell'ospedale di Emergency
a Lashkargah si stanno riempiendo di feriti da mina a un ritmo
assolutamente straordinario. "Negli ultimi due giorni - spiega un
medico - ci sono arrivati una decina di feriti da mina, da Nadali ma
anche da Garmsir, dove è in corso l'operazione dei marines. Molti di
loro sono bambini, alcuni in condizioni gravissime. Normalmente, dieci
ne arrivano in un mese! Pare si tratti di ordigni piazzati dai talebani
per colpire i mezzi militari stranieri".
L'operazione militare
britannica 'Artiglio di Pantera' sta provocando anche una grave
emergenza umanitaria. Negli ultimi giorni almeno 20mila sfollati sono
arrivati qui a Lashkargah, in fuga dai distretti dove si combatte: in
particolare dalla zona di Babaji, nel distretto di Nadali. I più
fortunati vengono ospitati da parenti e amici, ma la maggior parte di
loro, circa 15mila finora, finisce nel campo profughi di Mokhtar: una
desolata distesa di tende, baracche e casette di argilla alla periferia
nord della città dove, dal 2002, vivono già almeno 20mila sfollati in
condizioni drammatiche, privi di qualsiasi assistenza da parte del
governo afgano. Ora, quindi, il campo ospita almeno 35mila persone. E
ne continuano ad arrivare.
Mentre scriviamo, due boati scuotono la terra. Altri due 'razzi
ciechi' sono caduti in città, a poche centinaia di metri dall'ospedale
di Emergency: uno davanti al nuovo ufficio dell'Ariana Airlines e un altro vicino alla succursale dell'Afghan Bank. Per fortuna, c'è solo un ferito lieve e qualche danno alle aiuole.
Il
sole tramonta su Lashkargah, ma il caldo rimane soffocante. Il muezzin
intona il richiamo alla preghiera serale, ma il suo canto viene
sovrastato dal rumore degli elicotteri Apache che volano lenti nel
cielo rosa, sopra decine di piccoli aquiloni manovrati dai bambini che
si godono le ultime ore di gioco prima del coprifuoco.