S.a.L.E.-Docks, Venezia

Venezia. Cervelli infuriati e Lavoratori dell'arte

31/01/2012

30 / 1 / 2012

Martedì 31 gennaio, ore 18.30, S.a.L.E.-Docks, Venezia. www.saledocks.org

Doppio incontro con gli autori del libro La furia dei Cervelli e con la rete dei Lavoratori dell’Arte
Quali sono le prospettive dei lavoratori indipendenti di oggi, degli studenti, dei precari? Come è possibile ribellarsi e ritrovare, nella crisi, una nuova autonomia? Cosa significa lottare per un’arte e una cultura che siano davvero beni comuni? Un incontro aperto di autoformazione destinato a tutti i cervelli infuriati.

Roberto Ciccarelli e Giuseppe Allegri; La furia dei Cervelli; Manifestolibri; 2011; www.furiacervelli.blogspot.com

Gli intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi, e molto prima delle puttane. Il verso di Majakovskij è una ragione sufficiente per non parlare di intellettuali, di talenti e della fuga dei cervelli in questo libro. Una formula che riflette l’ipocrisia delle classi dirigenti che hanno prodotto il genocidio sociale e politico delle ultime generazioni. Questo libro va alla radice dell’esclusione di milioni di persone dal patto sociale, in una repubblica travolta da una crisi senza precedenti, ma anche attraversata da movimenti studenteschi ed universitari, dal lavoro autonomo delle partite IVA, del mondo della cultura e della conoscenza. Davanti a questi sommovimenti del Quinto Stato, cioè del lavoro indipendente sospeso tra schiavitù e autonomia, la sinistra resta in panchina. Il libro non propone una visione vittimista del precariato, preferendo sottolineare le potenzialità dell’indipendenza come spazio di conflitto e innovazione istituzionale, dove si intrecciano rivendicazione dei diritti sociali e reinvenzione della politica. Benvenuti nella lotta che è da sempre vostra. Benvenuti nella Repubblica del Quinto Stato.

Lavoratori dell’arte: http://www.facebook.com/lavoratoridellarte

Lavoratori dell’arte è un gruppo di operatori delle arti visive. Siamo critici, artisti, curatori, storici, giornalisti, attivisti e tecnici. Ciò non significa che abbiamo un’attitudine corporativa, al contrario, decliniamo la nostra specificità e i nostri linguaggi dentro quella comune lotta alla crisi e al precarietà che, sebbene in forme diverse, è la cifra del nostro tempo…