Il referendum nel microcosmo locale

Il Cambiamento della Rivoluzione Attiva

La gente che si riprende la parte migliore della politica

17 / 6 / 2011

"Senti che bel vento" firmato PD, affisso accanto agli oltre 27 milioni di GRAZIE di Verdi e IDV: sicuramente il mio stomacuore ha reagito meglio nel secondo caso rispetto al primo, ma devo dire che, nonostante tutto, un rigurgito extra-sistole l'ho avuto comunque.

Ho letto un vago tentativo di appropiarsi di un risultato, infatti, che lo interpreta come la vittoria di un partito (o la sconfitta di un altro), piuttosto che come la vittoria di Italiani ed Italiane.

Il motivo del rigurgito è proprio qui. E' che, riportando questa situazione nel piccolo, nel quotidiano, quindi nella mia esperienza personale, quello che ho potuto constatare è stato un totale assenteismo dei partiti, di questi gruppi che si dichiarano rappresentanti e portatori di interessi di una piccola o grande collettività, che tanto si sono impegnati nelle loro campagne elettorali per le amministrative di un mese fa, e che sono rimasti nel silenzio quasi più totale nella campagna referendaria locale.

Tutti uniti, stavolta, in un visibilissimo immobilismo che, forse, li ha allontanati ancor di più dalla cittadinanza, soprattutto da quella più attiva, da quella che più di tutti si è impegnata (nelle sue possibilità) a informare e sensibilizzare.

Non parlo come facente parte del Comitato Referendario Carsunese, che ha lavorato benissimo senza sigle e bandiere, ma solo con le persone. Anche quelle afferenti a partiti o liste, ma che si sono impegnate in quanto cittadini/e.


Parlo da cittadina, appunto, che si aspetta e pretende da politici e politicucci che facciano seguire alle loro belle parole dei fatti concreti, che dimostrino il reale interesse per il benessere comune. E come non possono influire su di esso le scelte (o le mancate scelte) cui ci ha chiamati/e il referendum?

E allora, come mai i partiti e i loro esponenti più "influenti" hanno disertato a questo appuntamento con la democrazia? Come mai non abbiamo visto tirapiedi andare in giro casa per casa, riempire la nostra posta reale o virtuale, diventare molesti ed invadenti con saluti e offerte di caffè, link/avatar su facebook e quant'altro la fantasia elettorale sia riuscita a far partorire alle loro testoline?
Forse perché si tratta di esponenti di una politica che non funziona più?

Forse perché si sta affacciando una nuova forma di politica sulle strade, alle finestre, che ha la forma delle suole delle scarpe e il suono di voci che salgono dal basso?

Sì, forse sì.


Una nuova forma di politica che si scrive comunità e suona a leggerla democrazia.


[parafrasando la canzone del comitato di Jacopo e Fausto]

Che parla con la voce di ragazze che lavorano fino a tardi ma non sono stanche quando devono dare il loro contributo.

Che parla la lingua di chi chiede a lavoro ore di ferie per poter partecipare ogni giorno alle attività del comitato.

Che parla i sorrisi di chi non si fa prendere dall'ansia degli esami quando pedala anziché studiare.

Che parla le mani di chi prepara dolci, raccoglie frutta, impasta focacce per restituire le forze al comitato.

Che parla la presenza costante di chi, "influente", ha sostenuto le attività lasciando completa autonomia ma dando altrettanto completa disponibilità.

Che parla le scritte degli striscioni fissate per terra le prime, appesi dove era opportuno i secondi.

Che parla gli applausi delle nonnine alle finestre e nnanz'a casa.

Che parla i kilometri di chi è venuto a suonare per animare l'informazione, di chi non potendo far altrimenti ha seguito in auto pur di esserci, di chi ha viaggiato per partecipare.

Che parla con la bocca di bambini e bambine tra le giostre della villa e le fontanelle sopite del paese.
Che parla le letture notturne e diurne, le email per organizzare, le conversazioni su skype per definire e ri-definire.

Che parla la voce di chi ha dato voce scrivendo, cantando, leggendo, telefonando, microfonando, megafonando.

Che parla i piedi di chi ha camminato, passeggiato, ciclopasseggiato, ballato, salito, arrampicato, sotto al sole alla pioggia al vento e alla luna.

Che parla la serenità di chi viene ammonito o minacciato ma non si spaventa né si arrende.

Che parla con tute nucleari, magliette VOT4 Sì, rime e canzoni e non si fa scoraggiare da un "ma camina!!!".

Che parla il vocabolario della collaborazione, della disponibilità, dell'apertura, della lealtà, della responsabilità e, quindi, della solidarietà.

Che parla la lingua informale, semplice, diretta, spontanea, immediata, vera delle persone, degli individui singoli che, con le loro forze, si sono organizzati in un comitato allegro e determinato.

Che parla l'amore (e sì, ci risiamo!!! :-P) per una causa collettiva, per un paese, per un Paese, per la democrazia partecipata.

Che parla democrazia partecipata.

Che parla democrazia.

Sì.

Forse accade che cittadine e cittadini si stiano riprendendo la politica,quella autentica che significa impegno sociale, tutela dell'interesse generale, collettivo e singolare, sforzo condiviso e solidale, libertà e autonomia da condizionamenti esterni che non si sposano con gli scopi di questa nuova politica: quella della cittadinanza per la cittadinanza.


Si prepari, dunque, ogni esponente della politica old style, perché il Comitato Referendario Carsunese durerà.

Da gruppo è diventato fatto sociale, da energia a forza.

Dà il benvenuto a tutti coloro che vogliono partecipare e contribuire davvero alla "cosa/causa pubblica" carosinese.

Si toglie il cappello dell'urgenza democratica referendaria e resta.


Resta Comitato Carsunese.
[doppia C come "Cittadini e Cittadine"]

Resta per fare.

Resta per dare.

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Buongiorno alla cittadinanza attiva!