Vicenza - Grandi opere ad alta velocità

21 / 5 / 2015

“Realizzare interventi idraulici necessari per ridurre il rischio idraulico”. “Evitare la congestione del traffico nella zona della stazione Vicenza Tribunale”. “Evitare e prevenire criticità che dovessero generarsi per la realizzazione di opere nel sottosuolo”. “Si richiede che la realizzazione delle opere avvenga con fasi che consentano la minimizzazione degli impatti viari”, poiché “il progetto interferisce con i più importanti assi viari di Vicenza”. “Si richiede un approccio adeguato sotto i profili della qualità di analisi e di progettazione”, vista la “rilevanza paesaggistica-storico-culturale del sito”. Sono “molteplici (le) interferenze tra le infrastrutture di progetto e il contesto insediativo interessato”. E “non tutte le basi cartografiche utilizzate per lo studio di fattibilità sono aggiornate”.

Non sono le critiche di qualche comitato o associazione locale in merito al progetto Tav a Vicenza, ma le osservazioni fatte dal Consiglio comunale di Vicenza allo studio di fattibilità sull’“attraversamento del territorio vicentino della linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Verona-Padova”. Hanno redatto 24 osservazioni al progetto di Rfi spaRete ferroviaria italiana, una società partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato -, nelle quali si sottolineano numerosi punti deboli, ma i consiglieri comunali hanno comunque votato a favore in 23 su 29 (solo in due si sono dichiarate contrarie) quella che – nelle parole del sindaco Achille Variati (PD) – è “una straordinaria, storica ed irripetibile occasione per la città di Vicenza di pilotare, anziché subire, una grande opera (…), rilanciando la città nel contesto regionale”.

Così, il 13 gennaio 2015, il Consiglio comunale ha approvato lo studio di fattibilità commissionato dal Consorzio IrcAv due – costituito nel 1991 dalle spa Fintecna, Ansaldo, Impregilo, Salini costruttori, Lamaro appalti, Astaldi e Condotte, per la progettazione e costruzione del tratto Tav Verona-Venezia – e progettato dallo studio E-Farm Engineering & Consulting srl di Marghera (Ve), a firma dell’ingegnere Gianmaria De Stavola (“socio senior” della società). Un nome che non è nuovo alle grandi opere in Veneto, e non solo: dalla Pedemontana veneta a quella lombarda, dal Passante di Mestre a Veneto city.

Già nel 2012 viene scritto un primo studio di prefattibilità per la tratta vicentina AV/AC – parte del noto “Corridoio 5” che dovrebbe collegare Lione a Kiev -, aggiornato nel 2014 “su iniziativa della Camera di Commercio di Vicenza, della Regione Veneto e del Comune di Vicenza – come si legge sul sito del Comune -, sostituendo il previsto attraversamento in galleria delle aree maggiormente urbanizzate della città di Vicenza con un passaggio in superficie e, in parte, per motivi urbanistico-ambientali, in trincea coperta, al fine di ridurre i costi di realizzazione”.

Nel luglio 2014 si arriva alla firma del Protocollo d’intesa per l’attraversamento del territorio vicentino con la linea AV/AC Verona-Padova, tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Regione Veneto, RFI spa, il Comune e la Camera di Commercio di Vicenza. In quel documento si delineano già le caratteristiche peculiari del passaggio del Tav a Vicenza, che saranno poi approfondite nel progetto preliminare: la realizzazione della nuova stazione “Vicenza Fiera”, “a servizio del traffico AV/AC, regionale e merci”; un intervento di “ricucitura urbana” nel quartiere dei Ferrovieri, con “l’interramento della linea storica e della linea AV/AC”; la realizzazione della nuova stazione “Vicenza Tribunale” per il “traffico regionale e inter regionale, nonché con funzioni di ‘volano ferroviario’”.

Seguono una serie di “opere connesse” viarie, di trasporto pubblico locale e di messa in sicurezza idraulica, che sono “parte integrante sostanziale ed imprescindibile del progetto da realizzare”. In tre passi: la “realizzazione di interventi idraulici necessari per ridurre il rischio idraulico generato dal fiume Retrone e dal fiume Bacchiglione” attraverso un “by-pass idraulico”; la creazione di una nuova “linea urbana di trasporto rapido di massa a trazione elettrica”, il filobus; e la costruzione di una “gronda sud, per evitare la congestione del traffico nella zona della stazione ‘Vicenza Tribunale’ e per dare efficacia alla ricucitura urbana” dei Ferrovieri, “verificando la possibilità di comprendere una galleria sotto monte Berico”.

