Stupefacente pochezza del dibattito odierno

Expo 2015, la ‘Ndrangheta dilaga ovunque e i politici si autoassolvono

In Lombardia c’è un sistema, un cartello ampio di cordate che comprendono politici, imprenditori, dirigenti pubblici e affiliati alla ‘Ndrangheta

Utente: Sos Fornace
18 / 10 / 2012

E’ stupefacente il dibattito che si è aperto a Rho, dopo l’ennesima operazione condotta dal PM Bocassini sulla ‘Ndrangheta in Lombardia. Pd e Lega si puntano il dito contro a vicenda, mentre la ‘Ndrangheta dilaga ovunque. Sapevamo già che la ‘Ndrangheta è profondamente radicata in Lombardia e che anche a Rho è presente da più di un decennio una Locale strutturata, che dall’inchiesta Infinito di 2 anni fa risultava operare in stretta relazione con le altre Locali su tutto il territorio di Milano e hinterland. A Rho come altrove le attività di riciclaggio economicamente più floride per la ‘Ndrangheta sono l’edilizia, il commercio ambulante, gli sfasciacarrozze, le discoteche, i bar, i locali di scommesse, i negozi che comprano oro e gli investimenti nel mattone, solo per citarne alcune. Ma vi è poi ovviamente la maggiore fonte di guadagno che proviene dalle attività illecite quali lo spaccio di droga, le estorsioni, i furti e le rapine. A Rho la ‘Ndrangheta era riuscita persino a reclutare alcuni Carabinieri.

Con l’ultima inchiesta, con il caso dell’Assessore Regionale Zambetti e a Rho col tentativo di vendere i voti a Tizzoni per le amministrative del 2011, è diventato chiaro che la ‘Ndrangheta entra pesantemente anche nelle competizioni elettorali e poi nella gestione della politica e dell’economia dal livello locale a quello regionale. Non è superfluo sottolineare che le centinaia di voti che Marco Tizzoni non ha voluto comprare corrispondono a persone in carne e ossa che sono residenti a Rho, che dalle intercettazioni risultano essere conosciute personalmente dai capi dell’organizzazione, che le citano per soprannome. Insomma il mercato dei voti non è un fenomeno di indirizzo delle opinioni, ma piuttosto una presenza capillare di affiliati, simpatizzanti, conniventi che ha dimensioni incredibili. Questo radicamento profondo è l’elemento su cui bisogna riflettere invece di puntare il dito su questo o quel politico, questo o quel faccendiere, poiché le dimensioni del fenomeno sono tali che a pochi mesi di distanza dall’operazione Infinito e i relativi 300 arresti, la ‘Ndrangheta era ben lontana dall’essere sconfitta. Quei voti, che a Tizzoni non sono andati, dove sono andati a finire? E soprattutto quelle centinaia di voti corrispondono a quante persone organiche alla ‘Ndrangheta?

In secondo luogo la riflessione da fare non può non essere orientata a Expo 2015.

Quando Pisapia sostiene che le 2 inchieste aperte sui 2 primi cantieri delle grandi opere di Expo, sono la garanzia che vi è un sistema di vigilanza e controllo puntuale della Prefettura e della Magistratura, il Sindaco di Milano guarda il dito che indica, ma non vede la luna. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno: in Lombardia c’è un sistema, un cartello ampio di cordate che comprendono politici, imprenditori, dirigenti pubblici e affiliati alla ‘Ndrangheta. Non siamo di fronte probabilmente ad un’organizzazione verticistica unica, quanto piuttosto a dei gruppi di interesse che si scambiano favori e che si spartiscono i benefici economici e il potere. Riteniamo che non sia un caso che nel primo appalto di Expo, attraverso il sistema dei subappalti fossero stati affidati lavori per milioni di euro ad imprenditori che avevano pagato tangenti ai politici della Regione Lombardia Nicoli Cristiani e Giammario. Come non è un caso che le cosche, oltre a vendere i voti a Zambetti si aspettassero poi di ricevere anche altro denaro attraverso gli appalti di Expo 2015.

Politici corrotti, imprenditori assetati di denaro, funzionari pubblici compiacenti, e infine le imprese della Ndrangheta, che attraverso gli appalti raccoglie quanto gli spetta dai politici che ha contribuito a fare eleggere.

Tornando a Pisapia, intento a guardare il dito e non la luna, ci domandiamo come possa essere soddisfatto del fatto che la Magistratura apra delle inchieste se poi le aziende che lavorano nei cantieri di Expo avendo truccato gli appalti, sono intoccabili e continuano tranquillamente a costruire le fondamenta di Expo sulla base di illeciti, turbative d’asta e corruzione.

Il fatto è che quei lavori non si possono fermare, perché, fosse anche Al Capone il titolare dell’azienda che butta colate di cemento nelle aree un tempo agricole di Expo, quei cantieri non si potrebbero fermare neanche per una settimana per non rischiare di non essere pronti all’inaugurazione il primo maggio 2015.

Impotenza, dunque, di fronte a un fenomeno dilagante, ma anche ipocrisia, perché le prime inchieste aperte dalla Magistratura non saranno le ultime, perché nessuno rinuncerà a quanto gli è stato promesso e di cui la politica è debitrice.

Infine a noi torna indietro una riflessione, perché negli ultimi anni abbiamo sostenuto un dibattito in cui eravamo da soli contro tutti a dire che Expo fosse una grande speculazione edilizia, che avrebbe arricchito a discapito della collettività le Mafie, le banche e i soliti grandi imprenditori faccendieri, dietro la bella facciata del tema filantropico, che ogni giorno appare sempre più fuori luogo.

La convinzione con cui Formigoni, Penati, Nicoli Cristiani, Zambetti, Giammario e tanti altri politici indagati o arrestati in regione Lombardia e a cascata tutti i livelli dei partiti fino al locale, erano dettate da un interesse personale, dalla loro ingordigia e voracità, o veramente credevano che Expo fosse un’opportunità per i cittadini?

E oggi, in tempo di profonda crisi economica, i miliardi di finanziamenti pubblici che ci indebiteranno per fare Expo 2015, sono spesi nel miglior modo possibile o saranno piuttosto la goccia che fa traboccare il vaso, o meglio la goccia che farà esplodere nei prossimi anni la bolla speculativa che sarà una delle concause del crac della nostra economia?

Centro Sociale Sos Fornace

No Expo