Una risposta a caldo di "Fai la VAligia" all'indagine Istat presentata in Parlamento

Neet... tamente stufi delle vostre definizioni

Neet... Bamboccioni 2.0

27 / 5 / 2010

Finalmente un nuovo termine per definirci è arrivato: NEET.

Eh si, in effetti c'eravamo un po' stufati del termine “Bamboccioni”! In nostro soccorso arriva l'ISTAT , e di colpo ci assegna questo termine accattivante e più spendibile. Neet è al passo coi tempi, è un acronimo inglese e ricorda la rete. Neet
significa “Not in Education, Employment or Training” (non lavorano, non studiano, non si formano). Questo dice l’indagine che parla di noi. Scorrendola sale pian piano la rabbia, e si arriva decisamente (anzi NEETtamente) ad un'incazzatura come poche altre.

Certo, non lavoriamo e non paghiamo i contributi... ma qualcuno si è chiesto il perchè?

Forse nell’indagine non risulta quel lavoretto da cameriere al pub (5 euro l'ora), o magari quel bel contratto da 2 settimane che ci propongono al call center non prevede contributi per la pensione! Anche se, dobbiamo dirlo, è pur sempre un modo per pensare al nostro futuro, dato che il pagamento avviene spesso a due mesi della prestazione... e neanche quello stage all'ufficio per avere due fottuti crediti all'università non risulta come lavoro. Non studiamo e non ci formiamo? Che dire, i dati parlano di percentuali di laureati, diplomati e dottorati senza tener conto minimamente del forte attacco che l'università e tutto il mondo della formazione sta subendo. Sarebbe interessante, piuttosto, leggere ogni tanto delle statistiche che parlano di welfare giovanile in Italia a confronto con buona parte del resto d’Europa, dove esistono reali agevolazioni e sussidi per i giovani, che rendono possibile la loro autonomia. E dobbiamo pure sentire le accuse della Meloni, che ci definisce una generazione di sfaccendati, tossici e alcolizzati!

NEETtamente incazzati dicevamo...

Siamo sempre più spesso protagonisti di studi, inchieste e dossier, ma mai che si parli di come vivono, anzi sopravvivono i giovani. Non ci riteniamo poveri che non hanno soldi perchè non lavorano, ma bensi perchè non veniamo pagati per il nostro lavoro, i nostri stage e tirocini.

La nostra unica possibilità, anche se è sempre più difficile anche questa, è di bussare alla porta di casa per cercare di trovare un sostegno. Ecco quindi i bamboccioni, i mammoni, quelli che non studiano, non lavorano e non si formano. O ancora meglio i “giovani”, questa categoria che ha una forbice variabile dai 18 fino ai 30, 35 anni. La parola “giovane”, nel nostro paese, è diventata un insulto. Se non hai più di cinquant'anni non puoi parlare, non hai diritto a prendere una posizione.... sarebbe una “ragazzata”. Il nostro problema non è più costruirsi un futuro ma vivere nel presente . Il sogno della casa di proprietà, del lavoro fisso e dell’auto familiare sono dimenticati da un pezzo. Noi viviamo nella burocrazia delle segreterie universitarie, combattiamo contro un affitto di 400 euro per un posto letto, lavoriamo gratis, e ci dicono pure che dobbiamo fare i sacrifici “perchè c'è la crisi”. La crisi non è nostra!

Abbiamo voglia di fare la valigia per sfuggire a tutto questo, per trovare la nostra autonomia, per avere diritto ad andarcene da questo paese, ma solo se vogliamo, e non perché siamo costretti a farlo ... per tutto questo facciamo la valigia, e la riempiamo di noi, dei nostri sogni, desideri e preoccupazioni. La facciamo insieme perchè la nostra risposta è più forte se è collettiva. Siamo stanchi di stare da soli e vogliamo reagire... NEETtamente.

Bisogna cominciare a far capire che noi siamo produttori di valore, socialità e saperi. Dall'altra parte ci sono quelli che speculano sulle nostre vite e ci scaricano addosso i loro costi: i banchieri, i politici, i pescecani. Chi sono allora i veri Bamboccioni? Chi vive alle spalle di chi?

Non siamo i figli di Balducci e neanche di Scajola, facciamo la valigia per non dover fuggire, per provare a cambiare un paese che non sa essere a “misura di giovani”.

dal corriere.it

da repubblica.it