Sherwood Open Minds

Da sabato 9 giugno allo Sherwood Festival un ciclo di trasmissioni di Radio Sherwood aperte al pubblico

8 / 6 / 2018

Una delle novità dell'edizione 2018 dello Sherwood Festival è rappresentata da "Sherwood Open Minds", un ciclo di trasmissioni di Radio Sherwood aperte al pubblico, in cui verranno discussi e approfonditi diversi temi di attualità politica e culturale. Dallo sport popolare all'ecologia, dalla precarietà alle questioni internazionali, gli appuntamenti vedranno alternarsi nello spazio "Books & Media" un ricco parterre di ospiti. Tutte le trasmissioni saranno nella fascia oraria che va dalle 19,30 alle 20,30.

Sabato 9 giugno il ciclo verrà inaugurato con: “Spazio allo sport. Inclusione sociale, accessibilità e diritto alla salute”. Interverranno  Davide Drago (Polisportiva San Precario), Daniele Minnetti (Atletico San Lorenzo Roma)e Angelo Scrofani (Briganti Librino Catania).

Business o Welfare. Diritti tv o diritti sociali. Due modelli opposti di pratica sportiva si sono confrontati durante tutta la stagione trascorsa. Da un lato il mainstream: l’esasperazione della prestazione, gli scandali legati a corruzione e doping, la speculazione attuata dai vertici sopra la testa di milioni di appassionati. Dall’altro il movimento sportivo di base che è stato in grado di articolare il tema dello sport attraverso nuovi paradigmi: l’inclusione sociale, la riqualificazione del territorio urbano, la produzione di benessere e salute, la costruzione di relazioni e la condivisione di sane pratiche.

Un movimento che mai come oggi, è in grado di rivendicare alle istituzioni il riconoscimento del valore sociale dello sport, l’abbassamento delle tariffe, la riforma dei regolamenti, l’accessibilità alla pratica e agli impianti come diritto per tutti.

Si prosegue martedì 12 giugno con: “Fermati e respira - Biodiversità, resilienza, economia reale”. Interverranno Dimitri Feltrin, giornalista e documentarista, Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, e Andrea Baranes, presidente della Fondazione Finanza Etica.

L’attuale modello di sviluppo fondato sul paradigma neoliberista impone ritmi ormai palesemente insostenibili per l’umanità e il Pianeta. Il consumismo sfrenato ha imposto l’industrializzazione dell’agricoltura a discapito delle risorse limitate della Terra, modello produttivo alimentato dalla finanza senza regole che continua a finanziare l’agricoltura con logiche di profitto a breve termine, speculando sul prezzo delle materie prime e creando nuovi latifondi tramite il landgrabbing.

Anche la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) ha finalmente riconosciuto l’insostenibilità dell’attuale modello di industria alimentare riconoscendo nell’agroecologia la capacità di dare vita ad un’economia circolare, a basse emissioni, in grado di rispettare i ritmi di vita dell’ambiente ripercuotendosi positivamente sulla nostra salute. Il limite della sua diffusione è dato dalla competizione scorretta dell’agricoltura convenzionale che esternalizza i costi sulla nostra salute utilizzando pesticidi e lo sfruttamento del lavoro tramite il caporalato.

Le cittadine e i cittadini possono premiare il modello dell’agricoltura ecologica sostenendo con il proprio “voto col portafoglio” modelli di agricoltura sostenibile e sociale per la salvaguardia del territorio non solo dal punto di vista ambientale ma anche dello sviluppo economico locale.

Martedì 19 giugno è la volta di: “Tutta la vita davanti. Nuove forme di lotta e sfruttamento nel capitalismo contemporaneo”. Interverranno  Francesca Coin, ricercatrice dell’Università di Venezia e curatrice del libro Salari rubati. Economia politica e conflitto ai tempi del lavoro gratuito (Ombre corte, 2017), Emanuele Leonardi, ricercatore dell’Università di Coimbra e autore – insieme a Federico Chicchi – di Manifesto per il reddito di base (Laterza 2018), e Rino Boccolino, attivista a Parigi e corrispondente di Globalproject.info dalla Francia.

Il capitalismo sta procedendo inesorabilmente verso una Quarta Rivoluzione industriale, nonostante una fase di estrema liquidità sul piano politico ed economico. L’industria 4.0 - con il suo portato di automazione, big data, cloud computing – non solo sta trasformando i processi produttivi, ma sta definendo nuovi e avanzati dispositivi di messa a valore della vita digitale. La de-salarizzazione della società è arrivata alla sua fase matura e si diffondono forme sempre più “normate” di lavoro gratuito che, oltre a garantire al capitale un plusvalore totale sulla prestazione, contribuisce a formare una soggettività funzionale e addomesticata ai nuovi meccanismi di accumulazione.

Il quadro sociale che si delinea non è, però, pacificato e crescono in tutto il mondo lotte di emancipazione dallo sfruttamento e dall’assoggettamento della vita. I movimenti di emancipazione femminista, le lotte nel settore della logistica e dei riders, il ciclo conflittuale che sta attraversando la società francese contro il governo-impresa di Macron: sono solamente alcuni frammenti di una cartografia globale del conflitto che sta mutando in continuazione.

