Contro ogni razzismo. Per un presente di diritti, libertà e dignità.

Primo Marzo: Manifestazione a Perugia

28 / 2 / 2010


1°MARZO 2010 – UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

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E’ NATO ANCHE A Perugia IL GRUPPO PROMOTORE PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE “PRIMO MARZO 2010, UNA GIORNATA SENZA DI NOI”.

Il comitato che si è autorganizzato in queste settimane intende portare avanti un percorso aperto a tutta la cittadinanza, migrante e non, in vista della mobilitazione europea del Primo Marzo 2010, “Una giornata senza di noi”. La giornata si ispira e si terrà in contemporanea con la “Journée sans immigrés, 24h sans nous” che si svolgerà in tutta la Francia, e che si sta diffondendo anche in altri paesi europei. Una giornata che mette al centro le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e che mobilita lavoratori e precari colpiti da questa crisi economica.

A Perugia, come in tutta Europa, noi migranti costituiamo una parte sempre più significativa della società. Partecipiamo attivamente alla vita comunitaria della città, contribuiamo in modo determinante allo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio. Siamo attori chiave per i settori cardine del tessuto produttivo perugino: dalla metalmeccanica alle produzioni agricole, dall’edilizia all’assistenza agli anziani. Abbiamo preso parte insieme a tutte le lavoratrici e i lavoratori agli scioperi per la difesa dei diritti del lavoro.

Oggi nessuna lotta sociale può più prescindere dalla centralità del mondo migrante.

La legislazione sull’immigrazione a partire dalla legge Turco-Napolitano, fino alla Bossi-Fini per terminare con il “Pacchetto Sicurezza” ha creato con il legame tra lavoro e permesso di soggiorno persone altamente ricattabili: chi perde il lavoro perde anche il permesso di soggiorno e sempre più spesso anche chi ne ha diritto, a causa dei lunghissimi tempi di attesa per il rinnovo, è in una condizione indefinita tra regolarità e irregolarità. Ad attendere chi è sprovvisto del permesso di soggiorno vi sono i CIE (centri di identificazione ed espulsione), veri e propri lager, ignobili strutture detentive in cui i migranti vengono rinchiusi e privati dei loro diritti fondamentali.

Questa condizione costringe ad accettare lavori a qualsiasi condizione, indebolendo così il potere contrattuale di tutto il mondo del lavoro. L’attuale crisi, vissuta da tutti senza distinzione di colore della pelle, non fa altro che creare conflittualità tra lavoratori facendo credere ad alcuni di essere “protetti” perché altri sono buttati fuori dai processi produttivi e dal paese.

Questi provvedimenti legislativi hanno di fatto istituzionalizzato il razzismo, indicando i soggetti più deboli come nemici per impedire ogni tentativo di trasformazione sociale negando loro persino l’applicazione delle direttive europee.

La clandestinità non viene combattuta ma prodotta: si ottiene un serbatoio di manodopera a basso costo, senza diritti e altamente ricattabile. Il lavoro migrante è il modello di una progressiva precarizzazione di tutto il lavoro che risponde sempre più solo alle logiche di mercato basate sullo sfruttamento e il lavoro in nero.

E’ un terreno fertile ad infiltrazioni mafiose: un primo passo per evitarle è la regolarizzazione di tutti i migranti e il rilascio automatico del permesso di soggiorno. L’irrigidimento dei criteri per l’ottenimento del ricongiungimento famigliare e della cittadinanza e anche semplicemente i vincoli per l’idoneità alloggiativa hanno l’effetto di autorizzare la residenza in Italia solo ai migranti privati dei propri affetti e quindi destinati ad una permanenza temporanea.

Senza una riforma immediata del diritto di cittadinanza, nessun futuro potrà essere garantito: i genitori non avranno la pensione e i figli sono costretti ad accettare limiti razzisti per l’ingresso nella scuola come dimostrerà l ‘introduzione del tetto del 30% di studenti immigrati nelle classi. Di fronte alla crisi, la strategia del governo è quella di ridurre al minimo i costi sociali del lavoro. Una strategia che spiega perché i migranti, in caso di espulsione oppure se lasciano l’Italia, non possono ritirare i contributi versati.

Perugia non fa eccezione. Come tante altre città  italiane presenta un numero elevato di irregolari: lo dimostra il numero di domande presentate in occasione dell’ultimo decreto flussi e della sanatoria-truffa per colf e badanti.

Come i lavoratori italiani, i migranti subiscono un attacco complessivo agli ultimi residui di welfare.

Di fronte a tutto questo, è necessario costruire mobilitazioni che lottino per l’abrogazione della Bossi-Fini e del “Pacchetto Sicurezza”, per la piena regolarizzazione dei migranti e l’estensione di tutti i diritti a partire da quello di cittadinanza.

Per un futuro d’integrazione, per una città libera e plurale è necessaria una risposta forte, contro il razzismo, la xenofobia e tutte le leggi che li creano e legittimano: uno sciopero del lavoro migrante da costruire come forte protesta di tutti, italiani e migranti.

Una giornata in cui tutti gli stranieri si fermano per far capire quanto è importante la nostra presenza, che non si può fare a meno di “noi”. E soprattutto che non ci devono più essere contrapposizioni tra migranti e autoctoni, che solo insieme possiamo costruire una città migliore e più vivibile.

COMITATO PRIMO MARZO PERUGIA

[email protected]

Come si svolgerà questa giornata:

. Manifestazione ore 14:30 da P.zza Italia

. Portare con sé qualche cosa di giallo

. Se è possibile non andare a lavoro ma se si è costretti, indossare qualche cosa di giallo in segno di adesione allo giornata di mobilitazione

. Giornata di sciopero dei consumi . In particolare quel giorno bisognerà evitare di telefonare, e mandare denaro all’estero ed è utile disertare fast food e supermercati