Le cariche di ieri a Bagnoli, violente, immotivate e a freddo, sono un fatto gravissimo per il PD campano e per il Goverissimo Letta. Il Partito Democratico ha organizzato impunemente, nell'area dell'ex ILVA, una kermesse a porte chiuse con il Ministro Orlando, fingendo di dimenticare di stare occupando un territorio conflittuale, in cui comitati e cittadini hanno voglia di dire la loro a chi governa ed ha la responsabilità delle bonifiche.
L'informazione
sulla presenza del Ministro a Bagnoli è trapelata poche ore prima
dell'inizio dell'incontro, perchè il sedicente partito plurale del
centro-sinistra, per parlare di ambiente nella Campania avvelenata,
deve farlo di nascosto, senza troppo rumore, senza permettere a
nessuno di entrare (se non ai membri dello stesso partito).
Nonostante l'estemporaneità della notizia i comitati di Bagnoli,
quelli dell'area nord contro le discariche e l'inceneritore di
Giugliano, si sono radunati sul posto per manifestare tutta la rabbia
e l'indignazione per quella "pagliacciata in pompa magna".
A qualche decina di metri dall'ingresso però hanno trovato un
cospicuo schieramento di celere che impediva l'arrivo sul luogo del
dibattito. La polizia era disposta sulla strada che costeggia il
mare, quella strada che oggi vede da una parte lo scheletro ancora
mortifero dell'ILVA e dall'altra ciò che resta di "città della
scienza". Quello scenario di devastazione parla da sè di tutto
il malaffare e gli interessi criminali che hanno avvelenato un intero
territorio, che hanno succhiato ogni euro senza metter mano ad alcuna
bonifica, salvo poi sciogliersi in lacrime per l' “anomalo ed
inspiegabile” incendio di città della scienza. Dinanzi a quella
ennesima e tracotante violazione della democrazia i comitati di
Giugliano e dell'area nord di Napoli, che si stanno opponendo
all'apertura di un inceneritore su terre con un tasso di inquinamento
elevatissimo, insieme con i comitati per la bonifica di Bagnoli,
hanno chiesto con forza di poter entrare in delegazione per avere un
incontro pubblico con il Ministro dell'ambiente. La rivendicazione
era chiara ed univoca: sia il partito “barricato” nell'ILVA che
ha messo la firma sul disastro ambientale campano, che il ministro,
che condivide il governo con chi ha dichiarato che le morti per
tumori sono legate “agli stili di vita”, non possono lasciare
fuori i cittadini dei territori che hanno contribuito ad avvelenare
attraverso la corruzione, le scelte politiche scellerate e la
connivenza con i poteri criminali. Per ore non si è avuta alcuna
riposta chiara, rispetto alla possibilità di entrare alla kermesse.
Si sono alternati no tassativi a timidi si, ma solo in
privato, senza giornalisti e telecamere.
Fino
a quando, senza alcuna ragione, a freddo e con inaudita violenza sono
partite le due cariche che hanno provato a disperdere quel presidio
disarmato e testardo.
Cariche
che sono state una vera e propria presa di posizione da parte del PD,
un esempio lampante di cosa signifca democrazia per il partito che ha
vergogna di uscire allo scoperto nella terra che ha massacrato. Solo
dopo aver ferito e contuso i manifestanti, giovanissimi in molti
casi, hanno dato l'autorizzazione all'incontro. Incontro in cui, a
telecamere spente, ma davanti alla delegazione dei comitati, il
Ministro ha dichiarato di voler convocare un tavolo con i cittadini
che si stanno opponendo all' Inceneritore di Taverna del Re
(Giugliano), per valutare le alternative ed ha contestualmente
targiversato sulla annosa questione bonifiche. I comitati dell'area
nord sanno bene che quella del Ministro è una posizione retorica, se
non viene sostanziata dal blocco del bando aperto dalla Regione. E
sanno bene di dover bloccare la costruzione dell'inceneritore con i
propri corpi, per difendere ancora una volta, quel diritto basilare
alla salute che chi ci governa continua a calpestare.
La
giornata di ieri si configura in un allarmante scenario politico, che
ci impone di essere vigili ed all'altezza della sfida in questa fase
autoritaria della politica istituzionale e del capitalismo mafioso
italiano. Le cariche davanti all'ILVA sui comitati sono ancora più
gravi se si pensa alle dichiarazioni del pentito Schiavone, che
rivelano ( senza sorpresa per i movimenti che lottano contro il
biocidio e per la salute in Campania) la connivenza e la complicità
tra stato e mafia, o se si pensa al dispositivo repressivo che il
Governo sta adottando in Val di Susa.
Chi
ha protetto gli sversamenti di rifiuti tossici ,chi ha permesso
l'apertura di discariche ed inceneritori nel bel mezzo di centri
abitati, chi tutela le aziende mafiose che hanno interessi nella
costruzione della TAV, chi si è messo in tasca i soldi delle
bonifiche di Bagnoli, non ha vergogna di pontificare sui cittadini
mobilitati appellandoli come violenti
e
terroristi
o
di manganellare chi pretende di guardare negli occhi i responsabili
del disastro. Cercano cattivi maestri, inventano dispositivi
repressivi, pontificano sulla partecipazione, mentre in giacca e
cravatta, vestiti lunghi e tacchi a spillo siedono goffi nel teatro
di quello scempio. Abbassano lo sguardo davanti alla determinazione
di chi lotta.
Ieri
il partito di Epifani e a breve del neoliberista Renzi, ha dato
l'ennesima dimostrazione di cosa intende per “democrazia”: porte
chiuse e manganelli.
I
cittadini campani però hanno inaugurato il loro autunno di lotta per
la democrazia, quella vera, quella che parte dai territori e dalle
rivendicazioni di libertà, salute, reddito, diritti.
Hanno
sancito ancora una volta che sarà battaglia, a Giugliano, come
altrove si proverà ad infierire sulle terre già ammalate. Hanno
ridefinito ancora una volta gli schieramenti, ribadendo che il
centro-sinistra di questo paese sta comodamente dalla parte opposta
della barricata.