Su "Romanzo di una strage"

Un docufiction senza storia

Calabresi è stato giudicato innocente dalle inchieste della magistratura. Ma esiste soltanto la responsabilità penale? (Corrado Stajano)

1 / 4 / 2012

 'Romanzo di una strage', il film di Marco Tullio Giordana è nelle sale da pochi giorni.

E fiocca il dibattito, inaugurato settimane fa da Lerner dopo la prima in Milano.

Si tratta di un film, di un romanzo o, forse davvero, di una fiction senza contesto è la domanda che viene dalla visione.

Non mi ha convinto la ricostruzione storica ("La città, la società, nel film di Giordana, sono assenti, come le atmosfere di allora" dice Stajano), la fabula narrativa, l'assenza di contesto storico, la tensione a voler essere 'fedele in medietas' senza rispettare la storiagrafia di quanto avvenuto.

Il lavoro viene salvato solo da Favino e Mastrandea -e dalla figura di Licia Pinelli- che sono eccellenti interpreti del loro copione.

Non mi è piaciuta la scelta di costruire la sceneggiatura sul criticato testo di Paolo Cucchiarelli "Il segreto di Piazza Fontana" (Ponte alle Grazie) che, tra l'altro, propone la tesi della doppia bomba alla Banca dell'Agricoltura. Non mi è piaciuta la scelta di centrare tutto, come un faro di bue narrativo, sulla figura di Calabresi_Mastrandea, che a tratti diventa l'eroe borghese analogo all'Ambrosoli di Placido.

E' eccessiva la sottolineatura della relazione tra il ferroviere Pinelli e il Commissario che lo perseguita in quanto capo della divisione politica della Questura di Milano nell'autunno più caldo dei “sessanta”. E mi ha fatto incazzare l'assoluzione per l'omicidio, anche alla luce della ri/costruzione della battaglia del giornale Lotta Continua per la verità su quanto successo in via Fatebenefratelli.

Scrive Goffredo Fofi “com'è possibile che artisti, intelletuali e professionisti delle comunicazioni di massa, dei settori più ufficiali di esse, non riescano mai o quasi mai a raccontare degnamente il tempo passato e a essere all'altezza dei problemi di questo, che dei primi ha ereditato il peggio? Com'è possibile che ci si possa accontentare di parodie di ricostruzione storica come questa da opera dei pupi, da filodrammatica e da sceneggiatura, da museo delle cere, da gara paesana di imitatori, tra santini e macchiette […]?”.

Come si può raccontare la maledetta strage di Stato senza inserirla nel dispiegarsi delle lotte operaie e studentesche degli anni 70? Come si può descrivere Aldo Moro come un custode della democrazia e dell'autonomia nazionale e, contemporaneamente, dipingere Gianciacomo Feltrinelli come uno sociopatico con le clarks? Come si può chiudere il film dicendo che Sofri/ Pietrostefani/ Bompressi sono stati condannati con Marino senza dire che quest'ultimo è stato il pentito accusatore dei primi tre?

A 43 anni da 12121969 avrei voluto vedere ancora la rabbia che si doveva sentire negli spettacoli di Fo (http://www.youtube.com/watch?v=-k9aqQ6oPbI&feature=relmfu) o la lucida inchiesta militante della contronchiesta “La strage di Stato” (http://www.ndanet.it/la-strage-di-stato-1.html#) o l'indignazione della lettera aperta a L'Espresso sul caso Pinelli (http://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_aperta_a_L%27Espresso_sul_caso_Pinelli).

Ma questa non è la bella gioventù. E' uno spartiacque della storia delle lotte di questo paese, quello in cui dopo 11 processi di condanna, 4 giudizi in Cassazione, apposizioni del segreto politico-militare, la serranda della legge è calata il 3 maggio 2005: tutti assolti, strage senza colpevoli, i parenti delle vittime condannati a pagare le spese di giudizio. Una storia che ne fa impallidire il Romanzo.