Senigallia - Un nuovo progetto politico-culturale: nasce La Libreria Arvultùra

20 / 2 / 2015

Giovedì 26 febbraio alle ore 19:00, lo Spazio Comune Autogestito Arvultùra inaugura una nuova avventura, con la presentazione del libro “Curre curre guagliò: storie dei 99 posse”, apre la “LIBRERIA ARVULTURA”, un primo e piccolo tentativo di articolare la politica anche sul piano culturale. 
Quello che troverete è un ricco settore di usato selezionato, pubblicazioni delle case editrici marchigiane e i migliori editori militanti e indipendenti presenti in Italia.

Sappiamo da dove partiamo: una struttura in legno di bancali completamente riciclata, ideata e costruita con il prezioso contributo di Francesco “Raga” Ragaini; un blog di recensioni letterarie sul sito dell’Arvultùra e una pagina facebook da cui è possibile seguire le iniziative della libreria e consultarne il catalogo aggiornato.

Non sappiamo però dove andremo a finire, ma ciò non ci spaventa, perché come disse Calvino, “il nostro nome è al termine del viaggio”.
Nel mentre vi proponiamo questa riflessione sul perché abbiamo ancora bisogno di libri e di librai.
Prima che dei destini dell'editoria, in tutte le sue varie accezioni (“mercato dell'editoria”, “case editrici”, “editori”, etc...), forse bisognerebbe chiedersi: ha senso parlare ancora di libro?
Poiché il nuovo millennio sembra intenzionato a percorrere le infinite strade di una precisa utopia: la completa trasparenza di ogni notizia ricevuta, parola pronunciata o sentita, immagine vista.
Dagli ipertesti, passando per la infinita riproducibilità dell'HTML, per i blog, le community, gli aggiornamenti just in time dei quotidiani on-line, fino al giornalismo social di twitter, la democrazia sembra aver trovato infine il luogo e il tempo in cui far aderire aspirazioni, ideali e realtà. Abbiamo sotto controllo ogni sfumatura non detta di ogni più insignificante governante; ogni gesto di prevaricazione compiuto nel più nascosto interstizio della casa e dell'anima.
Forse dovremmo aggiornare la legge dell'effetto farfalla: non più un suo battito di ali, ma un cinguettio può provocare uragani letterari e metaforici.
E dunque abbiamo ancora bisogno di qualcuno che ci medi le informazioni offerte?
Immaginate quanto segue, di essere dentro una cabina completamente trasparente appesa e in volo. Ora riapriamoli: d'un tratto la completa trasparenza da virtù si trasformerebbe in supplizio: vedremmo tanto ma il prezzo della visione stereoscopica sarebbe di non riuscire a distinguere nulla. Tutto poi ci risulterebbe lontano, troppo lontano, remotamente lontano per poterlo afferrare.
Se poi, alzassimo lo sguardo al cielo, ecco che si raggiungerebbe il parossismo di una luce che dà le vertigini: davanti a noi avremmo un profondo azzurro senza punti di riferimento.
Potremmo concepire allora questo miraggio stereoscopico di luce diversamente che da una gabbia e da un incubo?E ugualmente potremmo concepire i miliardi di miliardi di big data che in ogni momento abbiamo a disposizione diversamente da un labirinto di cristallo? O, ancora al culmine dell'ironia, come una matrice di paradossi e contraddizioni?
Forse, allora, non dovremmo sottovalutare la capacità del libro di comportarsi da 'filo di Arianna': di sapere, in quanto non solo oggetto fisico, ma metodo di organizzazione delle conoscenze e della loro successione, di funzionare come segno, o orma, in base a cui percorrere a ritroso la genesi delle conoscenze che possediamo senza sapere come e perché.
Di una cosa siamo sicuri, anche se forse è poco: per aprire una libreria non seguiremo nessun business plan, tanto meno studi di mercato o un’idea di marketing.

Spazio Comune Autogestito Arvultùra