In Palestina, dalle persone alle persone: Dheisheh resiste e noi con loro

La campagna di solidarietà internazionalista lanciata da Ya Basta! Êdî Bese! Acs Ong e Comitato Popolare di gestione del campo.

22 / 1 / 2024

Mentre a Gaza è in corso un genocidio, dal fiume al mare la Palestina brucia sotto il fuoco dell’occupazione israeliana. Inizia oggi la campagna di solidarietà internazionalista a sostegno delle organizzazioni popolari del campo profughi palestinese di Dheisheh (Betlemme) lanciata da Ya Basta! Êdî Bese! Acs Ong e Comitato Popolare di gestione del campo.

Dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e l'inizio della durissima rappresaglia dell'esercito israeliano, appoggiata dalle principali forze occidentali, la Palestina è sprofondata in una crisi gravissima. Mentre nella Striscia di Gaza è in corso un genocidio e un’emergenza umanitaria senza precedenti, la guerra totale di Israele provoca violenze indiscriminate in tutti i territori palestinesi occupati. Ad oggi, i campi profughi palestinesi sono i bersagli più colpiti. Dopo la carovana di solidarietà del 2022, Ya Basta! Êdî Bese! e Acs Ong tornano a mobilitarsi a fianco del campo profughi di Dheisheh.

Dheisheh Ya Basta

Una campagna che parte dalle persone per le persone, contro soprusi e occupazione, per l’autodeterminazione palestinese.

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Profughi dal 48

Con la proclamazione dello stato di Israele nel 1948 e la successiva offensiva militare, più di 750 mila palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie città e villaggi. Questo evento viene celebrato da Israele come “Guerra di indipendenza” mentre dai palestinesi viene ricordato come “Nakba” (catastrofe).

Dheisheh Ya Basta

Israele non ha mai permesso ai rifugiati di fare ritorno alle proprie terre, nonostante questo diritto sia stato sancito dall’ONU con la risoluzione 194 dell’11 dicembre 1948. Centinaia di migliaia di palestinesi continuano a vivere in condizioni precarie nei campi gestiti dall’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente), a mantenere il loro status di rifugiato ed il formale “diritto al ritorno”. Una situazione irrisolta che da 75 anni mette a dura prova i campi e i loro abitanti.

Costretti in un limbo

Ad oggi la popolazione di rifugiati palestinesi è di circa 5,6 milioni. Più di 1,5 milioni vivono nei 58 campi profughi riconosciuti tra Giordania, Libano, Siria, Striscia di Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. I campi sono stati istituiti inizialmente come tendopoli temporanee ma nel corso degli anni si sono trasformati in aree urbane che arrivano ad ospitare centinaia di migliaia di persone, con una popolazione che varia da 2.500 a 27.000 abitanti in ciascun campo. I campi devono affrontare sfide legate al sovraffollamento, alle infrastrutture carenti, agli alti livelli di disoccupazione, all'insicurezza alimentare e alla forte situazione di instabilità politica. Con i continui tagli dei servizi dell’UNRWA e le violenze quotidiane dell’esercito israeliano i campi palestinesi versano in una situazione di estrema vulnerabilità.

La resistenza quotidiana di Dheisheh

Il campo di Dheisheh è stato fondato nel 1949 su un terreno di 0,31 km2 alle porte di Betlemme.

Il campo si trova a 23 chilometri da Gerusalemme, città considerata sacra per le principali religioni monoteiste ma che risulta inaccessibile per la maggior parte degli abitanti palestinesi, cristiani e muslumani, a causa del muro di separazione costruito nel 2002 lungo un tracciato di 730 km per limitare la mobilità delle persone palestinesi, dichiarato illegale dalla Corte internazionale di giustizia e condannata dall'Assemblea generale dell'ONU.

La Barriera ha trasformato la geografia, l'economia e la vita sociale dei palestinesi che vivono in Cisgiordania. La frammentazione geografica e amministrativa isola intere famiglie e allontana le comunità dai servizi necessari, incidendo direttamente sul benessere, sia fisico che psicosociale, dei palestinesi.

Dheisheh Ya Basta

Costruito inizialmente come base di appoggio per 3.000 profughi interni provenienti da 79 villaggi palestinesi (oggi considerato territorio israeliano), il campo di Dheisheh ha raggiunto circa 15.000 persone, secondo i dati dell’UNRWA. Per un anno gli abitanti di Dheisheh hanno vissuto in rifugi di fortuna, grotte e baracche di legno o di latta, per poi passare a vivere nelle tende fino al 1956. Nel corso degli anni, a causa della condizione di stallo, le famiglie hanno cominciato ad adattare le case a proprie spese. Il campo è attraversato da una rete di strade e strettissimi vicoli. Le case, prive di spazi aperti, si affacciano direttamente sulla strada. Oggi, più della metà della popolazione del campo ha meno di 18 anni. I bambini non hanno parchi giochi, campi sportivi o altri spazi aperti per giocare e socializzare in sicurezza.

Dheisheh Ya Basta

Lo stato di salute delle persone nel campo per lungo tempo è stato precario. La scarsa qualità e la carenza delle infrastrutture hanno portato alla diffusione di diverse malattie. Oggi la situazione rischia di ritornare al punto di partenza: la grave crisi in corso, il drastico taglio dei fondi stanziati all’UNRWA ha infatti provocato numerosi tagli all’assistenza dei profughi e all’erogazione di servizi essenziali. Diverse strutture sono state chiuse e ora versano in uno stato di totale abbandono.

