La vita frontaliera dei careliani tra Russia e Finlandia nelle storie di Matti Ronka

Viktor Karppa un “negro” della carelia

23 / 2 / 2013

Quando, due anni fa, fu pubblicato in Italia “I poeti morti non scrivono gialli”, l’autore, Bjorn Larsson, in molte interviste si premurò di dire in polemica con la dilagante popolarità del giallo nordico nelle nostre librerie che il suo non era un “giallo”. Manco aveva letto la trilogia Millennium di Stieg Larsson e, comunque, i thriller svedesi secondo la sua opinione erano già morti, in quanto “[…] tutti uguali, troppo seri, mancano di ironia […]”. In una intervista al “La Repubblica” lamentava il fatto che questo genere dava della Svezia – ma potremmo dire della Scandinavia – una immagine distorta: “L’80% dei delitti è passionale, il restante da attribuire alla mafia. Non è una nazione di violenti criminali” diceva. E lui, infatti, aveva scritto in quell’occasione un “falso giallo” con la pretesa di sovvertire, a suo dire, le regole del genere.

L’ho trovato all’epoca, nonostante sia un autore che amo molto, un po’ spocchiosetto. Non è che quando scrisse “Il cerchio celtico” o “Il segreto di Inga” dove ci sono forti intrecci thriller e raffinate atmosfere spy story, solo perché gli ha scritti lui, si è trattato di letteratura, mentre se li avessero scritti, che so, Hennink Mankell o Gunnar Staalesen o Stieg Larsson allora si sarebbe trattato solo di gialli. Questo per dire che quando incontri uno come il careliano finlandese Matti Ronka queste pippe saltano e ti levi tanto di cappello anche se viene catalogato come autore di romanzi polizieschi.

Ronka da noi è poco conosciuto, due soli libri tradotti dal 2011 – “L’uomo con la faccia da assassino” e “Fratello buono, fratello cattivo” – per la pregevole opera di Iperborea ma, di contro, è molto apprezzato in Finlandia e nei Paesi dove è stato tradotto, con all’attivo il Key Glass per il miglior giallo nordico dell’anno nel 2007 e il Krimi Preis nel 2008 in Germania. Giornalista televisivo della TV di Stato, Ronka ci tiene a farci sapere che è nato nella Carelia, sorta di terra di mezzo contesa tra Finlandia e Russia, un luogo dove la forte minoranza finlandese ha dovuto subire non pochi travagli a partire dalla guerra civile susseguita alla Rivoluzione Russa; poi a causa della partecipazione della Finlandia alla Seconda Guerra Mondiale come alleata dei nazisti e conseguente dispersione di giovani careliani nei due campi avversi; infine a causa delle politiche di deportazione delle minoranze da parte di Stalin nella sterminata Unione Sovietica.

Ci racconta Matti Ronka che se per i careliani rimasti in Russia l’esistenza non è mai stata semplice, per quelli, molti, ritornati in Finlandia durante il tramonto dell’URSS e dopo la sua deflagrazione, l’ostracismo dei finlandesi doc non si è fatto mancare contro questi “negri”.

E sì, anche loro come i nostri nonni andati oltre oceano in “America”, hanno dovuto subire questo epiteto razzista che da sempre si sentono appiccicato addosso africani e afroamericani nella nostra civile Europa e negli States.

C’è una ragione per cui Ronka insiste nella puntualizzazione di questa vicenda che coinvolge le popolazioni della Carelia, divisa ancora oggi in una parte ritornata alla Finlandia e un’altra divenuta Repubblica autonoma della Federazione Russa, in quanto le sue storie hanno per protagonista proprio un careliano con un passato nell’URSS e un presente nella Carelia finlandese e, per sfondo, quell’insieme di popolazioni ed etnie che vivono tra le diverse Carelie, nell’Ingria, a San Pietroburgo e nelle Repubbliche Baltiche. O meglio le sue storie sono tutte dentro al curioso mercato di merci e persone, legale ed illegale, che vede confliggere polizie corrotte, mafie e cartelli della droga russi, lettoni ed estoni, contrabbandieri finlandesi e careliani, prodotto della disgregazione dell’URSS, dell’avvento capitalistico in quelle terre e delle distorsioni del welfare state finlandese.

Viktor Karppa, il personaggio dei due libri sinora tradotti in Italia, ha la faccia da assassino: glielo dissero quando si arruolò nell’esercito sovietico e fu selezionato per far parte delle forze speciali. Karppa è tornato nella Carelia finlandese, dove ha avviato un florido business con il contrabbando, la falsificazione di documenti, l’intermediazione d’affari (di qualsiasi tipo) tra russi e finlandesi, oltre ad una legale attività edile. Ovviamente oltre a pochi fidati lavoratori con contratto in regola la sua impresa edile prospera soprattutto con subappalti affidati a squadre di lavoratori in nero, careliani, estoni, russi, quasi tutti frontalieri. Le altre sue piccole società, invece, vivono di attività illegali, per lo più contrabbando di qualsiasi prodotto – auto, materiale edile, elettrodomestici, schede video, dvd e persino steroidi per gli atleti del fondo. Per tenere in piedi questo business Karppa sfrutta le conoscenze maturate nella sua precedente attività nelle forze speciali sovietiche, in particolare quelle con il mondo dei gangster frontalieri russi ed estoni. Ma deve spesso fare i conti anche con l’invadente mafia russa pietroburghese e con i fantasmi del passato nelle vesti di vecchi funzionari dell’ex KGB. In mezzo a questo guazzabuglio non mancano poliziotti corrotti e rapporti di confidenza dello stesso Karppa con un poliziotto dell’antidroga finlandese: deve pure difendere il proprio business!

