Black America: corri uomo corri!

Nell' America di Obama si uccide ancora per il colore della pelle e la possibilità di ottenere giustizia non è mai garantita se chi spara è un poliziotto bianco.

13 / 8 / 2014

Sabato, 9 agosto Michael Brown di diciotto anni è stato ucciso per le strade di Ferguson, Missouri, da un ufficiale di polizia locale la cui identità rimane al momento sconosciuta. Brown con un amico camminava per la strada di un quartiere residenziale quando è stato affiancato da una volante della polizia locale.

Dalla testimonianza del secondo ragazzo e di una persona che ha assistito hai fatti dopo un alterco con un agente, che ha aggredito Brown, ai due giovani è stato sparato alle spalle mentre tentavano si sfuggire alle violenze del poliziotto. L'agente ha espolso più di qualche colpo anche dopo aver colpito alle spalle Michael Brown che ferito aveva gridato all'agente di essere disarmato: un esecuzione.

Non la prima. E' da due o tre anni che giovani ragazzi neri vengo uccisi da forze di polizia o guardie perivate senza aver commesso nessun tipo di aggressione nei confronti dei tutori dell'ordine o delle proprietà private che giustificasse un azione armata. Uomini bianchi, adulti e armati, sparano, tutelati dal loro ruolo, dal colore della pelle e dall'idea che un giovane nero sia sempre e comunque una possibile minaccia per la comunità che si deve difendere: una comunità ricca e bianca.

Solo qualche giorno prima dell'omicidio la condanna di Theodore Wafer, trovato colpevole di omicidio di secondo grado per l'uccisione di Renisha McBride, donna di 19 anni che aveva bussato alla porta di casa Wafer per chiedere soccorso dopo un incidente stradale, aveva tranquillizzato la comunità afroamericana che in questi anni ha assistito all'assoluzione degli imputati di omicidio di due altri giovani.

Questo è proprio il punto in discussione ora nelle comunità; ognuno dei giovani uccisi in questi anni era sceso in piazza, prima di essere ucciso, per chiedere giustizia per l'omicidio avvenuto prima del suo.

E allora a cosa serve chiedere giustizia e cosa è giustizia? E' una discussione che ormai è pubblica sui giornali, tra le associazioni, gli attivisti e come ha scritto il comitato di redazione del St. Louis Post-Dispatch "Michael Brown non ha avuto un giusto processo." Ma quel che è peggio è che Michael Brown è stato derubato della sua umanità, del suo futuro. L'orgoglio dei suoi genitori è stato schiacciato. I cuori dei suoi amici rotti. Il disprezzo della sua nazione per i giovani neri è palese e ora, di nuovo, un intera generazione di giovani neri è ancora una volta di fronte alla tragica realtà di essere braccati.

Per le comunità afroamericane le domande rimangono sempre le stesse; certo scendere in piazza, e poi? Pregare e fare veglie, e poi? Ribellarsi e scontrarsi con la polizia, e poi?

Come si fa ad inseguire la giustizia quando si deve scappare da chi ti spara alle spalle?

Una nuova generazione di giovani Black, dai ghetti ai campus, è ormai consapevole che non basta il fiato per gridare e correre insieme e un paese intero si domanda tra quanto questi ragazzi tratterrano il fiato loro per prendere la mira.