Sulle misure anticrisi esposte sul Corriere

Elzeviro di parte. Contro Tremonti

di Gianmarco De Pieri

10 / 3 / 2009

Aldo Cazzullo sul Corriere di oggi (10 marzo) compie un’operazione tradizionale del giornalismo italiano: anticipare in terza persona il pensiero di unpolicy maker prima che esso si esponga, onde sondare le possibili reazioni senza impegnarlo con la pesantezza di uno statement virgolettato.

Da quando la puzza di crisi vera, materiale, che incide sui numeri deirentier, si è diffusa via Solferino è ritornato ad essere lo spazio di discussione della borghesia italiana e dei suoi apparati, direbbe Althusser.
Tremonti/ Cazzullo definisce i contorni delle iniziative in pianificazione che a me sembrano del tutto importanti e che provo a riassumere per note senza alcuna pretesa di oggettività.

La prima è l’attualità del pensiero di guerra: Schmitt, lo stato d’eccezione e colui che nel suo transitorio èautorictas per guidarlo, la diade amico/ nemico, la radicalità come timbro fortissimo del discorso politico.

La seconda: l’avvio di una nuova trasversalità che connette destra e sinistra nella costruzione del Piano e che avrà l’ambizione di strutturare come sta il bio-potere nella crisi.

La terza. L’evocazione dell’Europa avviene, simbolicamente, come ricordo della comune resistenza al pericolo comunista, come a direpadroni di tutta Europa uniamoci perché così come abbiamo vinto la lunga guerra dei trent’anni contro l’operaio massa vinceremo la nuova battaglia.

La quarta. In pianificazione non c’è una nuova versione del keynesismo, mala gestione pubblica dell’interesse privato. E non è una differenza da poco. Ci sia permesso di dire che i costi del mantenimento del paradigma della rendita e la difesa delleenclosures (prime tra tutte la proprietà intellettuale e ciò che rimane della legge del valore) vengono socializzati a livello statale, cioè divengono capitale pubblico contro il comune (ed oltre il privato).

La quinta. Tremonti, mentre definisce il piano, cioè imposta la moneta che verrà, ha necessità di una nuova Bibbia che informi simbolicamente il codice economico e lo condisca di trascendenza. Verrebbe da ipotizzare che servano proprio a questo le recenti campagne sul governo del bios - come nel caso del testo sul Testamento Biologico-, sulla costruzione del nemico interno - come nel Pacchetto Sicurezza e nella vera e propria istituzionalizzazione del razzismo differenzialista - ed il divenire statuale del religioso.

Nei prossimi mesi lo scontro di classe sarà multilivello ed a questa intensità dello scontro. Tremonti sembra dire: siamo andati in difficoltà, ma ci stiamo attrezzando per ricomporre il fronte del comando per la prima Restaurazione del terzo millennio: dura, ordinativa e globale.
Essa, come detto, avrà due grandi obbiettivi: rilanciare l’accumulazione difendendo le enclosures contemporanee e ridefinire la sovranità, cioè, per Giulio, il politico.
Nel fare questo uno solo è il nemico: non “la sinistra”, non “il pericolo che viene dal freddo”.

E’ il comune il nemico di Tremonti,noi siamo il convitato di pietra della riflessione che Cazzullo, Giavazzi, Dalla Loggia (e Ferrero) hanno inaugurato sul Corriere.
Ci aspettano mesi difficili in cui si andrà definire ed esercitare un nuovo fronte, unito proprio dalla nemicità assoluta per il comune.

Ma sono del tutto convinto che senza di noi non possano fare, che senza la lotta di classe non usciranno da questa crisi di sistema e sono soprattutto ottimista nel pensare che il nostro comune sogno di liberazione sarà, oggi come mai prima, il loro incubo.