Dopo l'incontro tra il Vicesindaco di Napoli e i cittadini ad Insurgencia

La partecipazione è un processo collettivo

Nota sul primo esperimento di incontro pubblico tra cittadini, movimenti e istituzioni

9 / 1 / 2012

Si è tenuto il 4 gennaio l’incontro tra il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano con cittadini ed attivisti dei comitati ambientalisti presso il Laboratorio Insurgencia. Un incontro che è stato un test di confronto diretto tra amministratori e cittadini per provare a trovare forme sperimentali di partecipazione. Già il luogo, un centro sociale occupato ed autogestito, e la presenza di un vicesindaco che si confronta con i cittadini, è stata di per se una cosa assolutamente nuova per la nostra città.
Il tentativo era quello di promuovere un primo incontro pubblico sperimentale per capire se, nelle molteplici e diverse forme della partecipazione dal basso, fosse possibile sviluppare un confronto franco ed assolutamente informale tra amministratori e cittadini. Il tema che abbiamo scelto, quello dei rifiuti, è senza dubbio tra i temi più caldi dell’agenda politica della città ed uno di quei temi che hanno caratterizzato la nostra iniziativa politica in questi anni. L’idea di svolgere un incontro con queste caratteristiche proprio in un centro sociale, voleva dire per noi avere la garanzia di un dibattito senza barriere, senza le formalità che in alcuni casi questi tipi di avvenimenti, che si stanno sviluppando in città anche in altre forme, assumono. Ci siamo semplicemente limitati ad introdurre i temi, a moderare le domande dei cittadini a cui ha risposto Sodano, ed a fare alcune proposte che abbiamo messo sullo stesso piano di quelle che sono venute dalla platea. L’incontro è servito per illustrate l’attuale situazione sulla raccolta dei rifiuti in città, sull’impiantistica alternativa, con l’importante annuncio dell’individuazione di un sito per la separazione dell’umido presso un bene sequestrato al clan dei casalesi che il Comune di Napoli vuole acquisire, oltre a raccogliere suggerimenti e segnalazioni da parte dei cittadini e dei comitati che sono intervenuti. Ma anche e soprattutto per sviluppare un feedback positivo tra cittadinanza ed amministrazione della città, senza lesinare nulla o fare sconti a nessuno. Inoltre abbiamo provato a portare sul territorio dell’area nord di Napoli e della zona collinare un confronto di questo tipo per permettere ai tanti cittadini che hanno partecipato, che spesso vengono tenuti ai margini di un dibattito politico che troppe volte vive solo al centro della città, un momento di scambio diretto con gli amministratori.
Un esperimento che possiamo dire che sia riuscito. Sia per la grande partecipazione sia per il clima propositivo e di confronto serrato che si è sviluppato. Siamo certi che tutti e tutte, cittadini, attivisti ed istituzioni, sono andati via dopo l’iniziativa convinti di aver preso parte ad una iniziativa franca e seria.
Volevamo provare a capire se questo tipo di “incontri aperti” potessero sfuggire sia alla dimensione pesante ed improduttiva della contrapposizione pregiudiziale, sia a quella troppo formale e conciliante degli incontri che si stanno svolgendo presso le sedi comunali nell’articolazione della sperimentazione della democrazia partecipativa voluta dall’amministrazione. Il bilancio è positivo per noi e per tutti quelli che sono venuti ad Insurgencia la sera del 4 gennaio che c’hanno chiesto di ripetere l’esperimento. Per questo abbiamo deciso di provare a programmare altri incontri con altri interlocutori istituzionali e dare seguito a questi momenti traendone fra qualche mese un bilancio. Lo sviluppo delle forme della democrazia partecipativa in città non può vivere come un processo che viene sviluppato solo dall’alto. Dove per “alto” intendiamo l’esclusività dell’azione istituzionale verso le forme della partecipazione. La partecipazione siamo certi che non si concede ma si conquista. Se non c’è domanda di partecipazione dal basso, l’offerta