Testo [come si diventa un libro]. Il Festival sull'editoria a Firenze

15 / 3 / 2023

Il 24, 25 e 26 febbraio 2023 si è svolto Testo [come si diventa un libro], la seconda edizione dell’evento sull’editoria organizzato da Pitti Immagine, in collaborazione con Stazione Leopolda di Firenze, luogo in cui è stato realizzato l’evento, e Todo Modo, una libreria internazionale situata nella medesima città.

L’evento ha raccontato come nasce un libro, dalla realizzazione alla sua lettura, passando attraverso fasi come la pubblicazione, l’editing, la traduzione e il rapporto con la casa editrice. Lo scopo è stato quello di mostrare il ciclo di vita del libro stesso. Di particolare apprezzamento è stata la scelta del format espositivo, diviso in sette stazioni:

- Il manoscritto - come si scrive un libro;

- Il risvolto - come si pubblica un libro;

- La traduzione - come si traduce un libro;

- Il segno - come di disegna un libro;

- Il racconto – come si parla di un libro;

- La libreria - come si vende un libro;

- Il lettore - come si legge un libro.

Ogni stazione è stata la guida per orientare il pubblico ad addentrarsi dentro al vasto programma, costituito da un’accurata selezione di eventi. Romanzi, saggi, mestieri e protagonisti dell’editoria sono stati raccontati in maniera originale e coinvolgente, per voce di autori, critici, giornalisti, librai e altri professionisti del mondo del libro.

Oltre al programma vasto e fitto, erano presenti 107 case editrici, di piccola, media e grande realtà. Queste hanno avuto la possibilità di presentare le novità editoriali in uscita - come La Terra è tonda, il nuovo volume della collana Cose spiegate bene di Iperborea, uscito il primo di marzo -  e di far conoscere il loro progetto editoriale ad un pubblico interessato ed attento.

Inoltre Testo ha dedicato una sezione chiamata Fa Testo, riguardante l’approfondimento di autrici e autori, poetesse e poeti. Shakespeare, Proust, Anna Achmatova, Citati, Ramondino, Camilleri: questi sono solo alcuni degli autori e autrici che hanno dato lo spunto allo svolgimento di dibattiti, monologhi, discorsi riguardanti la loro poetica.

Uno degli eventi Fa Testo è stato “Calvino fa testo: dare forma al libro” a cura di Stefano Bartezzaghi – giornalista, scrittore e semiologo – il quale si è focalizzato sui due quesiti del titolo dell’evento: “chi fa davvero il testo?” e “che cos’è il libro?”.

Sono domande che lo studioso ha provato a rispondere tenendo a mente ed elaborando il pensiero, gli studi e i lavori del grande autore e saggista Italo Calvino.

Il testo, quindi, lo fa davvero solamente l’autore?

Bartezzaghi ha coerentemente strutturato il suo discorso riprendendo in linea generale il format espositivo dell’evento, ovvero le sette stazioni: la musa letteraria muove la mano dell’autore il quale produce il testo; questo va in mano ad un editore che pubblica il libro; l’oggetto deve essere distribuito ai librai, i quali lo consegnano al lettore. Seguendo questa catena di montaggio, alla prima domanda iniziale, la risposta verterebbe su una risposta affermativa, ovvero che il testo lo fa solamente l’autore. Tuttavia, nel 1979 Calvino - ma anche Umberto Eco con il saggio Lector in fabula - ha interrotto questa filiera tradizionale scrivendo Se una notte d’inverno un viaggiatore, in cui il personaggio principale viene chiamato Il Lettore, il quale è l’agente che porta avanti la narrazione. Il lector, quindi, è un’entità interna al testo ed è presente nel momento in cui l’autore sta componendo. Il terminal della filiera editoriale, quindi, non deve essere per forza la persona che legge il libro; quest’ultima può accompagnare l’autore nella scrittura.

