La Consulta fa acqua

22 / 11 / 2010

E’un intervento pesante e profon­do quello della Corte costituzio­nale, che l'altro ieri ha deposita­to la sentenza di respingimento dei ri­corsi fatti dalle regioni Calabria, Tosca­na, Liguria e Campania contro la leg­ge Ronchi. I giudici della Consulta non si sono limitati a considerare legit­time dal punto di vista costituzionale le nuove norme del governo Berlusco­ni che forzano le tappe della privatiz­zazione dell'acqua, obbligando i co­muni a ricorrere a società di capitali con gare europee. La sentenza, in realtà, va ben oltre: l'intero impianto legi­slativo degli ultimi anni che ha aperto le porte alle multinazionali dei servizi idrici viene considerato assolutamen­te compatibile con la Costituzione, con la normativa europea e con quel­la nazionale. «Decisione devastante», è il commento che girava ieri all'inter­no del movimento per l'acqua pubbli­ca.

E ancora presto per avere uno stu­dio dettagliato sull'impatto che que­sta sentenza avrà. Oltre al referendum - che continua a seguire la sua strada, divenendo sempre più importante - i fronti aperti in Italia sul tema della ge­stione dell'acqua sono tanti. In primo piano c'è sicuramente la nuova legge pugliese, che sta per andare in discus­sione. Voluta con forza dai movimenti per l'acqua pubblica, fatta propria da Vendola che l'ha messa tra i primi punti del suo programma di governo regionale, punta a sciogliere l'attuale forma di società per azioni per creare un ente di diritto pubblico chiuso ermeticamente alle possibili scalate dei privati. Ora la via pugliese all'acqua pubblica potrebbe essere pesante­mente influenzata dalle scelte della Consulta. Nella lunga sentenza - ben 136 pagine - il giudice estensore Fran­co Gallo spiega che «la normativa riguardante l'individuazione di un'uni­ca Autorità d'ambito e la determina­zione della tariffa del servizio secondo un meccanismo di price-cap attiene al­l'esercizio delle competenze legislati­ve esclusive statali nelle materie della tutela della concorrenza e dell'am­biente, materie che hanno prevalenza su eventuali competenze regionali, che ne risultano così corrispondente­mente limitate».

Dunque, rispetto all'autonomia del­le regioni prevarrebbe l'orientamento del governo centrale. E con Berlusco­ni a Palazzo Chigi i margini di mano­vra sono ovviamente estremamente ri­dotti. Il pronunciamento ha riaperto le speranze del Pdl pugliese, che da sempre punta alla privatizzazione del­l'acquedotto, già al centro di appetiti francesi alla fine degli anni '90. Immediato il commento del capogruppo re­gionale del Pdl Rocco Palese: «Vendo­la rinunci a portare avanti una legge il­legittima». Per ora le due commissioni del consiglio regionale che stanno va­lutando la proposta di legge per la ripubblicizzazione degli acquedotti hanno optato per una pausa tecnica, dando «la possibilità ai capigruppo ed ai commissari di prendere visione dell'articolata sentenza di 136 pagine».

Le parole della Consulta in realtà colpiscono al cuore l'insieme delle au­tonomie locali, in un sussulto decisa­mente centralista. L'opposizione alla privatizzazione dell'acqua è infatti cre­sciuta soprattutto grazie al movimento dal basso, ai comitati cittadini, alle regioni che hanno scommesso sulla gestione pubblica e a tantissimi comu­ni che chiedono di riprendersi gli ac­quedotti privatizzati. Da due anni centinaia di consigli comunali stanno in­fatti inserendo negli statuti la dichiara­zione dell'acqua come servizio senza rilevanza economica. Una formula che esclude, di conseguenza, il ricorso a gare pubbliche e alle società per azio­ni, sia private che miste. E quello che può essere definito il cuore del più am­pio movimento del referendum. È for­se questo il vero nemico per il mini­stro Fitto, uno dei principali sostenito­ri della privatizzazione: «La Corte ha fatto anche giustizia di singolari tenta­tivi di sostenere la natura non econo­mica del servizio idrico integrato», ha commentato ieri.

In questo scenario il referendum per l'abolizione della legge Ronchi e delle altre norme che di fatto hanno già privatizzato il sistema idrico assu­me un valore centrale. Fondamentale è la richiesta di moratoria chiesta dal Forum dei movimenti per l'acqua pub­blica: fino al voto dei cittadini che nes­suno tocchi l'acqua. L'appuntamento per pubblicizzare la richiesta è fissato per i14 dicembre, con la mobilitazio­ne di centinaia di comitati locali.

Tratto da: Il Manifesto