Vicenza - Erri de Luca al Festival No Dal Molin

2 / 9 / 2013

In vista della nostra campagna contro le servitù militari oggi è stato ospite al Festival No dal Molin Erri De Luca, con il quale, in un affollato dibattito, si è spaziato dall’attuale questione Siria, alla TAV, alle servitù militari presenti nel nostro Paese approfondendo in special modo il rapporto stato-cittadino-territorio andato via via guastandosi.

Non appena prende parola, Erri esordisce ricordando che “il bello degli statunitensi è che prima o poi se ne vanno”. Questo lo dice per raccontare la storia dell’occupazione nord-americana della sua città natale, Napoli, che a quel tempo ospitava la sesta flotta navale dell’esercito Usa. La quale se ne andò una volta che la città non aveva più importanza strategica. La cosa che più colpisce del racconto di quest’occupazione è il fatto che, quando i soldati erano in libera uscita Napoli era governata dalla polizia militare statunitense, togliendo ai cittadini della stessa città la sovranità sul proprio territorio.

Il dibattito prosegue poi con un’interessante ragionamento durante il quale lo scrittore sostiene che il rapporto cittadino-Stato sia andato via via viziandosi e portando lo Stato a svolgere il ruolo di un’azienda la quale fornisce servizi in base alle risorse economiche del cittadino che, a questo punto, diventa un cliente e perde i diritti costituzionali di cittadino.

Nel malaugurato caso in cui l’azienda (Stato) decida di speculare sul territorio in cui il cittadino vive - come con il caso della Tav o delle servitù militari - ecco che il cittadino viene declassato a suddito che deve piegarsi alle volontà economiche dello Stato, senza che gli venga riconosciuto il diritto di dissentire dalla decisione dell’azienda la quale, in questo caso, può utilizzare anche la legge per punire e intimidire.

Per quel che riguarda le servitù militari, si è parlato anche del paradosso legale degli accordi bilaterali del ’54, accordi mai ratificati dal parlamento e tuttora segreti che, però, impongono ai cittadini l’occupazione dei propri territori da parte dei militari Usa; tutto questo si ricollega al ragionamento precedente e sta a dimostrare la capacità dello Stato di piegare la legge ai propri scopi andando a colpire il dissenso che, a questo punto, diventa senza dubbio più costituzionale della manipolazione del diritto.

Lo Stato però non considera la forza della comunità, che prende vigore di generazione in generazione e si sente ancora più unita nella lotta contro le decisioni impostagli resistendo e reclamando il diritto di decidere del proprio territorio e della propria vita; è questo il filo conduttore che lega le lotte per i beni comuni in tutto il mondo.

Lo scrittore poi prosegue dicendo che in questo tipo di lotte è difficile distinguere le vittorie e le sconfitte, ma un dato certo c’è: la presa di coscienza da parte della comunità stessa della propria forza che, come nel nostro caso, accorcerà il periodo dell’occupazione militare e la renderà scomoda con continue azioni e manifestazioni di dissenso.

Il dibattito si conclude con un ragionamento sulla guerra moderna che mira a colpire i cittadini indifesi nei punti dove è presente la massima concentrazione di persone, cioè nelle città; questo si collega al possibile attacco statunitense in Siria, dove sono previste azioni di bombardamento aereo che andranno a colpire anche civili innocenti.Questo fa di un soldato un criminale di guerra consapevole di ferire e uccidere persone che non sono neanche in grado di difendersi.

Questo pomeriggio si sono toccati argomenti che ci danno spunti di discussione e punti di forza anche in vista del tavolo legale che si sta costituendo per dimostrare la legittimità della nostra lotta, non solo dal punto di vista della legittimità delle nostre azioni, ma anche dal punto di vista della legalità.