Tracce di Intifada nello Ska-punk

Intervista agli Ska-p allo Sherwood Festival

3 / 7 / 2019

Sabato 29 giugno 2019 sarà un giorno che difficilmente Padova dimenticherà: lo ska-punk militante degli Ska-p abbraccia le ottomila persone dello Sherwood Festival. Musica, politica, pogo e cori sono più forti dell’afa che in questi giorni avvolge la pianura Padana. Alla fine del conceto rimangono gli indumenti intrisi di sudore, ma soprattutto messaggi di libertà e giustizia sociale scolpiti in un pubblico appassionato e sempre all’altezza. Dopo il concerto Radio Sherwood ha intervistato Josemi e PulPul, voce e chitarra storiche della band spagnola.

 

Iniziamo con alcune domande riguardanti il tema politico e sociale. Nella vostra carriera musicale avete scritto moltissime canzoni parlando di temi sociali. Ad esempio riguardo ai diritti umani, i diritti sugli animali, la questione palestinese, la legalizzazione (di Cannabis), abusi sessuali e quant'altro. Nel contesto sociale odierno, quale potrebbe essere secondo voi un tema importante e non scontato su cui si potrebbe scrivere una canzone.

JOSEMI: Sarebbe il giorno perfetto per scrivere una canzone in difesa di Karola (capitana della Sea Watch 3).

PULPUL: Potremmo scrivere tranquillamente 6 o 7 dischi domani, dal momento che il mondo sta avendo troppi problemi. Purtroppo si potrebbero fare ancora moltissime canzoni. Mi piacerebbe poter scrivere canzoni su quanto è bello stare in spiaggia. Ma, come Ska-P, preferiamo mandare un messaggio in tutte le canzoni che facciamo, e sfortunatamente avremmo materiale per scrivere molto di più.

 

Pensando alla situazione politica in Spagna, come anche in Italia, per esempio con ciò che è successo in Andalusìa quest'anno. In quanto gruppo musicale impegnato politicamente sarà importante per voi alzare la voce ancora una volta con le vostre canzoni. In passato vi ha creato problemi cantare di temi politici? Penso ad esempio a testi forti come Intifada o Sexo y Religion.

JOSEMI: In realtà questo non è un problema. Siamo un gruppo che le autorità ignorano e basta. Per la stampa, la televisione e i grandi media noi non esistiamo. Siamo un gruppo scomodo quindi il metodo che utilizzano è quello di renderci invisibili, anche se non ci hanno mai bloccato nulla. Però per fortuna abbiamo un grande seguito in tutto il mondo che ci dà comunque visibilità. Inoltre non dobbiamo nulla a nessuno; non facciamo parte di alcuna compagnia e non lecchiamo il culo a nessuno. Per questo possiamo fare ciò che vogliamo.

PULPUL: Anche se una volta mi ha denunciato un prete, sono stato in giudizio, ma non accadde assolutamente nulla. Nei nostri confronti c'è sempre stata una censura indiretta. Gli Ska-P non esistono, nè per la radio e nè per la televisione. Anche se qui in Italia “esistiamo” molto di più.

 

Parliamo un po di musica ora. Quest'anno sono 25 anni di carriera per gli Ska-P. Complimenti! Come e sotto quale punto di vista credete di essere cambiati e cresciuti musicalmente rispetto all'inizio quando scrivete le canzoni?

PULPUL: Chiaramente non abbiamo più vent'anni. Siamo più vicini ai cinquanta. Man mano che cresciamo maturiamo e intendiamo la vita da altri punti di vista. Anche se gli ideali degli Ska-P rimangono puri. È importante il fatto di avere tempo. Qualcosa che la classe lavoratrice non ha: il tempo per informarsi, per leggere e per conoscere. Ci si rende conto che il mondo e il sistema globale funzionano tremendamente male. Oggi approfondiamo di più i temi. Se si ascolta una canzone del primo disco si sente che siamo più spensierati. Nelle canzoni di Game Over o 99% si sente un cambio netto, con testi più profondi e più elaborati. È logico, è un processo che avviene anche con l'età.

JOSEMI: prima finivamo di suonare e andavamo a fare festa. Adesso quando finiamo andiamo in albergo a dormire.

 

Riguardo il vostro ultimo disco, Game over, sorge spontanea una curiosità: vuole forse fare riferimento a un vicino “addio” del progetto Ska-p? Avete voglia di dire qualcosa riguardo questo disco?

PUL PUL: Si, è solitamente la prima domanda che tutti si pongono, «perché game over? Già vi ritirate?». No no, diciamo che è legato al contesto rappresentato nella copertina del disco...questo gatto che afferra con forza i due re sulla scacchiera, dicendo basta alla monarchia, in questo caso ci riferiamo a quella spagnola. Adesso è difficile parlare della monarchia in Spagna. La casa reale è inviolabile, intoccabile, è sempre stato un casino avere a che fare con loro; infatti, per esempio, un rapper spagnolo se l’è vista con la giustizia dopo aver subito tre anni di pressione per aver cantato contro la corona. Anche noi vogliamo dare il nostro apporto, ci vogliamo unire a tutti coloro che stanno lottando, a tutti i repubblicani, per dare un nostro contributo. Dire “game over” alla monarchia.

 

Eccoci all’ultima domanda, una domanda che poniamo a tutti gli artisti ospiti di Sherwood Festival. Quest’anno il nostro slogan è “Sherwood changes for a climate justice”, vi chiediamo, quindi: cosa pensate si possa fare nella vita privata per migliorare le condizioni del pianeta? Di questo planeta eskoria, che dà il nome a un vostro album.

JOSEMI: La prima cosa da fare sarebbe non votare ladri! Abbiamo la possibilità di votare, vivendo in una società democratica, per questo, la scelta ideale sarebbe non votare chi ruba, chi promuove il razzismo, il fascismo. Poi si può parlare di plastica e carta…

PUL PUL: Va presa come misura prioritaria: essere antifascisti, dovrebbe essere una materia scolastica. Spiegare ai bambini cos’è il fascismo e cosa ha rappresentato nella storia. Perché oggi si sta radicando nuovamente, soprattutto in Europa. Il fascismo è molto pericoloso, come ci dice la storia. Dobbiamo insegnarlo ai nostri figli. In più, penso sia utile costruire una democrazia più partecipativa, in cui il popolo è più protagonista. Il fatto di andare a votare ogni quattro anni non ti rende democratico, bisogna partecipare attivamente. A cosa serve votare un partito politico che non prende decisioni? Quelle le prende il potere economico. Come quello che è successo in Grecia, quando SYRIZA ha vinto le elezioni. Si è collegata con l’Europa, tramite la Banca mondiale e la Troika, e gli hanno detto «ora fai quello che diciamo noi». A che serve votare un partito politico se il potere politico ed economico effettivo è nelle mani di una piccola élite.

JOSEMI: E allora che facciamo? Prendiamo le armi?

PUL PUL: Porre fine al paradiso fiscale sarebbe qualcosa di importante. Il problema è che non interessa farlo, perché questa élite che governa ha tutto in questi paradisi fiscali. Se questi si eliminassero, la democrazia diventerebbe una vera democrazia. Ma non conviene ai potenti.

Immagine di copertina: Asia Pastorello (Sherwood Foto).