Nonostante le difficoltà strutturali, il campo di Dheisheh si è sempre caratterizzato con una società civile molto attiva e per la sua diversità politica e culturale. Dalla fine degli anni '70 numerose organizzazioni comunitarie e comitati giovanili si sono organizzati al suo interno, nonostante la feroce repressione delle forze militari di occupazione. All'interno del campo operano circa 30 organizzazioni giovanili e comunitarie. Le più importanti sono la Fondazione Ibdaa, il Centro al-Finiq, il Centro Laylac per l'azione giovanile e lo sviluppo comunitario, i Comitati delle donne e il Comitato locale per la riabilitazione delle persone disabili.

Dheisheh Ya Basta

Le forze di sicurezza israeliane (ISF) hanno recintato l'intero campo durante la prima Intifada, lasciando un piccolo tornello come unico ingresso e isolando il campo dalla strada principale tra Betlemme e Hebron. Oggi la recinzione è stata rimossa e il tornello non è più in uso, anche se è ancora visibile all'ingresso del campo. Durante la seconda intifada, le forze israeliane hanno condotto numerose incursioni, campagne di arresti e sottoposto il campo a un coprifuoco prolungato. Nonostante la zona sia formalmente sotto il pieno controllo palestinese (Area A), l'ISF conduce frequenti incursioni e arresti all'interno del campo, che coinvolgono anche bambini, e che spesso risultano fatali.

Dheisheh Ya Basta

Dal Fiume al Mare, la Palestina è in fiamme

Con la presentazione del report annuale, le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 “come l'anno più letale per i palestinesi della Cisgiordania”. In un solo anno sono stati uccisi 209 palestinesi, tra cui 16 donne e 53 bambini. 155 palestinesi, tra cui 36 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Con la dichiarazione dello stato di guerra totale di Israele contro i palestinesi, in pochi mesi questa cifra è stata ampiamente superata.

Esecuzioni sommarie

Dal 7 ottobre 2023 dal 21 gennaio 2024, 369 palestinesi sono stati uccisi tra Cisgiordania e Gerusalemme. L’esercito israeliano ha ferito oltre 4.212 civili, compresi 637 bambini. A Dheisheh l’IDF è responsabile di diverse uccisioni, spesso di giovanissimi. Tra loro c’è anche Omar Ali Al-Laham, ucciso a 25 anni durante un’ irruzione nel campo. Dopo averlo colpito, i militari israeliano hanno impedito l’accesso delle ambulanze della Mezzaluna Rossa.

Sequestri e persecuzioni

All’interno di città e campi profughi palestinesi, l’esercito israeliano commette quotidianamente violente incursioni, spesso fatali, con l’obiettivo di terrorizzare i residenti. Il campo di Dheisheh è uno dei più colpiti. I militari israeliani compiono numerosi arresti arbitrari a danno di civili e attivisti. Nelle carceri israeliane si trovano al momento più di 7000 prigionieri politici, detenuti in condizioni durissime e spesso sottoposti a tortura. La notte del 17 gennaio 2024 l’esercito israeliano ha arrestato il direttore sessantenne del Centro Culturale Ibdaa, Khaled Seifi, che da anni si occupa del sostegno delle famiglie del campo profughi.

Demolizioni e sfollamenti

Oltre alla violenza dell’esercito, i palestinesi devono affrontare la minaccia dei coloni e l’espansione degli insediamenti. Dal 7 ottobre 2023 al 19 gennaio 2024, tra Gerusalemme e la Cisgiordania sono state sfollate 2000 persone dalle proprie case come forma di punizione collettiva e per consentire l’ampliamento delle colonie illegali, i cui residenti si rendono responsabili di violente azioni, spesso con la complicità dell’esercito, a danno dei palestinesi. In tre mesi, i bulldozer hanno demolito oltre un centinaio di abitazioni e complessi residenziali.

Sotto costante assedio

La chiusura dei check point, oltre a limitare la libertà di movimento, impedisce agli abitanti di lavorare. I dipendenti pubblici dell'Autorità palestinese non ricevono più alcuno stipendio e Il tasso di disoccupazione del campo ha raggiunto il tasso dell’80%. È sempre più difficile avere accesso alle cure per i malati e soddisfare i bisogni di base, anche per la sospensione dei programmi umanitari internazionali da cui il campo è sempre stato fortemente dipendente.

La loro guerra, la nostra solidarietà

Per fare fronte a questa nuova crisi, assieme alle organizzazioni di Dheisheh, in sinergia con ACS Ong e il Comitato Popolare di gestione del campo, Ya Basta! Êdî Bese! ha deciso di lanciare il progetto “Dheisheh Resiste”. La priorità attuale sarà di garantire l'accesso a cibo, prodotti igienici e medicine, che sono diventati sempre più costosi e difficili da ottenere a causa delle restrizioni di movimento e delle difficoltà economiche.

Mentre chiediamo a gran voce il cessate il fuoco incondizionato e l’accesso ai rifornimenti umanitari a Gaza, continuiamo a supportare le organizzazioni popolari palestinesi per garantire beni di prima necessità ai residenti più vulnerabili, curare i malati e i feriti delle incursioni israeliane, supportare le famiglie dei prigionieri politici.

Come contribuire:

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C/C : Ya Basta! Êdî Bese!
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Causale: Dheisheh
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Ya Basta! Êdî Bese! sarà presente in molti spazi sociali per raccontare della straordinaria resistenza del campo di Dheisheh e raccogliere fondi per supportare i progetti di emergenza delle organizzazioni popolari. Le date del tour verranno pubblicizzate sui canali dell’associazione. È possibile organizzare una presentazione della campagna mandando una mail a [email protected]