Autoriforma della scuola

Un sasso nei flutti… meglio, un messaggio in bottiglia

di Marzio Sturaro*

24 / 11 / 2008

Mobilitazioni continue, importanti, grandi numeri. Nelle assemblee, nelle piazze, negli incontri, nelle strade. Dalle scuole e dall’Università i diversi soggetti del mondo della istruzione, della formazione sono intelligentemente straripati nelle città; la conoscenza, in carne ed ossa, è uscita fuori, dicendo a sé stessa – e a tutti i territori – quanto sia pesante e "centrale" nei processi produttivi dell’oggi ed anche che scuola, università e ricerca, ricchezza e futuro del paese, come tutti i beni comuni necessitano, nell’interesse generale, di una potenza sociale che “facendosene carico” li difende, li orienta e li sviluppa.
In questo percorso sorprendentemente ricco ed articolato la parte più “grande” del mondo della conoscenza ha incarnato con più evidenza e consapevolezza questo ruolo: studenti, ricercatori, docenti, tecnici, associati e le mille figure precarie - insomma l’intera Università – nelle pratiche e nelle proposte indicano questa centralità del ruolo sociale produttivo dei saperi e della conoscenza. Certamente i tagli e gli attacchi portati, per ultimo, dal governo Berlusconi hanno richiesto, velocizzato e generalizzato le risposte di lotta, ma si percepisce che l’onda anomala non è solo una sacrosanta reazione a difesa. Infatti la propositività dell’autoriforma dell’università, per metodo e merito, non si limita al generico orizzonte della “difesa della scuola pubblica” ma porta un’idea, un disegno di ruolo e funzionamento di Università e ricerca – con la forza e la chiarezza che, ripetiamo, viene dalla esperienza biopolitica della propria misconosciuta importanza nei processi di formazione dei saperi e della conoscenza e dalla consapevolezza della fondamentale importanza produttiva e nei processi di valorizzazione capitalistica dei saperi e della conoscenza nella moderna società globalizzata (è questa, oltre ai grandi numeri, alla tenuta e alla “radicalità”, la potenza attrattiva dell’onda che ha liberato e “costretto” anche altri soggetti sociali e sindacali a mobilitarsi…).
Questo pistolotto sulla “maturità” di percorsi e proposte dell’onda dell’autoriforma universitaria per chiedermi, guardando all’onda nello scenario delle scuole superiori, se c’è e cosa persegue un movimento per l’autoriforma nella scuola superiore. Ho certo presente quanto diversi siano i soggetti; variegati e spesso lontani interessi e bisogni che pur corrono insieme nel potente e sorprendente movimento di lotta contro i tagli Tremonti- Gelmini; tengo in considerazione le differenze tra i due “segmenti” studenteschi: prima fra tutte il dato, per così dire, anagrafico che rende, per i più giovani, meno diretta la percezione della precarietà e della propria, modificata, importante collocazione nei processi economici di produzione e valorizzazione. Ritengo comunque che un orizzonte di autoriforma potrebbe solidamente radicare – e far durare nel tempo, anche con la “complicità” di questa crisi: nuova, profonda, epocale – il conflitto nella scuola superiore, oltre le conosciute ciclicità da calendario scolastico.
Insomma il no ai tagli e alla riforma Gelmini nella prospettiva del noi non paghiamo la vostra crisi sta cercando una soglia di indipendenza ed autonomia, anche di proposta e di funzione per la secondaria superiore? Oggi basta il sacrosanto, titanico sforzo di respingere il mortale affondo Gelmini-Tremonti? C’è di più, dell’altro che allarghi l’orizzonte dal tratto generico che oggi raccoglie tutti in difesa della scuola pubblica consentendo a tutte le “destre” battutacce contro insegnanti e studenti difensori dello status quo?
Autoriforma vuol immediatamente dire che prendono parola le componenti di questo centrale segmento della formazione, nell’essere e “sentirsi” il lavoro cognitivo che si ribella ed organizza. Certo per dire “no!” Ma, anche, per cercare insieme e proporre concretamente un’idea di scuola e formazione superiore che nelle lotte e nelle proposte messe in pratica oggi dia la concreta possibilità di prendere in mano e costruire il proprio futuro. Un futuro adeguato alla profondità della crisi ed alla potenza della nuova generazione in lotta.