La domanda più complessa risulta la seconda, ovvero ci si chiede che cosa sia il libro. Bartezzaghi dice che questo è un contenitore ed espositore del testo. Cita coerentemente un passo dalle pagine finali de Il castello dei destini incrociati di Calvino: un libro è qualcosa con un principio e una fine (anche se non è un romanzo in senso stretto), è uno spazio in cui il lettore deve entrare, girare, magari perdersi, ma a un certo punto trovare un'uscita, o magari parecchie uscite, la possibilità di aprirsi una strada per venirne fuori.

Per diventare un libro, il testo non deve però dimenticarsi di assumere una forma, una progettazione teorica: il metodo utilizzato da Calvino è stato quello della creazione di tabelle e caselle per far incontrare i vari testi, con lo scopo di realizzare il libro.

Tirando le somme dell’interessante monologo di Stefano Bartezzaghi, Calvino fa testo quando scrive, ma fa libro quando organizza il testo e gli dà una sistemazione: è un qualcosa allo stato fluido e il libro è la sua solidificazione. Lo stato della trasmutazione, invece, viene compiuto dall’editing.

Il lettore traduce e trasforma il libro in memoria individuale: lo fa suo e ne ricava interpretazioni e visioni fondamentali al fine di trovare una o più strade.

Un altro evento sul tema invece trattava il testo saggistico di un altrettanto importante scrittrice: “bell hooks Fa Testo: Il Mondo Come Classe da Educare alla Libertà”.L’incontro ha visto come protagoniste l’attivista e scrittrice Espérance Hakuzwimana e la sociolinguista Vera Gheno e come focus il saggio di bell hooks Insegnare il Pensiero Critico, recentemente pubblicato da Meltemi Editore.

Questo saggio chiude la trilogia di bell hooks riguardante l’educazione scolastica, ed è proprio su questo argomento che si è concentrata la presentazione di Espérance Hakuzwimana e Vera Gheno, che è avvenuta all’aperto, all’entrata della Leopolda, per invitare a partecipare a questa conversazione tutte le persone interessate. Tutti i partecipanti si sono strinti in un cerchio, intorno alle presentatrici che hanno conversato e presentato i significati di uguaglianza e differenza nel contesto scolastico italiano. Vera Gheno è una professoressa dell’Università di Firenze, Esperance è un’attivista impegnata in molti progetti scolastici, entrambe hanno quindi esperienze dirette con il mondo scolastico, chi lo popola, chi lo amministra e come si evolve (e non). Le tematiche affrontate, ad un primo sguardo, possono sembrare complesse: come possiamo capire e far capire che la mancanza di strumenti e quindi di accesso a tante opportunità, partano proprio da un sistema di gerarchie e sbilanciamenti di potere radicati nell’istituzione? Allo stesso tempo, questi stessi argomenti sono lampanti, chiari e logici attraverso il racconto di esperienze personali delle due presentatrici e accompagnati da citazioni del testo di bell hooks.

Il punto fondamentale è l’importanza, appunto, del pensiero critico: essere capaci di analizzare criticamente non solo le situazioni intorno a noi, ma anche le situazioni in cui ci troviamo e il nostro posto stesso in quella situazione. Il pensiero critico, con la libertà di espressione e l’importanza della lettura sono i tre elementi che bell hooks ci invita ad esercitare e di cui evidenzia il potere trasformativo. Secondo la presentazione di Gheno ed Hakuzwimana, in Italia c’è ancora molto lavoro da fare per rendere le classi di scuola un posto sicuro, inclusivo e salvo dai pregiudizi per tuttƏ. gli/le alunnƏ.

Nei prossimi articoli correlati si potranno trovare report di approfondimento sulle presentazioni: Soffro dunque siamo: nuove psicopatologie e società della performance con Marco Rovelli e Carlotta Vagnoli;

Palermo come miraggio: un'autobiografia della luce tenuto da Giorgio Vasta e Vanni Santoni;

Schwa o non schwa, un dibattito tra Andrea De Benedetti e Vera Gheno, con moderatore Leonardo G. Luccone.

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