Dopo le elezioni europee qualcuno parla di "scosse"

Il complotto

Crisi di Mr B e indicazioni sul tempo che viene

17 / 6 / 2009

Sulle dichiarazioni di Berlusconi, come sulle bozze di riforma dell’Università, bisogna esprimersi senza fretta. Tanto gli interessati –protagonisti o burocrati – ci ripensano sopra, correggono, smentiscono. Un po’ per incoerenza oggettiva, un po’ per tattica. Nel caso di Berlusconi si aggiunge la paranoia e un po’ di stress chimico. Tuttavia la grottesca vicenda del “complotto” merita qualche riflessione al di là della maggiore o minore consistenza degli eventi denunciati. Il grottesco ovviamente consiste nel fatto che il complotto è stato ufficialmente attribuito a un’opposizione, oggi debole e divisa quanto in nessun momento della sua storia, mentre tutti sanno che, se congiura c’è o c’è stata, è nata tutta in ambienti della maggioranza, dello stesso governo e dei poteri forti che al momento lo supportano. Il grottesco consiste anche nel fatto che l’evocazione di un colpo di Stato (un tempo seria e minacciosa, anche se per lo più ricattatoria) viene sfruttata da D’Alema per rivendicare una propria scesa in campo autunnale che sparigli il congresso Pd e da Maroni per lanciare le ronde. Tutti e due hanno interesse a preventivare una “scossa”, ma per motivazioni ben più misere dei Di Lorenzo o Kossiga d’annata.
Tuttavia qualcosa c’è, forse nell’antica logica del ricatto preventivo. Il qualcosa è l’indebolimento oggettivo del premier, impresentabile a livello internazionale e sempre meno a quello interno. La trasgressione è sempre tollerata e amata dai cattolici, ma la trasgressione ostentata è ancora un’innovazione pubblicitaria non pacifica. Inoltre ciò che è accettabile in tempi normali con un invidioso sorriso, potrebbe diventare esplosivo in presenza dei prevedibili effetti occupazionali della crisi in autunno, quando molte fabbriche non riapriranno dopo le ferie, la Cassa integrazione finirà e sarà rifinanziabile con crescente difficoltà e la Fiat sarà costretta a scoprire le carte della ristrutturazione in Italia. Per non parlare del riaccendersi stagionale delle tensioni nel mondo della scuola (tempo pieno delle elementari, riforma dei licei) e dell’Università. Il «papi» potrebbe essere un intralcio. Tuttavia uno migliore per tenere insieme la maggioranza non riescono a trovarlo. Anche gli americani sono preoccupati del doppio gioco berlusconiano con Putin: il silenzio sull’affare Fiat e l’accoglienza al “cliente” Gheddafi fanno loro sospettare la mano lunga della Gazprom, come in Germania. Di qui il discreto incoraggiamento anglo-americano alle campagne “diffamatorie” verso papi (Murdoch avrebbe pure motivi suoi per farlo) e il pressing per farlo riallineare. Qualche risultato l’hanno ottenuto: è bastato un «Great to meet you», unito al fumo del complotto, per estorcere qualche centinaio di soldati da spedire al macello in Afghanistan. Per gli oleodotti si vedrà in seguito. Insomma, l’accenno ai piani B in caso di collasso berlusconiano in parte è wishful thinking politico-mediatico, in parte lavorio ai fianchi in previsione di un autunno difficile.
Ci interessa però capire in quale direzione potrebbe muoversi un cambiamento. Dovrebbe trattarsi comunque di un inasprimento della gestione di destra. I riferimenti di Maroni alla Brigate rosse, la sfida a provare a manifestare contro il G8, l’offerta della Lega come unico sostegno bello duro a una coalizione troppo segnata da nani e ballerine lasciano pensare proprio a questo. Il cui correlato economico è il workfare di Sacconi e Brunetta (l’anticomunismo viscerale ex-socialista con eventuale frangia cislina) e un po’ di protezionismo alla Tremonti, mentre il nemico (immaginario o meno) è il solito giro filo-americano della Goldman&Sachs (un tempo Padoa Schioppa e Prodi, oggi Draghi), cui verrebbero dietro Casini e i rottami del Pd. Il tramonto, ormai annunciato, del pagliaccio di Arcore non sarà sereno: né per lui né per noi.