I
FabLabs, dall'inglese Fabrication Laboratory, sono laboratori di
produzione assistita con computer, accessibili a tutti e inseriti in una rete globale di oltre 80 punti.
Il
primo laboratorio del genere è nato negli Stati Uniti nel 2001 con lo scopo di democratizzare l'uso e la concezione della
tecnologia.
Organizzati
come una "cooperativa del futuro", promuovono la creazione personale di
oggetti fisici, che vanno dai vestiti a prototipi intelligenti e
offrono un'alternativa alla produzione industriale di massa.
L'idea si è sviluppata in Europa, America Latina, nonché in Islanda, in Kenya e in Afghanistan.
Il
FabLab è apparso inizialmente nel 2001 al Massachusetts Institute of
Technology, di Cambridge, durante il popolare corso "Come costruire
(quasi) tutto", di Neil Gershenfeld, in cui si è esplorata la possibilità di fabbricazione personale attraverso computer relazionati con macchine industriali e si è stabilita una lista di macchine a controllo numerico professionale a basso costo, con facili protocolli d'uso.
Sono state create una serie di regole da seguire per i laboratori di produzione che vogliono essere FabLabs. Queste regole hanno come requisito assoluto l'accesso gratuito o a basso
costo per il pubblico, l'apprendimento mediante la pratica e lo scambio per promuovere la reazione tecnologica tra tutti.
Per
spiegare il progetto, Neil Gershenfeld usa l'esempio del Web 2.0 che ha
permesso a milioni di utenti di diventare protagonisti della tecnologia, creando contenuti e programmi e migliorare la tecnologia esistente. Analogamente,
il bricolage tecnologico, permesso dai FabLabs, può portare ad una rivoluzione nella creazione di oggetti di uso comune ed anche estetici offrendo in certi casi un'alternativa alla produzione industriale e migliorando i processi di produttivi.
Minguet
Pascal, direttore del primo FabLab in Francia, inaugurato
lo scorso 27 giugno a Bjarne, spiega: "Se si rompe la parte
superiore dell'aspirapolvere, ti dicono che devi comprarne un altro. Grazie
ad un FabLab, posso imparare a progettare il pezzo che mi serve, a farlo anche meglio " ed insiste " oggi la gente ha perso l'abitudine di creare
per sé, ma è in atto un crescente movimento di persone che partono dal motto Do It
Yourself ( fallo da te) che mostra la volontà di recuperare i processi di produzione. Tutto questo può avvenire ad un livello superiore grazie alla tecnologia digitale. Per Neil Gershenfeld, il passaggio da utenti ad attori el'insistere sull'importanza del "fare" sono i passi
da compiere nella produzione e per avviare la soluzione di problemi specifici, in
particolare nelle zone svantaggiate in cui l'offerta non corrisponde alle richieste."
Così ogni FabLab lavora sulla possibilità di rispondere a richieste specifiche che nascono dal territorio.
A esempio il FabLab di Barcellona in Spagna è molto utile per l'innovazione
architettonica, mentre quello in Kenya produce, tra le altre cose, pompe per
l'acqua progettate per le zone desertiche del paese.
Le possibilità sembrano infinite aperto.
Markus
Kayser ha inventato una macchina assistita da computer che costruisce
oggetti di sabbia con tecnologia solare. In questo modo si possono consentire produzioni autonome nel deserto.
In
un'intervista con Desinformémonos, Gabriel Ochoa De Bedout, architetto e
direttore del FabLab a Medellin, Colombia, insiste sull'importanza del decentramento della invenzione e
della promozione di processi di autogestione: "E 'uno strumento per fare ciò che si
vuole veramente, non aspettando che qualcun altro lo faccia". Come esempio, racconta la storia di un uomo disperato che sentiva il bisogno di urlare ma non poteva farlo in città. E' andato al FabLab e ha inventato un sacco per urlare in cui la registrazione al naturale dell'urlo non viene sentita all'esterno.
Gabriel
Ochoa ha molte storie di vita per spiegare l'importanza dei FabLabs: "Ci
sono musicisti che creano i propri strumenti, e ci sono persone che grazie ai computer possono impastare prodotti che prima costava un sacco di tempo cucinare in forma tradizionale".
Afferma che: "il processo non ha a che fare solo con l'arte, ma salva un ritmo
di produzione tradizionale che in molti casi rischia di andare perso. Per esempio in Colombia lavoriamo con artigiani che tessono mobili di canna e che hanno potuto costruire i telai di legno di cui hanno bisogno, risparmiando tempo e non avendo bisogno di un falegname." Questo fabbricante tecnologico è convinto che stia già accadendo una sorte di rivoluzione. "C'è un enorme divario tra le cose che ci circondano e la profondità del
nostro essere. Grazie
a FabLabs, siamo in grado di creare gli oggetti di cui abbiamo veramente
bisogno, il tutto deve diventare un'importante risorsa per l'umanità così come sono le biblioteche. Ad
esempio abbiamo inventato qui a Medellin la possibilità di costruire abitazioni d'emergenza in 30 ore che possono essere messe a disposizione di ogni FabLabs attraverso la condivisione dei disegni via Internet."
Lo
scopo di questi laboratori non è quello di formare ingegneri e tecnici, ma di promuovere un lavoro collettivo, in cui l'errore è parte del percorso, secondo l'idea espressa dal filosofo Kevin Kelly: "La lezione della tecnologia non è in quello che si può fare ma nel processo della creazione".Così,
nel FabLab di Amsterdam in Olanda, si può leggere sopra macchine e computer la frase "L'errore è parte della scelta".
L'apertura
al pubblico è una caratteristica fondamentale di questi laboratori. Metà del tempo viene dedicato agli "OpenLabs" che
permettono al pubblico gratuitamente di conoscere le macchine attraverso
workshop dedicati a bambini e adulti e a piccoli progetti. L'altra metà del tempo è dedicato a progetti più grandi che hanno bisogno di un accompagnamento speciale da parte del team FabLab. Molti hanno anche sviluppato forti relazioni con le scuole, le organizzazioni e le università per avere maggiori legami con la società.In
uno studio condotto con l'Ecole Centrale de Paris, Fabien Eychenne
FabLabs descrive la visita a decine di laboratori, di 100 a 250 metri
quadrati, gestiti da gruppi di almeno tre persone, tra cui un manager
che si occupa di finanziamento
e relazioni con la società, un responsabile che si dedica alle attività
amministrative e di laboratorio e almeno un assistente per i progetti. Il
modello permette lo sfruttamento commerciale dei prodotti realizzati ma con determinate condizioni che variano a seconda dei FabLabs e il tipo di progetto,
ma si presume che la produzione debba beneficiare l'intera comunità, o
attraverso la documentazione del processo o il sostegno finanziario. Ogni FastLabs a seconda delle spese gestisce la propria autonomia finanziaria. Mentre
questa tecnologia ha portato una bambina di sette anni in Ghana a produrre il proprio microchip, le multinazionali cominciano a proteggersi attraverso il sistema del diritto d'autore e delle prime denunce arrivate ai giudici negli Stati Uniti. Da queste prime sentenze dipende il futuro dei FabLabs e lo sviluppo e il loro impatto sulla nostra vita quotidiana.
FabLabs: la decentralizzazione dell'invenzione
Nati nel 2001 i FatLabs promuovono la condivisione e l'autogestione. Esperimenti in vari contenenti che iniziano ad essere messi sotto accusa dalle multinazionali.
28 / 10 / 2012
Tratto da: