Speciale su Saul Williams

30 / 9 / 2010

Uno speciale a cura di Max Mbassadò, Sherwood.it

Poetry Slam, ovvero poesia d’urto, parola attinta dallo slang di strada, che sta per sbattere, schiaffo, schiacciata. E’ appunto questo l’impatto che la poesia ha, quello di colpire l’ascoltatore travolgendolo con le parole.
Questa forma di poesia, profondamente specchio dei tempi, ispirata allo spoken word dei vari Amiri Baraka (Leroy Jones) e gruppi quali The Last Poest ed i Watts Prophets nasce dall’ immediatezza della strada ed è rivolta soprattutto alla propria comunità sotto forma di scrittura e performance interpretativa.Difatto nelle vere e proprie sfide di Poetry Slam, lo slam poet, interpreta i propri versi per cosi’ esser poi giudicati da una giuria estratta a sorte dal pubblico presente, vera a propria parte attiva e critica della battle.

Poeta, Master of Ceremony, Rapper, predicatore, scrittore, musicista, attore, Saul Williams è un’artista polivalente ed intellettuale afroamericano, salito alla ribalta sul finire degli anni ’90 per aver vinto gli Slam presso il Nuyorican Cafè, celebre punto di riferimento dei poeti a New York, ed il suo susseguente ruolo autobiografico in ’’Slam’’, diretto da Marc Levin, pellicola indipendente di culto in cui interpreta uno slamista, ovvero un poeta che prende parte a esibizioni competitive di slam-poetry.
Saul Stacey Williams nasce il 29 febbraio del 1972 a Newburgh, a nord di New York, e la madre lo partorisce dopo essere fuggita in fretta e furia da un concerto di James Brown ( evento a cui lui spesso fa riferimento nei suoi testi). Un segno del destino. Laureato in filosofia, Saul si iscrive a un master di recitazione della New York University. Qui si ritrova proiettato al centro della scena poetica newyorchese e comincia a farsi un nome nelle serate open mic.
Nel 1996 vince un importante competizione di slam poetry che apre la strada al docu-film "SlamNation", che segue Saul e gli altri membri del gruppo Nuyorican Poets Slam mentre prendono parte al National Poetry Slam di Portland del 1996. Dalla realtà alla finzione il passo è brevissimo e l’anno successivo Saul Williams è l’attore principale della pellicola "Slam". L’artista ricopre anche il ruolo di sceneggiatore del film, che vince il Grand Jury Prize al Sundance Festival e viene premiato anche a Cannes (la Camera D’Or) e introduce il personaggio all’audience internazionale. In quel periodo Williams si sta dedicando molto alla musica, l’altra sua passione, e si esibisce al fianco di artisti afroamericani rigorosamente ’conscious’ - tra cui Nas, Fugees, Blackalicious, Erykah Badu, KRS-One, Zack De La Rocha (Rage Against the Machine), De La Soul - e dei leggendari poeti Allen Ginsberg e Sonia Sanchez. Dopo una serie di EP, nel 2001 il rapper pubblica il disco cult "Amethyst Rock Star", prodotto dal guru Rick Rubin, già produttore dei Beastie Boys, Run Dmc, LL Cool J ed anche Jay z. Tre anni dopo, siamo nel settembre del 2004, Saul Williams pubblica un album omonimo che riscuote grande riscontro e poi inizia la stagione dei grandi concerti: si esibisce per parecchi spettacoli come supporter di Mars Volta, viene invitato al Lollapalooza music festival del 2005 e partecipa a diverse tournée dei Nine Inch Nails. Una collaborazione, quella tra Saul Williams e Trent Reznor, in apparenza bizzarra ma in realtà solida che porta il genio del rock industrial a co-produrre l’album di Saul "The Inevitable Rise And Liberation of NiggyTardust! ".
Feroce critico dell’amministrazione Bush, Williams attualmente risiede tra Los Angeles e Parigi ed è sposato con Persia White in seconde nozze, precedentemente era legato all’artista Marcia Jones, dalla quale ha avuto una figlia, Saturn Williams. Come poeta e musicista Williams ha avuto modo di girare i college e le università di tutto il mondo, come scrittore ha al suo attivo quattro collezioni di poesia ed è stato pubblicato su molti importanti magazine: New York Times, Esquire, Bomb Magazine e African Voices.

Citazione da "She" (Pocketbooks 1999)
"They say that I am a poet
I wonder what they would say if they saw me from the inside I bottle emotions and place them into the sea for others to unbottle on distant shores I am unsure as to whether they ever reach and for that matter as to whether I ever get my point across or my love"
Saul Williams

(traduzione) "Dicono che io sia un poeta, mi chiedo cosa direbbero se mi vedessero dall’interno,
io imbottiglio emozioni ponendole nel mare per altri da versare su rive distanti
sono incerto se mai esse possono giunger, per la questione se mai il mio punto o amore giunga".
Saul Williams

Appuntamento imperdibile che vedrà Saul Williams protagonista giovedi’ 30 settembre presso Absolute [Young] Poetry 2010
Cantieri Internazionali di Poesia
quinta edizione
29 settembre – 2 ottobre
Monfalcone
Teatro Comunale / Centro di Aggregazione Giovanile / Palazzetto Veneto