Lo sciopero generale non è più una chimera, non solo
perché non è un animale mostruoso ma un toccasana per il nostro paese
malato. Ora si sa che c'è davvero, che si svolgerà il 6 maggio e
bloccherà l'Italia per provare a liberarla da un incubo. Doveva essere
promosso prima dalla Cgil? Certo, ma è stato promosso. Non era scontato.
Il lungo tempo a disposizione va usato per prepararlo in modo capillare
in tutti i luoghi di lavoro. C'è il tempo per coinvolgere l'intera
società, in primo luogo le figure sociali lasciate sole dalla politica e
colpite, prima dalla crisi poi dalle ricette liberiste adottate che
amplificano le diseguaglianze, rendono i ricchi più ricchi e i poveri
più poveri, distruggono diritti collettivi e libertà individuali,
cancellano a un paio di generazioni la speranza di futuro.
Poteva
essere di 8 ore? I fatti e il confronto interno ed esterno
raddoppieranno le micragnose 4 ore di sciopero indette dalla segreteria
della Cgil. La Funzione pubblica l'ha già deciso, scuola, meccanici,
commercio e molte camere del lavoro lo faranno. Non si tratta di fare il
gioco del più uno ma di qualificare un appuntamento che dovrà diventare
riferimento generale, dando corpo a una speranza di cambiamento mai
così diffusa che può diventare massa critica. E di specificare che il
sogno del patto sociale tra lavoro e imprese s'è infranto contro il muro
della realtà, con la confindustriale Marcegaglia all'assalto
dell'articolo 18 che pretende una giusta causa per il licenziamento. Per
difenderlo, 9 anni fa in tre milioni hanno occupato Roma.
Berlusconi
se ne deve andare. Può comprarsi deputati e senatori, non un intero
paese finalmente insofferente verso una guida politica populista,
liberista, ad personam, che ci fa commiserare dal resto del mondo. Lo
chiedono le donne, la società civile, le persone impegnate nella difesa
dei beni comuni, del territorio e dell'ambiente, gli studenti,
l'universo della precarietà. Da qui al 6 maggio si manifesterà in tutte
le piazze con slogan diversi e obiettivi che sono, possono diventare,
comuni. Berlusconi però, come killer della democrazia italiana è in
buona compagnia: liberarsi di lui per tenersi Marchionne e i suoi soci
al governo e in Confindustria non ci farebbe fare molti passi avanti.
Insieme al sogno del patto sociale si è infranta l'illusione di
ricostruire un'impossibile unità sindacale con Cisl e Uil. Gli accordi e
i contratti separati si moltiplicano. L'attacco ai lavoratori Fiat si è
esteso a tutte le tute blu, al mondo della conoscenza, del pubblico
impiego e alle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi del terziario.
Stanno cancellando il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori,
preparano l'affondo alla Costituzione.
L'opposizione politica
dovrebbe chiedersi come mai non rappresenti quest'Italia sottosopra,
sennonché non si pone, da tempo, l'obiettivo di dare uno sbocco alla
protesta politica, sociale, culturale, democratica. Lo sciopero generale
della Cgil deve diventare una massa d'urto, capace persino di tentare
l'obiettivo più ambizioso: scuotere l'antiberlusconismo di Palazzo. Il
manifesto lavorerà alla generalizzazione dello sciopero. Non da solo:
Uniti contro la crisi è già luogo di comunicazione e costruzione di
percorsi condivisi tra tute blu, studenti, precari, giovani, militanti
dei beni comuni.
Sciopero generale
4 / 3 / 2011