Un sogno infranto

Intervista di Non una di Meno Vicenza a Cristina Pedrazzini

3 / 10 / 2018

Emma Goldman è stata un’anarchica femminista, definita dall’FBI “una delle donne più pericolose d’America”. Ha vissuto la sua vita tra la Russia e gli Stati Uniti, dai quali venne privata della cittadinanza per la sua attività politica. I suoi scritti ed articoli, redatti tra il 1917 e il 18, risultano di grande attualità. Ebbe sempre un occhio critico nei riguardi della rivoluzione, e parole di denuncia per qualsiasi regime. La raccolta Un sogno infranto. Russia 1917, curato da Carlotta Pedrazzini, presenta vari testi, tra cui alcuni inediti, che analizzano il sogno rivoluzionario russo. Non Una di Meno Vicenza ha intervistato la curatrice, in seguito alla presentazione libro al centro sociale Bocciodromo, per cogliere quali strumenti di analisi possono esserci utili anche nell’attualità.

Perché possiamo ritenere attuale la figura di Emma Goldman? E perché nel corso del tempo la sua figura è stata via via dimenticata?

Sono profondamente convinta che il suo pensiero vada ripreso, poiché ha affrontato diversi ambiti che spaziano dal femminismo alla sfera politica, sociale, economica. SI tratta di idee tanto radicali ed all’avanguardia da risultare attuali e moderne, anche al giorno d’oggi, figuriamoci all'epoca. Le sue idee oggi appaiono comunque molto scomode e radicali. Vale la pena, però, riprendere le sue riflessioni, in quanto viviamo in un periodo in cui i diritti politici, sociali e di genere sono fortemente sotto attacco; dunque riprenderle significa avere un quadro del possibile, di quello che potremmo fare e delle battaglie che potremmo condurre, ma anche permettere di smascherare coloro che si autoproclamano o che sono definiti grandi riformatori o rivoluzionari, ma che non hanno niente a che vedere con la rivoluzione intesa come cambiamento dell'esistente: ad esempio, pensiamo a Bergoglio, ritenuto da certa parte della sinistra un grande rivoluzionario, perché vicino alle donne e per i loro diritti. Peccato che si parli di perdono e pentimento rispetto all'aborto, non proprio un salto in avanti alivello di pensiero della Chiesa Eppure,  è stato considerato innovativo. Ma io non vi trovo nulla di rivoluzionario in un’affermazione di questo tipo. Se si leggessero gli scritti femministi di Emma Goldman in maniera approfondita, ci si renderebbe conto di quanto poco c’è di rivoluzionario in una dichiarazione del genere, e di quanto sia facile usare a sproposito la parola stessa: rivoluzionario.

Emma è stata famosa mentre era in vita, quanto dimenticata dopo la sua morte (avvenuta nel 1940). Credo che Goldman abbia subìto una doppia marginalizzazione, in quanto anarchica e in quanto donna. In quanto anarchica, poiché dopo la Rivoluzione Russa il pensiero marxista è stato il pensiero egemone: “La storia è scritta dai vincitori”, è tanto retorico quanto vero. Il marxismo ha vinto in Russia, i Bolscevichi hanno cancellato tutto quello che non era marxismo nel loro paese, così anche il pensiero a sinistra ha cancellato tutte quelle correnti che non erano marxiste, tra cui anche gli anarchici. 

È stata “eliminata” anche in quanto donna: le donne hanno preso parte e partecipato a tutti gli avvenimenti storici, ma il loro punto di vista non viene mai preso in considerazione per costruire la narrazione di quegli eventi.

Personalmente sono felice di aver curato questo libro, perché nel mio piccolo ho sperato di riuscire a far fronte a questo gap di genere e di riuscire a dare voce a Goldman su un evento storico come la Rivoluzione Russa, di cui si parla sempre e solo dal punto di vista di grandi rivoluzionari come Trotskij o Lenin. Eppure c’erano anche donne che avevano molto da dire,  anche se il loro punto di vista non viene quasi mai preso in considerazione ed analizzato per ricostruire gli eventi.

Quali critiche muove Goldman al capitalismo americano ed alla società neo-comunista russa dell’epoca?

Le critiche al capitalismo degli Stati Uniti sono quelle che lei ha sempre mosso, in generale, ai regimi borghesi con un sistema economico capitalista.