I sottoscrittori, convinti della “necessità che il successivo sviluppo progettuale garantisca la massima riduzione degli impatti e la qualità ambientale, paesaggistica e architettonica delle opere”, parlano di una progettazione “dolce” per Vicenza, che porterà a “rinunciare ai 300 km/h di velocità di progetto della nuova linea ferroviaria, a favore di ricadute positive sul territorio”.

Video-intervista a Guglielmo Verneau, ingegnere

Le mappe a cui si riferisce Guglielmo Verneau sono consultabili on line: qui e qui. Ingrandendole è possibile vedere i dettagli del progetto.

Nel progetto preliminare, infatti, si parla di una velocità “di 220 km/h nei tratti iniziali e finali del quadruplicamento e di 160 km/h nei tratti di linea rimanenti, e un’ulteriore riduzione a 130-140 km/h in corrispondenza dell’attraversamento di Vicenza” (l’attuale velocità di linea è di 120-140 km/h). La morfologia di questo territorio e le numerose fermate lungo la tratta, infatti, non consentono di raggiungere grandi velocità, tanto che il guadagno in termini di tempo nel raggiungere Milano da Venezia è stato calcolato in 5 minuti. 5 minuti di tempo che valgono in tutto il tratto vicentino Montebello-Grisignano di Zocco 2 miliardi 456 milioni di euro, secondo le stime, “di cui 1.896.000.000 euro necessari per il tratto da Montebello a Vicenza Tribunale, comprensivi dei 192 milioni per le opere connesse”.

Infografica: i numeri del Tav a Vicenza

Così, mentre “l’esistente stazione di campo Marzio viene riconvertita ad altro uso” – come si legge nel progetto, senza ulteriori dettagli -, si pensa a come garantire per le due nuove stazioni (situate in zone a rischio idrogeologico) “un inserimento architettonico-paesaggistico coerente e in armonia con i valori tutelati anche dalla limitrofa buffer zone Unesco”. Il rischio che Vicenza venga iscritta nella “List of World Heritage in danger” – già tangibile in passato, per la costruzione di una nuova base militare statunitense in città al Dal Molin -, è concreta: la lettera scritta all’Unesco da Francesca Leder – docente di architettura all’Università di Ferrara, attiva in Out, l’Osservatorio urbano territoriale di Vicenza – ha ricevuto subito risposta.

Video-intervista a Paolo Ceccarelli, Cattedra UNESCO in Pianificazione urbana e regionale per lo sviluppo locale sostenibile, Università di Ferrara.

Insieme ad Out (qui il dossier prodotto dall’associazione sul Tav a Vicenza), sono state numerose le realtà cittadine a mobilitarsi, dal dicembre 2014, per chiedere la moratoria del progetto. Gli abitanti hanno iniziato a riunirsi per avere maggiori informazioni sul Tav a Vicenza, fare contro-informazione in città e chiedere al Comune di convocare delle assemblee nei quartieri per illustrare il progetto nei dettagli e sono nati così in questi mesi comitati in diverse zone: dai Ferrovieri a Vicenza est a San Lazzaro. Dai circoli vicentini di Legambiente (l’aria di Vicenza è la più inquinata del Veneto, secondo il rapporto Mal’aria 2015) al centro sociale Bocciodromo, sono molto diversi i punti di vista per un’alternativa alla Tav a Vicenza (come il progetto presentato dall’associazione “Ferrovie a Nordest”).

Ma almeno due sono gli aspetti condivisi da tutti: da un lato, la denuncia del mancato coinvolgimento democratico dei cittadini nella scelta di un progetto che muterà profondamente il futuro di Vicenza; dall’altro, la richiesta di mantenere la stazione centrale, porta che si apre sul centro storico della città. Una pressione che è servita, intanto, a rallentare l’iter progettuale: la presentazione del progetto definitivo, inizialmente prevista per giugno, è slittata all’autunno e il sindaco Variati ha dichiarato che sentirà il parere degli abitanti con un “questionario sugli aspetti locali” del progetto.