Pisa - Incontro ed approfondimento su il populismo

A Pisa il 21 maggio alle ore 15.30

18 / 5 / 2014

 Mercoledì 21 Maggio ore 15.30 presso il Circolo Culturale MixArt-Kollok -sala Mente Via Bovio 11 Pisa ospiteremo il Seminario permanente del gruppo di ricerca per la Filosofia Politica Critica. Il Tema dell'incontro sarà “Perché il populismo?”
Ne discutiamo con Mario Pezzella (Scuola Normale Superiore) e con
Francesco Biagi (dottorando in Scienze Politiche – Univ. di Pisa)
Massimo Cappitti (ricercatore – Roma Tre)
Gianfranco Ferraro (ricercatore – Univ. di Lecce)
Evento https://www.facebook.com/events/1450866281822584/

Il Laboratorio di Filosofia Politica Critica a Pisa nasce dall'impulso di alcuni studenti e giovani ricercatori che intorno a Mario Pezzella da qualche tempo riflettono sulla crisi delle forme democratiche contemporanee, in modo particolare stimolati dalla riflessione filosofico-politica che in Francia ha avviato Miguel Abensour. Di fronte a nuovi “tempi bui” per l'ideale democratico l'interrogazione filosofica e la riflessione sui dispositivi attuali di sottrazione dei diritti - più in generale sulla sottrazione degli spazi di libertà operati dal neoliberismo – è stata percepita come un bisogno necessario che potesse intersecare i luoghi universitari dell'accademia con il tessuto sociale animato dai movimenti sociali che negli ultimi tempi si sono sviluppati nella cornice politica della rivendicazione dei Beni Comuni e della loro autonoma autogestione partecipata. Il Laboratorio di Filosofia Politica Critica infatti sta condividendo una riflessione teorica che cammina di pari passo con l'azione politica del Municipio dei Beni Comuni di Pisa, il quale prima con l'esperienza dell'Ex-Colorificio Liberato e - fino a qualche settimana passata - del Distretto 42, ha tentato di sperimentale una gestione condivisa di uno spazio sociale sottratto all'abbandono e all'incuria di responsabilità sociali pubbliche e private.

Mercoledì 21 maggio inizieremo con l'interrogarci su alcuni particolari dispositivi tipici del governo degli uomini che vengono indicati nel concetto di “populismo”. Svilupperemo questa riflessione discutendo l'opera di Ernesto Laclau “La ragione populista”, il testo che forse più di altri è stato capace di chiarire il significato di populismo, nonostante l'autore al termine del suo ragionamento identifichi la medesima tendenza emancipativa della politica con il populismo tout-court.

IL POPULISMO

A causa dell'illegittimo sgombero del Distretto 42 avvenuto il 22 aprile, il primo incontro del Gruppo verrà ospitato dal Circolo Culturale MixArt che ringraziamo per il sostegno e l'ospitalità che ci offre. Crediamo fortemente nell'importanza di uscire dalla aule universitarie per incontrare – attraverso il punto di vista della riflessione filosofica – l'effervescenza politica che come un fiume carsico si muove resistendo all'interno della svolta autoritaria assunta da qualche tempo dalla nostra società. Per ridare dignità ai concetti politici svuotati di senso da una rivoluzione passiva dei nostri orientamenti culturali e sociali, crediamo sia necessario accostare la riflessione filosofica alla pratica politica mettendo a disposizione di tutti lo studio e la discussione di un nuovo alfabeto politico per il ventunesimo secolo.

Lo stato d'eccezione creato dalla crisi economica in atto ha permesso ad un potere più austero e maggiormente autoritario di presentarsi come l'autentica salvezza al baratro della crisi. Da una parte l'attuale congiuntura economica sembra non ammettere istituzioni politiche autenticamente democratiche. In Italia, nell'arco degli ultimi anni, è stato cancellato l'opaco ricordo di un possibile immaginario di uguaglianza che potesse inscriversi nel quadro costituzionale, infatti non potremmo leggere altrimenti lo smantellamento dello statuto dei lavoratori, del welfare e di quei valori che avevano fondato il contratto sociale postbellico nel 1948.

L'irruzione nello spazio pubblico di nuove soggettività politiche che si oppongono alla morsa della crisi economica ci costringe a riflettere sulla loro natura e sulle pratiche del conflitto che vengono attuate. Seguendo il vocabolario filosofico-politico caro a Claude Lefort potremmo dire che la dialettica machiavelliana fra “Popolo” e “Grandi” – che attraversa costantemente l'orizzonte della polis – non sempre istituisce il “sociale” nel “politico” seguendo la tensione verso la libertà. Il pericolo della riduzione dello spazio pubblico ad un'Unità compatta – come ha ben descritto Lefort misurando le forme democratiche del Novecento alla prova dei tempi bui del totalitarismo – è un rischio costante che non riguarda solo i regimi politici dittatoriali.

La democrazia è un'interrogazione permanente sulla legittimità di chi occupa lo spazio politico istituito per dare forma al sociale. Dalla Rivoluzione Francese in poi il luogo del potere si scopre come occupabile potenzialmente da tutti e non più dal solo corpo del re (seguendo Kantorowitz). L'unità regale della dimensione temporale e divina del potere non è più praticabile: il sapere, il potere e la legge diventano istanze diverse, autonome e fra loro entra a far parte della vita politica la dimensione del conflitto. Lo spazio politico quindi si scopre “vuoto” e la disputa che viene istituita intorno ad esso costituisce intrinsecamente la democrazia come interrogazione radicale e critica dei dispositivi che gli uomini si danno per governarsi. L'essere umano fa l'esperienza dei paradossi dell'uguaglianza inscritta nella democrazia: avendo dichiarato il luogo del potere come vuoto, può occuparlo temporaneamente attraverso la pratica politica della democrazia o con la violenza e l'inganno (ribaltando di fatto la vacuità dello spazio del potere). La rivoluzione democratica infatti per Lefort imprime un nuovo corso alla politica e l'unità non può più riconciliare questa dimensione inedita: “La democrazia inaugura l'esperienza di una società inafferrabile, incontrollabile, nella quale il popolo sarà detto sovrano, certo, ma non cesserà di mettere in discussione la propria identità e quest'ultima rimarrà allo stato latente”.

A partire dal quadro teorico-politico di Claude Lefort mercoledì 21 maggio ci interrogheremo su alcuni particolari dispositivi tipici del governo degli uomini che vengono indicati nel concetto di “populismo”. Svilupperemo questa riflessione discutendo l'opera di Ernesto Laclau “La ragione populista”, il testo che forse più di altri è stato capace di chiarire il significato di populismo, nonostante l'autore al termine del suo ragionamento identifichi la medesima tendenza emancipativa della politica con il populismo tout-court. Analizzeremo criticamente quindi la sua tesi, che istituisce il politico nella (sola ed eunica) costruzione e organizzazione del popolo, fissandone i confini e le sue domande insoddisfatte, fino ad arrivare ad asserire che la politica è il populismo, ovvero è la capacità di organizzare in modo compatto ed organico le istanze sociali. 

Infine, il quesito che accompagnerà costantemente la discussione sarà il tentativo di discernere le differenze fra le soggettività di stampo populista e quelle invece che tentano di sviluppare nell'insorgenza del conflitto un'alternativa possibile di fuoriuscita dalla crisi delle istituzioni democratiche che oggi viviamo. L'interrogativo “Perché il populismo?” verrà messo alla prova della prassi emancipativa e libertaria che Miguel Abensour (in una originale interpretazione del Giovane Marx e del Machiavelli di Lefort) ha proposto di identificare nell'idea di “democrazia insorgente”.