La Pdl scricchiola e il Pd ha bisogno dell'Udc. Altissima l'astensione

A festa finita

Uno sguardo a caldo sui ballottaggi

23 / 6 / 2009

I risultati dei ballottaggi segnalano due cose: la rapida disaffezione dell’elettorato di centro-destra fra un turno e l’altro per i propri candidati, dunque l’effetto Berlusconi negativo, e l’instaurarsi di un’efficiente alleanza fra un centro-sinistra stazionario e l’Udc di Casini, che ha portato a capovolgere il trend di quindici giorni fa. La buona notizia è che non moriremo berlusconiani, quella cattiva è che rischiamo di nuovo di morire democristiani.
Ma andiamo con ordine. Per i ballottaggi delle elezioni comunali ha votato il 61,3% degli elettori, contro il 76,1% del primo turno; per le elezioni provinciali il 45,8% contro il 69,2%. Dunque le variazioni indicano soprattutto quale parte degli elettori non è andato a votare. Cominciamo da una sconfitta della sinistra: alla provincia di Milano ha vinto il centro-destra con il 50,2%, ma il pessimo Penati ha recuperato 10 punti. Che effetto avrà avuto la sbrasata di Berlusconi a Cinisello Balsamo, unico suo intervento pre-ballottaggio? Simile la situazione a Venezia. Nella grandi città (Bologna, Firenze, Bari) e in molte province (fra cui Torino, Rovigo, Ferrara, Alessandria, Parma, Brindisi ecc.) la sinistra ha vinto aumentando considerevolmente lo scarto percentuale rispetto alla destra. A Bari il candidato di destra, oltre a perdere, è arretrato rispetto alla percentuale del primo turno. Inaudito! Idem a Foggia. Siamo nei pascoli femminili dove “Giampy” Tarantini allevava puledre per papi. Sarà un caso? Adesso l’effetto Berlusconi è veramente arrivato, fa restare a casa una parte dell’elettorato, che resta di centro-destra (la sinistra non è cresciuta in voti assoluti) ma non se la sente di votare. A questo punto il gruppo dirigente comincia a preoccuparsi: vuoi vedere che continuando così le regionali dell’anno prossimo saranno un disastro? Che non riusciremo a essere eletti? Che lo sponsor porta male? Stando così le cose la resa dei conti potrebbe arrivare entro l’estate, magari cercando di far passare senza danni il G8, ma non sarà tanto facile. Il guaio è che l’unica parte dell’elettorato che ha tenuto è stata la Lega (Milano e Venezia) e vorrà riscuotere, aggravando i dissidi interni alla PdL, in primo luogo in Lombardia e Veneto. E non è neppure detto che, se Berlusconi precipita, la Lega non sia la prima a sganciarsi.
La sinistra però ha i suoi guai. Primo ha tenuto, ma soprattutto approfitta dei guai della destra. Secondo ha sperimentato con successo l’alleanza con l’Udc (la vera vincitrice), ma ora le è legata mani e piedi. Rutelli esulta e tutto il risultato non avvantaggia il progetto dalemiano di ricomporre un’area socialdemocratica. Le lacerazioni congressuali andranno al massimo.
Ma torniamo al punto decisivo: in una sola giornata, una giornata veramente nera, Berlusconi è stato abbandonato dalla borghesia milanese (ben istruita dal Corriere) e dagli operai Fiat di Termini Imerese, che hanno bloccato la ferrovia, inaugurando la resa dei conti con i progetti ristrutturativi di Marchionne. Mezza Italia si è incazzata per i disservizi conseguenti all’interruzione dei treni fra Bologna e Firenze. Ieri Letta, che aveva sostituito il prudente Berlusconi all’Aquila, si è beccato la sua dose di fischi. I nodi vengono al pettine tutti insieme, sotto la pioggia di dati negativi che mostrano come in Italia non si veda all’orizzonte nessuna ripresa (calo ulteriore dei consumi, ordinativi in regresso del 4%, disoccupazione che veleggia verso il 10%). Gli eroi di ieri – Bertolaso in tuta, Marchionne in maglioncino blu, l’Utilizzatore finale con il torcicollo – se la passano tutti male, per una ragione o per l’altra. Li aspettiamo tutti sulla passerella del G8. Senza spingere.