Roma 14/12/2010 Altroché ” professionisti della guerriglia”: un'armata Brancaleone con un cuore, un'anima e un cervello!

di Fabiano Di Berardino

Utente: Fabiano
17 / 12 / 2010

Martedì 14 dicembre ero a Roma, Martedì 14 dicembre ho fatto parte del Book Block, Martedì 14 dicembre ero in via del corso, Martedì 14 dicembre ho resistito alle cariche in Piazza del Popolo. Io non sono un Black Block.

Ho 28  anni, lavoro in un bar con contratto a tempo determinato, pago 386 euro di affitto al mese e vivo con altre 3 persone messe peggio di me, ne guadagno 1000 tondi tondi, e ho già l'Equitalia che mi perseguita. Mi sveglio tutte le mattine alle 6:00, e quando stacco alle 15:00 sono già da buttar via. Negli ultimi 2 anni ho cambiato 4 lavori, tutti con contratto a tempo determinato 3+3, un calcio in culo e a casa senza buona uscita e senza alcun tipo di sostegno economico. Nessuno di questi lavori combacia coi sogni che avevo da bambino. Molti mi dicono che sono fortunato, ad avercelo un lavoro, ma vaffanculo... Amo, scopo, rido, piango, mi diverto, mi deprimo, ho una famiglia che non è di certo quella delle pubblicità del Mulino Bianco o della pasta Barilla, sono un ragazzo normale, come tanti e sogno un giorno di vivere in pace, tanto sognare non costa nulla, o forse si...?!

Penso di avere tutti i requisiti adatti per far parte della Generazione P.

Sentire i TG e leggere i giornali che ignorano tutto questo mio vissuto, che è il vissuto di tanti altri, e che semplificano il tutto con “sono dei violenti”, “poche centinaia di idioti”, “sono gli stessi di Genova”, mi fa una rabbia pazzesca.

Conosco le giornate di Genova grazie a You Tube, ho visto il corpo di Carlo Giuliani disteso a terra dai video e ho ascoltato quella stupida voce che diceva “ uno a zero per noi”.

Io a Genova nel 2001 non c'ero, qualche tempo fa avrei detto purtroppo, ora dico per fortuna, perchè so che quell'esperienza mi avrebbe cambiato radicalmente, forse, in negativo, forse no, non lo so ma non mi importa più saperlo, ora sono qui e vivo il presente. Ed è proprio nel presente che ho visto con i miei occhi la loro violenza, e sentito sulla mia pelle le loro manganellate, ho sentito della morte di Stefano Cucchi, di Aldo Bianzino, di Federico Aldrovandi, di Gabriele Sandri e di tanti altri, e ho provato disgusto nel vedere i tentativi di depistaggio, non l'azione di poche mele marce, ma la prassi di un intero apparato.

Ho ascoltato le risate dei potenti sulla pelle dei terremotati di L'Aquila e sulla stessa ho visto  abbattersi i manganelli. Il 14 a Roma molti Aquilani erano vicino a me!

Ho visto la rivolta dei migranti di Rosarno, con  la consapevolezza che se non si fossero incazzati sarebbero rimasti INVISIBILI, ho visto Napoli sommersa dai rifiuti, ho sfilato pacificamente insieme ad altri per farmi ascoltare, poi abbiamo occupato i tetti, le stazioni, le autostrade, i Monumenti di tutto il Bel Paese e invece delle risposte, abbiamo ricevuto denunce, botte, arresti, obblighi di firma e restrizioni della libertà di vario tipo.

Il 14 a Roma, tutti quelli che hanno subito hanno detto basta e lo hanno detto in maniera forte e determinata. I libri usati come protezione dal Book Block spiegavano che dietro c'erano teste pensanti protette dai caschi e non semplici vandali, giovani che difendono il loro diritto allo studio, che rivendicano la loro voglia di sapere, il loro diritto a vivere e a riprendere in mano il proprio futuro!

Forse è vero, a Roma, come diceva il ministro Maroni, facendola suonare più come una minaccia che come una preoccupazione,  “POTEVA SCAPPARCI IL MORTO” ma sicuramente non avrebbe indossato una divisa, perchè sì, è vero, l'altro giorno tutt* insieme (ed eravamo veramente tant*) abbiamo voluto mostrare che non abbassiamo la testa, che quando ci vuole ci vuole, che ogni tanto ci incazziamo, anche se non siamo “professionisti della guerriglia” ma più un'armata Brancaleone che si è difesa con quello che ha trovato per strada, ma anche che è vero, che NOI abbiamo un cuore, un'anima e un cervello, che, come scriveva qualcuno su facebook che nel 2001 era stato a Genova  “Dieci anni dopo la scena è capovolta, era luglio e faceva caldo, il calore lo hanno avuto indietro, il resto no, noi non siamo assassini”.