Una giornata particolare

16 / 11 / 2010

partita da Padaniacity in tutta fretta ho la macchina che profuma di cavoletti e verdurine che l’Ale m’ha regalato per nutrire me e le mie fisime da salutista di ritorno, due ospiti dell’ultimo momento provano a intrattenermi e fanno davvero del loro meglio anche se io ci ho quel piglio fastidioso e tignoso che mi prende ogni tanto dopo che ho avuto overdose di vita pubblica.

Partita sì, da Padaniacity, che mi pare di essere andata in vacanza, visto amici stretti e strettissimi salutato radio Sherwood e tutto il nuovo ambaradan, fatto chiacchiere più o meno interessanti, postami domande esistenziali sul come ci si dovrebbe approcciare a una persona dopo non averla vista per anni mille, incontrato per sbaglio anche vecchie vecchissime fiamme e per mia disgrazia la fiamma non s’è riaccesa dunque sempre con quest’aria d’asessuata mi sono aggirata tra testosterone al quale ero immune. Mi sono fatta il vaccino contro il desiderio sessuale e non me ne sono manco resa conto. Però bene, che risparmio un sacco di energie.

Partita sì, da Padaniacity verso Bulagna che oggi, a confronto, sembrava quasi calda, Bulagna la tropicale, Bulagna che volevo arrivare assolutamente entro le duemmezza poichè c’era la manifestacja e io assolutamente non volevo mancare. Che era tanto troppo tempo che non manifestavo e dovevo a ogni costo esserci dunque pigiato piedino sull’acceleratore e giunta parcheggiata mi precipito verso il luogo di ritrovo dove c’erano tutti o quasi.

Mi sento un po’ una vecchia zia all’inizio, che non so dove mettermi e non capisco bene ma poi è un attimo e sono di nuovo a mio agio come tanti anni fa eccomi incordata tra conosciuti e sconosciuti che dico gli slogan ecco che sorrido a quelli avanti e a quelli dietro.
Che c’è proprio un po’ di tutto, pezzi di umanità presi da ogni scaffale disponibile, e quando arrivano i  migranti da Rimini ecco, tutti loro attruppati dietro lo striscione, trafelati per il ritardo e il timore di non farcela, felici colorati pure un po’ stanchi io li guardo e mi commuovo lo giuro, mi scendono due lacrime maledette che mi fanno ridere di me.

Cammino incordata con lo zio A e la Cla e AP, i nuovi amici di questo incredibile autunno bolognese, davanti a me Mino e da qualche parte Flavissima che va e viene affaccendata come suo solito, e io sono proprio contenta e un po’ infreddolita, mi fanno sorridere alcuni dei cori, altri mi piacciono e altri ancora un po’ mi imbarazzano ma ci sta tutto, ci sta tutto, anche questo mio parziale disagio anche questa mia temporanea distanza, anche questo mio non cantare “IO ODIO LA LEGA” perché in fin dei conti io non odio nessuno, nemmeno quelli della lega, che l’odio è un sentimento troppo impegnativo per sprecarlo così, io l’unica persona che credo di aver mai odiato nella mia vita credo sia stata me stessa
ma insomma
guardomi attorno e godo di queste persone attorno a me, che alcune le conosco e altre no, ma siamo tutti qui ed è bello e intenso perché ora che ho trentun’anni quasi trentadue ora sì lo capisco, il conflitto è vita il conflitto è a volte l’unica via per un confronto possibile e in un momento come questo qua bisogna creare il conflitto e alzare il livello della lotta e lo so che parlo come una vecchia autonoma ma queste parole proprio dalla panza mi vengono, perché mi pare l’unico modo possibile, perché se nessuno mi vuole dare i miei diritti allora me li prendo io, in un modo o in un altro.
Io mi appartengo.