Per quanto riguarda la Russia post rivoluzionaria, Goldman non mosse delle critiche al comunismo, ma sosteneva che i bolscevichi non avessero instaurato un regime di tipo comunista, bensì un regime di capitalismo di Stato e che di fatto essi si fossero appropriati della Rivoluzione estromettendo tutte le  altre componenti che vi avevano partecipato. Questo ha successivamente creato grande confusione dal punto di vista internazionale, poiché molti sono convinti che il regime bolscevico post rivoluzionario sia comunista. Eppure, Goldman sottolineava come quel regime fosse tutto fuorché comunista. Se fosse stato di stampo comunista, avrebbe dovuto mirare ad obiettivi di libertà ed uguaglianza, ma la Russia dopo la Rivoluzione non era assolutamente così. Sotto il regime dei Bolscevichi non vi erano a suo parere libertà, uguaglianza o giustizia sociale.

Ricorda molto la situazione post Rivoluzione Francese

Assolutamente. Per questo Goldman dice che le risultò illuminante la lettura di Gustav Landauer, anarchico tedesco, sulla Rivoluzione Francese, letto mentre si trovava in Russia, perché le due situazioni risultavano analoghe. Mentre nella Rivoluzione Francese ci fu un cambio di ordinamento, per cui il potere è passato dalle mani degli aristocratici a quelle dei borghesi, in Russia il passaggio avviene dagli aristocratici ai comunisti, ma nella realtà dei fatti le operazioni sono simili e si tratta di redistribuzione del potere .Vi era comunque una società gerarchica, con dei vertici diversi, ma sempre inquadrata.

Va chiarito, però, che Goldman non mosse una critica alla Rivoluzione Russa, bensì ai Bolscevichi; pubblicò un libro che venne impropriamente intitolato dall’editore all’epoca My disillusionment in Russia, scelta che la fece arrabbiare non poco (il titolo da lei scelto era in realtà I miei due anni in Russia) in quanto non voleva si credesse che la sua disillusione fosse nei confronti della Rivoluzione (che fu comunque una Rivoluzione libertaria), bensì nel Regime Bolscevico. Emma Goldman si è sempre dichiarata anarco-comunista.

E il ruolo della donna, in questo passaggio storico, qual è stato?

Ci fu un momento in cui si pensava ci fosse margine per portare avanti determinate idee di emancipazione femminile; le  istanze sono però andate scemando come tutto il resto, come il sogno dell’uguaglianza e della libertà.

Goldman non si occupò troppo nello specifico della questione, era molto presa nel cercare di capire come analizzare la situazione storica generale.

Ciò che mi ha profondamente toccato, leggendo i suoi scritti, è stato il fatto che lei arrivò in Russia assolutamente convinta che le cose stessero andando per il verso giusto; cioèche i Bolscevichi, seppur marxisti (dunque lontani dalle sue posizioni) di fatto fossero dei sinceri rivoluzionari. Arrivata in Russia in quanto cacciata dagli USA, quasi tre anni dopo la Rivoluzione, soffre di una fortissima disillusione politica, davanti alla reaktà che gli si pone davanti. Un colpo con cui ha dovuto fare i conti. Ci vollero mesi perché riuscisse ad ammettere di essersi sbagliata

Si può definire la visione di Goldman un proto transfemminismo? Lo chiediamo in quanto la sua opera, partendo da istanze che possiamo valutare come femministe, abbraccia in realtà ben più vaste tematiche.

 

Sicuramente lei si può definire una protofemminista, perché è effettivamente vero che le sue idee sull'emancipazione femminile e liberazione sessuale erano tutte volte a destrutturare l'idea che c'era tutt'intorno all'essere donna, nel 1917. Per esempio, per essere considerata tale, una donna doveva essere per forza madre, moglie e con una condotta di un certo tipo.

Goldman afferma, sempre nei suoi trattati sull'emancipazione femminile, che la donna deve prima prendere coscienza di quelli che si definiscono i tiranni ,che non permettono alla donna di essere libera; ovvero la morale (quello che dicono le altre persone e quello che le altre persone si aspettano tu faccia in quanto donna), lo Sato e la Chiesa che si aspettano che si sposi e si facciano dei figli.  In un certo senso, attuano secondo la medesima condotta.

Questo è fortemente attualizzabile perché siamo ancora spesso "perse" in questo tipo di dibattito, ovvero cosa significa essere donna e quali sono questi tiranni che tuttora limitano la liberazione femminile.

Dunque ancora oggi vale quello che Goldman disse, solo le donne possono e devono prendere coscienza di quanto queste aspettative siano effettive e funzionino su di loro e le limitino, per poi trovare il modo di svincolarsi da questi meccanismi e liberarsene.