meramente istituzionale risulta essere poco efficace e, spesso, poco praticata. Per questo pensiamo che lo sviluppo della democrazia partecipativa possa e debba vivere di forme molteplici che si devono necessariamente muovere sia dalla parte istituzionale sia da quella dei movimenti e della società civile. I temi da questo punto di vista non sono un dettaglio. La questione rifiuti, così come quella dei servizi pubblici, del welfare, della mobilità, della casa, del lavoro, sono temi che senza dubbio hanno una centralità, soprattutto in tempo di crisi, diversa rispetto a quelle che possono essere semplicemente le deleghe assessorili di un amministrazione comunale. Ci pare naturale che su questi temi si sviluppi la domanda di partecipazione piuttosto che su altre questioni. Vi è poi una riflessione da fare sulla qualità della partecipazione che attiene strettamente ai movimenti. L’efficacia dei processi di democrazia partecipativa non ha in premessa solo la domanda di partecipazione e la disponibilità alla cessione di sovranità, ma anche la volontà dei cittadini di utilizzare lo strumento. Su questo tema è importante sottolineare che la cittadinanza attiva, i movimenti, la società civile napoletana debbono provare a fare un salto di qualità. Se è vero che la partecipazione non si concede ma si conquista è pure vero che bisogna attrezzarsi per conquistarla. Ed è pur vero, nella nostra città, che per troppi decenni siamo stati abituati ad una chiusura totale delle amministrazioni a qualsiasi tipo di confronto vero e senza formalismi con i cittadini ed i movimenti.
Ripeteremo questo esperimento, proveremo a lanciare nuovi incontri su altri temi per provare a sviluppare un percorso. La nostra è la volontà di provare a declinare la molteplicità delle forme della democrazia partecipativa senza pensare di sostituirla ad altre forme che pure sono in campo, ma avendo il solo obiettivo di arricchire il processo e di aiutarlo a crescere. Pensiamo però necessario che l’amministrazione comunale dia dei segnali chiari rispetto al progetto del “Laboratorio Napoli” e le consulte della democrazia partecipata. La città infatti, attende ancora l’approvazione del regolamento delle consulte da parte della giunta comunale e l’ultima assemblea del popolo si è riunita in estate. Un ritardo che a questo punto fa pensare sulla volontà politica in merito all’attuazione del processo, nonostante su diversi temi come il il welfare e l’ambiente siano state convocate negli ultimi mesi diverse occasioni di confronto con comitati, movimenti, associazioni e cittadini. Abbiamo letto in questi giorni gli strali di qualche consigliere comunale dell’Italia dei Valori scandalizzato dalla presenza del vicesindaco ad Insurgencia. A loro rispondiamo chiedendo conto al consiglio comunale in merito agli ostacoli per lo sviluppo delle forme di democrazia partecipata in città. Rispondiamo inoltre sottolineando che la nostra legittimità politica è data dalla credibilità e dalle lotte che abbiamo fatto in questi anni che ci portano oggi ad essere uno dei tanti interlocutori politici in città. Per questo, per il contributo che abbiamo provato a dare alla città in questi anni, pensiamo che le patenti di legittimità o peggio ancora di legalità – concetto astratto e strumentale che per noi nulla significa se slegato dal concetto di giustizia sociale – non ce la possano certo dare dei consiglieri comunali i quali farebbero bene a raccontare quali sono le forme con cui pensano si debba svolgere il confronto con la cittadinanza attiva invece di strumentalizzare iniziative come quella del 4 gennaio ad Insurgencia. La crisi della rappresentanza e la ricerca di declinazioni diverse della democrazia evidentemente sembra essere un tema che sfugge a questi consiglieri comunali che sembrano invece essere sul crinale della santificazione del ruolo della rappresentanza in forma dicotomica con l’esercizio della democrazia dal basso.
Poverini…non hanno afferrato il tema.

 

Laboratorio Occupato Insurgencia