Comunicato tratto da anomaliaparma.org a seguito del nuovi arresti, nell'ambito dell'inchiesta "Public money

Parma - Sexy, dirty, Public Money.

Riflessioni su inchieste, corruzione ed etica nella città Ducale.

18 / 1 / 2013

16 Gennaio. In una Parma avvolta dalla neve e sopita dalle beghe della politica cittadina, arriva la notizia che nessuno più aspettava: “arresti domiciliari per corruzione e peculato per l’ex sindaco Vignali, il consigliere regionale del Pdl nonchè vicepresidente di Iren Luigi Giuseppe Villani , l’ex presidente di Stt Andrea Costa e l’imprenditore Angelo Buzzi, editore di Polis Quotidiano e presidente del Cda di Iren.”

L’arresto eseguito dalla Guardia di Finanza è maturato nell’ambito delle inchiesta “Public Money”, a seguito della quale è stato disposto anche il sequestro di beni mobili ed immobili riconducibili agli arrestati per il valore di 3,5 milioni di euro. “Nel corso delle articolate indagini esperite mediante l’approfondito esame di documentazione bancaria, contabile ed extra contabile, nonché  attività di natura tecnica è stato appurato che gli indagati hanno tenuto costantemente, nel corso di più anni, una condotta fraudolenta finalizzata ad accumulare ingenti ricchezze da destinare ad usi strettamente privati, quali tra gli altri il finanziamento della campagna elettorale per le elezioni amministrative di Parma del 2007; la fidelizzazione della popolazione parmense e non ad un particolare “movimento” politico anche al fine di una eventuale candidatura alle successive elezioni politiche nazionali;.al controllo della stampa locale”. Indagati tra gli altri anche il patron di Parmacotto Marco Rosi e il Presidente del Parma Calcio Tommaso Ghirardi.

L’operazione “Public money” si inerisce in un percorso iniziato nel 2009 con l’inchiesta Green money e proseguito con le varie Green money 2 e Easy money, attraverso le quali si è messo in luce come il tanto sbandierato “Sistema Parma” (fatto di finanza creativa, speculazioni, plusvalenze, assegnazioni nepotistiche di incarichi pubblici o riconducibili al pubblico, bandi nebulosi e strane ridondanze tra nomi e sigle) altro non fosse che una riproposizione rivista e corretta dei vizi della prima repubblica in salsa comunale.

 Ora si attendono gli interrogatori degli imputati, previsti per sabato 19 p.v., ed un lungo dibattimento dall’esito incerto, poiché l’impianto accusatorio è talmente complesso ed articolato da aver richiesto al gip Maria Cristina Sarli oltre due anni di approfondimenti.

Si è quindi posta la parola fine ad un sistema che ha riempito la cittadina modello nel cuore della food valley di cemento, acciaio, holdings e mazzette? Si è estirpato anche l’ultimo frutto avvelenato di un albero marcio alla radice che intossicava il tessuto cittadino?

A quanto pare non ancora.

La città chiacchiera come si trattasse di gossip, mentre gruppi e gruppetti politici tentano l’assalto al carro del Procuratore Laguardia, con la pretesa di mettere il cappello sulla sollevazione che portò alle dimissioni della giunta Vignali ed educare una città ai concetti di integrità e democrazia.

Indipendentemente dall’esito del dibattimento ciò che resta è un debito dalle dimensioni inenarrabili e a tutt’oggi non ben definite, un ponte sul nulla, un comignolo che si staglia nel cielo di Parma come un cannone pronto a sparare veleno puntato al cuore della food valley, un po’ più a sinistra dell’eccellenza mondiale in fatto di produzione alimentare, un po’ più a destra dei casermoni sfitti costruiti dalla società SPIP.

Se in diritto civile l’interpretazione della frode non si attiene sempre all’evento, ma anche all’intenzione, è necessario considerare che la legge prende in considerazione il fatto e non l’intenzione.

Nella realtà dei fatti, ancora una volta i furfanti la faranno franca o la spunteranno per decorrenza dei termini. Quello che si prospetta è una riproposizione di quanto già sentenziato nel corso delle prime indagini legate alle varie speculazioni fatte sui terreni agricoli del parmense, secondo cui fatti pur deplorevoli erano compiuti nel rispetto formale delle norme, mentre la giustizia langue schiacciata tra ciò che è lecito e ciò che è legittimo.

Già: lecito e legittimo, dalla radice latina lex. Lécito è ciò che è ammesso dalle leggi morali, che è conforme alle norme dell’onestà, alla dignità personaleLegittimo è ciò che ha le condizioni richieste dalla legge. La distinzione è quantomeno necessaria perché non tutto si può ridurre a una sentenza e non tutto si può incentrare sul danaro.

Non più di 9 mesi fa l’Onorevole Villani, impartendo lezioni di legalità, si scagliava contro i movimenti Parmigiani che hanno occupato uno stabile disabitato e fatiscente per restituirlo alla città come centro di aggregazione, di produzione politica e culturale. Oggi, mentre la “gravità” di un’occupazione impallidisce di fronte alle accuse mosse dalla Procura della Repubblica all’Onorevole Villani, quei movimenti possono crogiolarsi nella ragione dei giusti. Torna quindi alla mente il capitello dei lupi scolari -per chi volesse è il secondo capitello del matroneo sinistro della cattedrale di Parma- raffigurante un asino in saio intento ad impartire lezione a due lupi vestiti da monaci

In questa inchiesta non si gioca solo una questione di peculato, ma si deve porre al centro una questione di etica di sistema. Un sistema che ancora oggi sacrifica la volontà espressa dalla cittadinanza alle logiche del mercato e che soggiogandosi al mero conto economico definisce in base alle logiche di mercato cosa è giusto e cosa no. Lecito sarebbe oggi ancora di più bloccare l’accensione dell’inceneritore e tutti gli atti viziati dall’operato di una combricola che ha dimostrato di saper condurre il malaffare anche entro l’alveo delle norme; legittimo è non schierarsi e permettere che la città continui a pagare per le speculazioni compiute a vantaggio di pochi sulle teste delle generazioni future. Parma si è espressa e si è messa in gioco più volte per le strade, nelle piazze e sotto i portici del grano. Auspichiamo che Parma torni a farsi sentire e che trovi qualcuno con il coraggio di ascoltarla e di cambiare realmente le cose.

Oggi più che mai ci sentiamo di riaffermare che la legittimità è un puro atto formale e che, indipendentemente da quello che sarà la sentenza dei magistrati, non accettiamo lezioni di liceità d’azione da corrotti e corruttori, anche quando la loro condotta sia legittimata dalle norme. Oggi più che mai affermiamo con forza che lecito e dovere è schierarsi, è alzare la testa è non arrendersi ad asini predicatori e ai loro lupi scolari.

tratto da www.anomaliaparma.org