Giovedì 21 giugno: “Storie dentro e oltre i muri. Sui sentieri dei migranti verso l'Europa e gli Stati Uniti”. Interverranno  Matteo De Checchi (collettivo Mamadou), Raffaello Rossini (Borders of Borders), Marta Peradotto (Carovane Migranti), Camilla Camilli (Ass.ne Ya Basta! Êdî Bese!), Riccardo Bottazzo (giornalista e viaggiatore).

Dalle arse pianure della Turchia meridionale alle verdi valli del Libano, dai deserti altopiani del Messico all'antico mar Mediterraneo, sino ai campi coltivati di Rosarno, dentro la Fortezza Europa. Non ci sono strade per chi è costretto a fuggire. Le strade le costruiscono loro, i migranti, con il loro cammino. E sono strade di dolore, di diritti negati, di intense ed inutili sofferenze per valicare quei muri di cui si sono circondati tanto l'Europa quanto gli Stati Uniti. Muri di mattoni, di filo spinato ma soprattutto muri di paura. Muri che non possono fermare il cammino di chi non può fare a meno di camminare. Perché, se è una cosa che hanno in comune i migranti mesoamericani, i! profughi siriani, i richiedenti asilo africani, i giovani tunisini e tutti coloro che abbandonano la propria terra, è che non è stata data loro nessun'altra scelta se non quella di fuggire. Guerre, pulizie etniche, carestie, cambiamenti climatici, sfruttamento, povertà, devastazioni ambientali, saccheggi delle risorse minerarie, tutte conseguenze di un capitalismo predatorio che ha origine proprio in quei mondi che i migranti cercano disperatamente di raggiungere. Un capitalismo che continua a macinare profitto anche dal loro dolore.

#OverTheFortress e Carovane Migranti hanno scelto di non chiudere né le porte né gli occhi. Hanno scelto di tenere lo sguardo fisso su questi muri e di raccontare ciò che vi accade attorno. Dalla greca Idomeni alle città turche di Gaziantep e di Antakya, sino alla valle della Bekaa, in Libano, ai campi palestinesi ai confini con Israele, dalle selve del Messico meridionale, dove i migranti vengono venduti come merce ai narcotrafficanti, alle coltivazioni degli agrumi in Calabria, dove lo sfruttamento dei braccianti è gestito dalla 'ndrangheta e dai caporali.

Infine mercoledì 4 luglio: “Speciale elezioni presidenziali in Messico”. Interverranno Christian Peverieri (associazione Ya basta! Êdî bese!), Camilla Camilli (associazione Ya basta! Êdî bese! in diretta dal Messico), Enrico “Carota” Roberto (Lo Stato sociale, Garrincha loves Chiapas).

Il 1° luglio in Messico si voterà per il nuovo presidente della Repubblica. Un momento cruciale nella storia del paese, stritolato dagli ultimi 12 anni di guerra al narcotraffico, voluta da Felipe Calderon (del PAN) e proseguita da Enrique Peña Nieto (del PRI), rappresentanti dei partiti da sempre al potere in Messico. Una guerra che non è al narcotraffico ma è una guerra civile e ha prodotto 35 mila desaparecidos e oltre 200 mila morti.

Queste elezioni hanno visto per la prima volta il tentativo dell’EZLN, in collaborazione con il Congreso Nacional Indigena di incunearsi all’interno della politica ufficiale. Un tentativo che si è fermato in febbraio, quando le regole imposte dai los de arriba, hanno di fatto escluso la candidata indigena Marichuy dalla contesa elettorale. Con la rubrica “Sin bajar la mirada” su Globalproject.info abbiamo seguito fin dall’ottobre di due anni fa il percorso dell’EZLN e del CNI, cercando di approfondire le ragioni, le motivazioni, i pro e i contro di una scelta definita dallo stesso SupGaleano “assurda”.

Tutti i sondaggi danno in netto vantaggio Andrés Manuel Lopez Obrador (al terzo tentativo di diventare presidente dopo le due sconfitte del 2006 e del 2012 causa brogli degli avversari). Il portavoce di MORENA (Movimiento de Regeneración Nacional) questa volta dovrebbe farcela, a meno di incredibili ma non improbabili recuperi miracolosi dei candidati avversari. La linea politica di AMLO è molto dibattuta in Messico, soprattutto in questi ultimi mesi in cui ha metaforicamente virato verso il centro, con alleanze a dir poco discutibili; parte dei movimenti non lo appoggia ma forse è l’unica speranza per il paese che si arrivi alla fine di questa spirale di violenza, morte e sparizioni forzate.

Per raccontare questo momento da vicino, l’associazione Ya basta! Êdî bese! ha organizzato nel mese di luglio il viaggio “La voz de los de abajo”: il viaggio attraverserà le giornate post elettorali, raccontando le reazioni della società civile e dei movimenti, cercando di dare voce a chi durante questo periodo elettorale si sente escluso, ma non per questo ha smesso di costruire percorsi di lotta e ad opporsi a un sistema brutale creando forme alternative di vivere.