a poche ore dal corteo di Palermo

La Zeta sulle lenzuola

solidarietà dagli abitanti del quartiere

23 / 1 / 2010

In questo momento, quindi a qualche ora dall'inizio del corteo, in via Boito a Palermo, sta accadendo qualcosa di strordinariamente importante. La foto che ci è stata inviata mostra i palazzoni di questo scorcio di città adobbati con lenzuola bianche con tracciata la lettera "Z". Come non andare con la memoria a quello che accadde dopo le stragi del 93, quando il lenzuolo bianco esposto da migliaia di palermitani, divenne il simbolo di una ribellione civile contro la mafia? Dopo tanti anni, e tante altre delusioni e sofferenze, quegli stessi cittadini oggi non credono più che qualcosa sia realmente cambiato. La morsa stretta di mafia e antimafia, e ciò che Sciascia srisse può essere molto utile, non dà spazio ai movimenti di cambiamento, di rivoluzione. "La mafia combattuta con la legalità", è diventato il modo per autorizzare qualsiasi soppruso, e sempre secondo legge, anche gli affari milionari di cosche che oggi si presentano tranquillamente alle elezioni. La polizia, applaudita da una claque ormai professionale ogni qualvolta "catturi" ( sarebbe meglio dire "ritiri il permesso di circolazione", le catture sono altra cosa dall'arresto di personaggi tenuti per anni volutamente in "latitanza" dallo stato) il mafioso, non è abituata a ricevere critiche. La magistratura nemmeno, consacrata dal sentire comune come "vittima", tutta in blocco, del cattivo del racket. L'astrazione della "legalità", la sua totale separatezza dalla "legittimità", dalla giustizia sociale, in una parola dalla realtà, non ha prodotto nessun effetto d'imparzialità ed efficacia: è divenuto il modo per impedire il cambiamento vero, quello praticato dalla gente e non mormorato nei salotti. Mafia e antimafia quindi, sono diventate espressione vorace ( di spazi, di cultura, di soldi, di potere) di un sacco della Palermo reale, che oggi è sotto gli occhi di tutti. "Beato il popolo che non ha bisogno di eroi" diceva qualcuno, e invece ambedue queste forme di dominio vivono solo e solamente sulle spalle di chi, anche suo malgrado, è stato immolato sull'altare o della patria o della "famiglia". Dio invece, che manca per completare la santissima trinità, è comune ad ambedue gli "stati". Ora oggi, per rispondere ad una azione ordinata da un magistrato, ed eseguita da poliziotti che hanno usato la loro "legale" violenza, appaiono le lenzuola. Non sono striscioni o cartelli di protesta contro un'azione troppo dura, contro un eccesso nell'applicazione della legge ( in una città come Palermo, dallo Zen a Brancaccio, è norma picchiare i ragazzini arrestati, sbattere in galera chi chiede una casa o un lavoro...). Si usa oggi un simbolo, il lenzuolo bianco, carico dei suoi significati pesanti, come a dire che la battaglia contro le mafie, quella dei capimandamento e dei capi della procura, quella del sindaco "invisibile" Cammarata e dei suoi "compari" in doppiopetto o con il camice bianco, è questa, è quella che sta combattendo il Laboratorio Zeta, anche se c'è da affrontare un gigante. E quella "Z" somiglia a quella di Zorro, e sporca di verità ciò che è troppo bianco, candido, immacolato per non essere una finzione.