Macchine del fango contro i vanificatori del DL CUTRO: il caso Apostolico

17 / 10 / 2023

Iolanda Apostolico, giudice della Sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, lo scorso 30 settembre, non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per quattro migranti del neo-centro di Pozzallo emesso dal Questore della Provincia di Ragusa, disponendone quindi l’immediata liberazione.

Il centro - inaugurato da qualche settimana - è destinato dal Governo al trattenimento per quattro settimane dei richiedenti asilo che arrivano dai cd. paesi sicuri. Con la decisione giudiziale, però, si è escluso che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicura possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale.

Finalmente, dunque, la giurisprudenza decide di mettere in crisi i capisaldi della normativa Cutro, non solo per quanto riguarda le limitazioni all’ingresso per i soggetti provenienti da paesi sicuri ma anche per la garanzia finanziaria di quasi 5 mila euro (necessaria per non essere trattenuti nel centro) che è stata giudicata non compatibile con la direttiva 33 del 2013 della Ue nella parte in cui non prevede che la garanzia possa essere prestata da terzi. Per via dell’incompatibilità con la disposizione di matrice euro-comunitaria tale norma, quindi, va disapplicata dal giudice nazionale, perché non prevede una valutazione su base individuale della situazione di chi chiede protezione internazionale in Italia e proviene da un Paese cosiddetto sicuro, come chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea.

La decisione assume una sua importanza nel merito poiché mette in chiaro, tra le altre cose, che il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda e che anzi, il trattenimento, in quanto misura limitativa della libertà personale secondo l’art.13 della Cost., deve considerarsi assolutamente eccezionale.

La notizia ha fatto parlare molti politici, capeggiati da Salvini che - proprio lui - con il Tribunale di Catania ha dei seri trascorsi. Il Palazzo di Giustizia infatti nel 2018 aveva chiesto l’autorizzazione (poi negata) al Senato per poter procedere a processo contro l’allora Ministro degli Interni, accusato di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio per aver bloccato lo sbarco di 177 persone dalla nave Diciotti, rimasta ferma nel porto di Catania per sei giorni.

Molti di noi si ricorderanno delle migliaia di persone giunte proprio in quel porto il 25 agosto del 2018 per denunciare quella politica disumana che stava giocando una partita sulla vita e sulla libertà di centinaia di persone. Proprio su uno di quei moli c’era anche la giudice Apostolico, come non ha mancato di sottolineare Salvini che ha rimarcato “la mancanza di terzietà ed una presunta militanza politica ‘attiva’ e sinistrorsa della giudice”.

Il terremoto politico che si è venuto a creare è ormai noto a tutti: da un lato il vicepremier e ministro delle infrastrutture ha invocato fin da subito una profonda riforma della giustizia, la divisione delle carriere, un giudizio disciplinare. Il Ministro dell’Interno dal canto suo ha subito annunciato di voler impugnare il provvedimento del Tribunale di Catania e si è detto intenzionato a sottoporre al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento, seguito da Nordio che ha preannunciato l’impugnazione della decisione in Cassazione. Giorgia Meloni ha subito chiarito di essere dinanzi ad una sentenza di natura politica per la quale si diceva profondamente basita ed incredula.

E in questo “terremoto” è finito anche il video di quella manifestazione di 5 anni fa che ritrae la giudice Apostolico mentre scandisce “siamo tutti antifascisti”. Il video viene postato dal profilo twitter di Salvini nel momento più opportuno per avviare una macchina del fango architettata a puntino. Viene da chiedersi: dov’è stato conservato il video in questi anni e com’è arrivato nelle mani del Ministro? Nel mentre che il contenuto del video rimbalzava su tutti i social e tg, tra i più accorti faceva capolino il dubbio della provenienza di quel video, dato che potrebbe essere frutto di un vero e proprio “dossieraggio”.

La Questura di Catania fa sapere in una nota ufficiale: «Si comunica che il video pubblicato non risulta tra gli atti d’Ufficio relativi all’evento in questione. Inoltre, negli atti redatti dagli operatori a seguito del servizio relativo alla suddetta manifestazione, non risulta menzionata la presenza della dottoressa Iolanda Apostolico né del marito». Il filmato sarebbe quindi stato girato da qualcunə presente alla manifestazione, posto nella zona non accessibile a stampa e manifestanti dietro al cordone della polizia (vista l’inquadratura), e non dagli agenti della Digos. Un carabiniere si sarebbe fatto avanti per poi ritrattare.

Sebbene non ancora chiarito, una cosa risulta cristallina: da un lato la giudice, manifestando, non stava compiendo nessun reato, dall’altro, invece, delle indagini secretate e bollate dal Ministero degli Interni nei confronti del potere giudiziario, potrebbero rappresentare un vero e proprio corto circuito istituzionale non propriamente interno al principio del “bilanciamento dei poteri” su cui si basano le democrazie moderne.

Mentre tutti si interrogano sulla legittimità per un giudice di manifestare o del professarsi antifascisti, nessuno davvero ha ben analizzato la luna posta al di là del dito. È fuori da ogni stato di diritto minare i ragionamenti giuridici sottesi ad una decisione giudiziale partendo dal presupposto che sono fonte esclusiva di un convincimento politico personale. Un giudice che esercita tale professione, applicando norme proprie dell’ordinamento, non può essere trattato alla stregua di un oppositore politico per ‘vendetta’ o per il tentativo di mettere a tacere chi, da Apostolico in poi, sta moltiplicando i tentativi di vanificare il DL Cutro esercitando - sic et sempliciter - le proprie mansioni.