Cronember, DeLillo, Rothko e L'Ubermensch del capitalismo finanziario

Cosmopolis

Anatomia patologica del capitalismo

27 / 5 / 2012

Vivere nel futuro. Guarda come scorrono quei numeri. I soldi creano il tempo. Una volta era il contrario. Gli orologi hanno accelerato l’ascesa del capitalismo. La gente ha smesso di pensare all’eternità. Ha cominciato a concentrarsi sulle ore, ore miserabili, ore lavorative, e a usare il lavoro in modo efficiente (DDL)

Cronemberg in “Cosmopolis” legge a voce alta l'omonimo romanzo di Don DeLillo del 2003 con il linguaggio singolare ed unico del suo fare cinema.

Il film raccoglie e rilancia, forzandoli, gli spunti storici anticipatori del lavoro di DeLillo, scritto ben prima del crollo borsistico del 2008.

Nel corso di una giornata Eric Packer -così distante dall'Eric Schmidt di google?- vive e celebra la crisi dell'Ubermensch del capitalismo finanziario: la voracità diviene apatia, la ricerca del piacere diviene l'assenza delle passioni, l'ostinata “volontà di ferro” si trasforma nell'assenza di piano, la ricchezza in ordinarietà.

L'Odissea di Eric/ Ulisse è segnata fin dall'inizio, il vampiro alla fine ha morso sé stesso, non si salvano il patrimonio, la e le persone, il matrimonio wasp ben studiato con un'apatica ereditiera in cerca di senso.

Il giovane capobranco, ricco e potente, è nudo di fronte alla crisi antropologica del proprio essere, e non ci sono scorciatoie né exit strategy, ma solo una lunga fila da percorrere in limousine a passo d'uomo verso la propria fine attorno al più banale degli obbiettivi quale farsi aggiustare il taglio di capelli mentre cerca di acquistare la Rothko Chapel per una cifra alta a piacere.

Il bath e lo yuan hanno comportamenti non interpretabili dagli algoritmi di Eric, la speculazione fa saltare il banco, forse il gioco ha dato e detto tutto ed il denaro -cosi come il tempo- non appare più nulla se non una rappresentazione simbolica della sessualità ad ore delle escort a consumo: stucchevole e noiosa.

Non ha perso Eric: è morto perchè il vampiro alla fine ha morso sé stesso. Game over, depressivo e schizofrenico (per inciso anche Rothko si suicidò tagliandosi le vene nel suo studio di New York).

Dalla fine dell'Odissea non nasce necessariamente la redenzione, anzi. La crisi non produce il suo antagonista; in questa narrazione la morte avviene per consunzione.

Il complemento ad uno di Eric è l'Era del Topo, equivalente monetario generale sostituto del dollaro, mentre la resistenza appare senza parole degne e grottesca e la stessa fine di Eric è materialmente imputabile ad un suo quadro aziendale, deluso ma non pentito.

Il viaggio di Eric trova nella ricerca della morte la propria itaca, così come il capitalismo che ha rappresentato è thanatos e deve necessariamente distruggere sè stesso.

Dopo di questo, la storia, quella vera, può cominciare solo se puntiamo la luce al di fuori dell'ossessiva presenza della macchina da presa negli interni della limousine e andiamo ad illuminare i desideri e la voglia di vita degna di tutti coloro che hanno subito la vita del rentier Eric.