Per fare memoria di una ininterrotta storia, scritta con l'inchiostro del rifiuto e dell'intolleranza, a quasi un anno dalla morte dei 4 fratellini rom arsi vivi nella loro baracca sulla via Appia, a Roma

Porrajmos! Sterminio e resistenza del popolo rom

5 febbraio 2012 - Teatro Valle Occupato

1 / 2 / 2012

dalle ore 18,00 presso il Teatro Valle Occupato di Roma:

"Porrajmos! Sterminio e resistenza del popolo rom". Per la prima volta sul palco del teatro saliranno rappresentanti delle comunità rom e sinte per fare memoria della loro vita.

Con loro: Antun Blazevic (Theatre Rom), le Chejà Cele  (zingare spericolate), Jovica Jovic (e i muzikanti di Balval), Assalti Frontali, Erri De Luca, Simonetta Salacone.

ingresso libero!

more info

Comunicato stampa

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare le vittime del progetto di sterminio del regime nazi-fascista. Il termine Porrajmos (in lingua romaní «divoramento»), indica il tentativo di sterminare le comunità rom e sinte durante la seconda guerra mondiale. Al pari della più nota Shoah, il Porrajmos fu deciso sulla base delle teorie razziste che caratterizzavano il nazismo. Non si conosce con accuratezza il numero dei rom e sinti che al 1935 vivevano in Europa, è difficile dire con precisione quante furono le vittime.

Una recente stima parla di almeno 500mila rom e sinti  sterminati. Migliaia di rom e sinti vennero deportati nei campi di concentramento europei ma anche italiani ad Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu e nelle Tremiti. I rom furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio, perché "zingari" e, secondo l´ideologia nazista, "razza inferiore" , indegna di esistere. I rom erano definiti geneticamente ladri, truffatori, nomadi: la causa della loro pericolosità era nel loro sangue, che precede sempre i comportamenti.

Questo marchio di "infamia", impresso a sangue sulla pelle di rom, non è finito con il regime hitleriano. Esso perdura ancora oggi in forme diverse e con modalità, solo apparentemente meno cruenti. Nella città di Roma gli ultimi anni sono stati contraddistinti da più di 400 sgomberi e trasferimenti forzati. In maniera ripetuta si sono registrate violazioni di diritti umani e atti di razzismo istituzionale.

Le comunità rom e sinte, spinte ai margini della città, sono stati collocate in spazi segnati dall'emarginazione e dall'isolamento sociale. In alcuni casi le politiche locali, segnate da processi di rifiuto e di rigetto, sono state l'indiretta causa di distruzione e morte.

Da repubblica.it