Padova - Un altro sfratto bloccato. Ma non è tutto..

Attivisti di Razzismo stop, Cso Pedro e Adl Cobas bloccano uno sfratto in mattinata. E lanciano la mobilitazione su reddito e casa.

8 / 3 / 2013

Questa mattina era previsto a Padova in zona Chiesanuova uno sfratto al secondo accesso per una famiglia di origine nigeriana, composta da 5 persone: la sig.ra Benedicta Enahola, suo marito Victor e tre figli, di 4 anni la più grande e due gemelli di 2 anni. Da circa una anno e mezzo non riescono a pagare l’ affitto perché, nonostante Benedicta abbia un impiego presso una ditta di pulizie con un contratto part time di 2 ore e mezza al giorno. A fine mese prende circa 700 euro a fronte di un affitto di 600 euro mensili.

Come ogni volta si assiste ad una battaglia tra proprietario (doveroso dire che è una brava e buona persona) e inquilino, entrambi vittime delle mancanze dell’ ufficio casa, del Comune e di chi ancora non riesce a dare risposte concrete alla crisi e alle difficoltà di migliaia di famiglie a Padova come in tutta Italia. Negli incontri avuti dalla famiglia presso gli uffici comunali, si è usciti con un quasi niente di fatto. La “soluzione” proposta è quella che purtroppo ci ripetono da tempo: nell’ ipotesi migliore, il pagamento della cauzione più magari una mensilità nel caso di un alloggio reperito nel mercato privato (cosa difficile, visto che le agenzie difficilmente accettano un proposta d’ affitto se non vi è per lo meno una garanzia, o ancora meglio un aiuto a reperire l’ alloggio tramite qualcuno che collabori con l’ ufficio casa). Nell’ ipotesi peggiore, si contattano i servizi sociali, per mettere moglie e figli in una struttura di accoglienza, e il marito può pensare a se stesso. Alla faccia dei bei discorsi su unità familiare e coesione.

Ma una possibilità, certo, la si concede a tutti. Anche all’ ufficio casa. Così quando ci capita di chiedere qualcosa di scritto riguardo una proposta di contributo economico, da far vedere per lo meno all’ ufficiale giudiziario, non si può fare. Non sarebbe troppo, visto che dicono di non avere case e fondi, però poi dovrebbero pagare nel caso di sfratto un posto per un’ accoglienza temporanea per la famiglia. Tutto questo mentre continuano a vendere case e lasciarne sfitte tantissime.

Che fare allora?

Lo diciamo da tanto. Il patrimonio pubblico deve essere messo al centro. Quante case di proprietà del Comune o dell’ Ater sono in vendita? Quali sono? Dove?

Quanti anni devono passare prima che ritornino a disposizione delle assegnazioni? E a proposito, come mai le graduatorie sono sempre bloccate?

Queste sono solo pochissime domande che vogliamo porre. C’è ne sarebbero tante altre. Ma vogliamo partire da “poco”, perché già questo basterebbe a dare delle risposte a chi da anni chiede non l’ impossibile, ma semplicemente il diritto a vivere dignitosamente, con la propria famiglia sotto un tetto. La lotta sul reddito, passa anche per le vertenze sul diritto ad avere un tetto. E di tetti ce ne sarebbero, e verranno fuori. Promesso.

Adl Cobas – Razzismo Stop – Cso Pedro