Con Karppa si entra in un mondo senza regole o meglio, facoltative e, soprattutto, che non valgono per tutti. Verrebbe da dire – alcuni mafiosi russi nei due libri lo affermano anche – che in quelle terre si sta vivendo un’aurora capitalistica, quella dell’accumulazione primaria, dove si lavora soprattutto per fare il gruzzolo e poi convertirlo in attività del tutto legali, intrecciando stretti rapporti con i nuovi istituti bancari in Russia, con la rete bancaria e finanziaria europea e con parti delle sue istituzioni, perché in questa frontiera circola tanto e tanto denaro – euro per lo più – specie dal fiorente mercato degli stupefacenti che ha invaso pesantemente il Nord Europa con produzione afgana e commercializzazione russo-finlandese-estone-svedese. Tanto denaro che rende vitale l’attività e apre tante opportunità alla crescita e allo sviluppo d’impresa. In “Fratello buono, fratello cattivo” Ronka fornisce un esempio di come Karppa nuota in questo in questo mondo:

“Ero nel mio ufficio di Hakaniemi alle prese con una pila di scartoffie. Avevo aiutato una piccola azienda boschiva a ottenere i permessi necessari per eseguire un taglio delle foreste della Carelia russa, ma i trattori multifunzione erano finiti sotto sequestro. Un’impresa finlandese aveva comprato gli alberi in piedi e dato l’appalto per l’esborso a una ditta che aveva in tutto tre trattori. I tronchi erano già stati accatastati quando era apparsa una Volga grigia che aveva scaricato nella radura un gruppo di impettiti burocrati del ministero careliano per l’Agricoltura e le Foreste, del comune di Kostamus e di chissà quale altro ufficio. I signori si erano rassettati i cappotti grigi, avevano scosso le teste e annunciato sorridendo che chi aveva venduto quell’appezzamento non aveva il diritto di farlo. Per giunta il terreno si trovava nella zona destinata al parco nazionale del Kalevala, dove ogni bipede più grosso di uno scoiattolo avrebbe dovuto indossare i copriscarpa per non danneggiare il suolo. […]”

Karppa, consapevole di dover oliare gli ingranaggi per recuperare macchinari e procedere, comunque, con l’affare, compila reclami e ricorsi corredati di documenti, certificati e delucidazioni per consentire alle parti di trovare un accomodamento vantaggioso per entrambe “[…] nello spirito di cooperazione russo-finlandese“, tanto poi per risolvere il tutto avrebbe dovuto, comunque, fare “[…] visita di cortesia ad almeno quattordici amministratori, segretari e ispettori di Sortavala, Petrozavodsk, Venehjarvi e Vuokkiniemi, portando [con sé] uno zaino pieno di euro e una cassetta di bottiglie di vodka.”

Nei libri di Ronka non è tanto l’intreccio della storia a prenderti e neanche la tensione thriller delle situazioni, bensì le atmosfere noir e la descrizione minuziosa e quotidiana di quegli ambienti per noi ancora poco conosciuti. Più che polizieschi, le vicende vissute da Viktor Karppa sono noir nordici e più precisamente della frontiera nordica dell’ex mondo occidentale capitalistico e l’ex mondo del socialismo reale. E’ il racconto della vita di popolazioni ancora immerse nella memoria del passato sovietico – vissuto dall’interno o con cui hanno convissuto dai margini delle frontiere – catapultate dalla deflagrazione dell’URSS nel capitalismo, dove ad acclimatarsi perfettamente e ad imprimerne l’impronta di sviluppo, progresso e profitto sono stati gli ambienti criminali mafiosi, artefici primi della costruzione del mercato capitalistico e degli istituti propri di quel sistema. Il raccappezzarsi quotidiano di Karppa, tra contrabbando spicciolo, subappalti edili, informazioni confidenziali alla polizia, manovre elusive per evitare di essere coinvolto negli affari di mafia, continuo sgomitare per sopravvivere e avere una vita “normale” con relazioni, sentimenti, amori e un futuro, ci fa conoscere l’esistenza dei “negri” di Carelia nel nuovo meraviglioso mondo della globalizzazione capitalistica che ha spazzato via il grigio capitalismo di stato del socialismo reale sovietico.

Proposte:

Matti Ronka

“L’uomo con la faccia da assassino” edizioni Iperborea, 2011

“Fratello buono, fratello cattivo” edizioni Iperborea, 2013

Se qualcuno non conosce ancora e vuole leggere lo spocchiosetto sopra citato consiglio caldamente alcuni suoi libri perchè ottimo autore che vale la pena di seguire:

Bjorn Larsson

“La vera storia del pirata Long John Silver”

“Il segreto di Inga”

“Otto personaggi in cerca (con autore)”

tutti editi da Iperborea

Unknown

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