Autoriforma sottolinea certo il diritto, il dovere, direi, dei più giovani, in particolare, di prendere parola liberamente sulla propria condizione scolastica di oggi e sul proprio futuro; altro che diktat censori, autoritari ed oscurantisti del direttore generale USR Palumbo (Ruolo e competenze degli organi scolastici – Utilizzo delle sedi delle istituzioni scolastiche Venezia, 06.11.08) ai dirigenti delle scuole del Veneto!
‘Noi non paghiamo la vostra crisi’ e ‘prospettiva’ di autoriforma offrono l’opportunità di dare, muovendosi, una scrollata a quel clima culturale asfittico di compatibilità e regole progressivamente impostosi coi “decreti delegati” dei mille steccati e mediazioni, di delegati, elezioni, rappresentanti…. Le rigide forme della democrazia (molto) delegata hanno irreggimentato e depotenziato, nel tempo, le forme della libera espressione individuale e collettiva nella nostra scuola superiore. Imponendo la gabbia delle mediazione e della canalizzazione dei conflitti substrato culturale in cui si è progressivamente innestato un processo autoritario di più rigida gerarchizzazione: una piramide che si “scala” per cooptazione (significativi l’esautoramento della “collegialità” e la trasformazione di presidi e direttori didattici in dirigenti!). In questo humus cerca senso la retrograda reimposizione del voto di condotta!
Un movimento, che è geloso della propria autonomia ed indipendenza, fino a inventarsi nuove modalità di dibattito e relazione oltre le “abituali” forme della rappresentanza dei movimenti e diffida, se non prova fastidio, di quelle partitiche e sindacali di ogni genere, sente che il terreno, le pratiche della libertà gli debbono appartenere costitutivamente: libertà di criticare, di esprimersi, di ricercare, nelle relazioni, dalle restrizioni e dai bisogni, di movimento, di proporre, di sperimentare… perché solo la condizione di libertà è creativa e positivamente trasformativa.
Altra suggestione potrebbe venire dal ricordare che non solo il centro sinistra (sigh!) prodiano, quando è stato al governo, col cacciavite spuntato del ministro Fioroni non ha scalfito la riforma Moratti ma neppure ha trovato tempo per confrontarsi seriamente con una proposta di legge di iniziativa popolare. Era con le sue innumerevoli firme autenticate (raccolte nel montare del movimento di lotta contro la Controriforma Moratti) passata alla Corte di Cassazione e arrivata in Parlamento “Per una Buona Scuola per la Repubblica” – frutto di un articolato processo di mobilitazioni è certo una mediazione ma, almeno, discussa e costruita “dal basso”, tra diversi soggetti (docenti, studenti, genitori di varie parti d’Italia) che hanno cercato l’opportunità di riflettere, confrontarsi e condividere un’idea di Scuola, composita e complessa). Sostanzialmente nessuno, nel Palazzo, l’ha più cagata.
Una suggestione, dicevo, la proposta non solo per vari spunti che contiene (Art.3 …Lo Stato assicura al Sistema Educativo di Istruzione Statale le risorse adeguate, destinando a questo scopo almeno il 6% del prodotto interno lordo…. Lo Stato garantisce la gratuità dei libri di testo e del trasporto scolastico per gli alunni e le alunne delle Scuole Statali dell’obbligo di ogni ordine…. Art.7 L’obbligo scolastico …termina con il diciottesimo anno di età) ma per l’attualissima intuizione a cui rimanda: in ultima istanza, pur dislocata sul piano istituzionale, che cosa non è questo tentativo se non una sentita rivendicazione che solo logiche e pratiche di autoriforma possono invertire i processi bipartisan di stravolgimento e distruzione del sistema della formazione scolastica? Che chi lavora, studia, produce, vive nel sistema scolastico deve avere parola e capacità decisionale per modellarlo?
Certo parliamo di difesa dai tagli e dagli stravolgimenti anche nelle superiori (tra tanto: il mortale snaturamento delle scuole dell’area artistica ed il controllo “aziendale” diretto di Confindustria sugli istituti Tecnici e Professionali) ma l’orizzonte del ‘noi non paghiamo la vostra crisi’ chiede la materialità di un pacchetto di rivendicazioni che, mentre articolano e la proposta trasformativa nelle scuole superiori, ricostruiscano reddito e sicurezze sociali per le nuove generazioni nel cui protagonismo si possono sconfiggere i dispositivi gerarchici ed autoritari che permeano le istituzioni scolastiche e affermare concretamente una nuova cultura di libertà e di relazioni solidali.

*Cobas scuola Padova