Per una rivoluzione degli affetti: pensiero monogamo e terrore poliamoroso

Recensione del libro di Brigitte Vassallo, edito da Effequ.

3 / 12 / 2022

“Per una rivoluzione degli affetti. Pensiero monogamo e terrore poliamoroso” è un saggio sulle relazioni, in particolare sulle relazioni non monogame, di Brigitte Vasallo, scrittrice, attivista e femminista spagnola nota soprattutto per la sua critica all’islamofobia di genere, al purplewashing e all’omonazionalismo. Un tema, quello delle non-monogamie etiche, delicato e spinoso, ma che sempre più sta facendo breccia all’interno di collettivi e assemblee transfemministe, e non solo. Eppure, è un tema su cui la produzione letteraria è ancora scarsa e parziale, sia dal punto di vista della narrativa, in cui la rappresentazione in particolare in Italia è ancora praticamente assente o comunque stereotipata, sia dal punto di vista saggistico. 

Partiamo provando a dare risposta ad una domanda che sorge spontanea: perché parlare di relazioni e, in particolare, di relazioni non monogame? 

La nostra scelta relazionale non è solo personale, ma influisce sulla nostra rete affettiva in primis, e quindi sulla nostra piccola fetta di società. Brigitte Vasallo lo dice chiaro e tondo: il poliamore è una scelta rivoluzionaria, non perché sia una scelta alternativa di vita, ma perché effettivamente va a minare uno dei pilastri fondamentali di questa nostra società capitalista e patriarcale: la monogamia. Per questo pensiamo che discutere, analizzare, riflettere sulle relazioni e in particolare sulle dinamiche relazionali che scegliamo nella nostra vita sia un atto che può diventare profondamente politico. 

Cos'è la monogamia? Brigitte Vassallo ne fa un quadro sociale politico e storico davvero molto completo e difficile da riassumere. La monogamia è una struttura che definisce la modalità di costruzione delle relazioni secondo un assetto gerarchico e che concepisce come fine ultimo dell’amore la riproduzione identitaria, ovvero la trasmissione di se stessi al di là della propria esistenza. La coppia riproduttiva con la sua discendenza è il nucleo centrale e più importante della persona, chi è in questo vincolo relazionale è in una condizione privilegiata rispetto a chiunque altro. Questa specifica forma relazionale viene considerata migliore in termini assoluti, grazie a una serie di meccanismi che su più livelli ne definiscono la superiorità; “pensiamo solo che in Europa la stragrande maggioranza delle persone convive con un’altra persona. Non farlo è un'eccezione visto come un fallimento vitale. Neanche l’architettura è preparata in questo senso, e le case e gli appartamenti sono costituiti da una camera doppia per la coppia e da camere singole per i bambini.” Il sistema monogamo non concepisce la pluralità di relazioni vivibili se non tramite una misera e opprimente gerarchizzazione di esse. Per questa ragione è necessario conoscerlo e decostruirlo pezzo per pezzo, così da minare i suoi meccanismi di riproduzione. Brigitte Vassallo definisce tre meccanismi essenziali per il funzionamento della riproduzione del sistema monogamo: la connotazione positiva delle esclusività all’interno della coppia, la congiunzione dell’identità (essere una coppia, identificarsi come un duo, come un’unità di dipendenza indiscutibile), il potenziamento della competitività e del confronto: “la coppia è un modo per aumentare il nostro valore di mercato: più piace, più vale”. Questi meccanismi sono spiegati e analizzati in larga parte nel testo che rende chiaro come l’esito principale sia una serie di dinamiche di competizione e conflitto per ottenere il nucleo gerarchico privilegiato, per raggiungerlo e conservarlo.

E’ importante non confondere la monogamia con l’esclusività sessuale, questa è solo uno strumento al servizio della struttura monogama, uno strumento per di più spesso e volentieri di natura puramente apparente. Per questo, lo smantellamento della struttura relazionale vigente non sta nella liberalizzazione dell’attività sessuale al di fuori della coppia, ma nella profonda comprensione che le relazioni possono essere vissute con estrema varietà e non sono ordinabili secondo uno schema gerarchico. Per questo motivo Brigitte Vassallo punta il dito contro il processo con cui si costruisce e si unisce la coppia monogama. Nel libro si può trovare un'analisi approfondita delle insidie del processo di romanticizzazione, consistente nell’idealizzazione del partner e nell'innalzamento del valore del proprio amore di coppia ponendolo sopra ogni altro. La romanticizzazione investe i desideri come gli affetti legandoli indissolubilmente in termini morali, affettivi, sociali e culturali  rendendo così difficile concepire forme alternative di relazione. 

Riportiamo anche alcuni spunti interessanti dal documento “Facendo a pezzi la cultura della monogamia”. Un punto fondamentale di questo documento è il considerare la monogamia una pressione sociale, in quanto si tratta di un modello dominante, che annulla e stigmatizza qualsiasi alternativa.  “La cultura monogama storicamente è stata parte del sistema di organizzazione sociale patriarcale, con la funzione di garantire progetti economici stabili con il fine di riprodursi, per trasmettere lo status sociale e la proprietà privata, per perpetuare l’ordine e la gerarchia sociale esistenti”.

Su questi concetti si fonda una delle premesse del libro, ovvero che il poliamore non sempre riesce davvero a fornire un’alternativa reale e sostenibile al sistema monogamo. Vassallo spende molte pagine nel chiarire questo concetto: il poliamore non è una scelta che si basa su regole fisse e immutabili, ma è una scelta fluida e varia, multiforme, mai uguale a sé stessa che non ha a che fare con il numero di partner ma con l’approccio alle relazioni. Abbracciare il poliamore, essendo però consapevoli di molte dinamiche ambigue che ci sembrano poliamorose ma non lo sono, vuol dire scardinare un concetto profondamente intersecato con patriarcato e capitalismo, e quindi vuol dire contribuire a costruire a una società davvero altra e nuova. Ma per essere davvero rivoluzionario, il poliamore non può essere lo stampino della monogamia.

Di fatto troppo spesso le relazioni non monogame si basano su quello che Brigitte Vassallo definisce “il mito della Buona Poliamorosa”. Rompere il vincolo affettivo della coppia senza aprire delle prospettive comunitarie significa avventurarsi verso la profonda solitudine. Spesso lo smantellamento della coppia viene facilmente riempito da un’abbondanza relazionale che concepisce tutti gli amori come sostituibili. Questa concezione del poliamore, somiglia più a una replicazione di relazioni monogame in serie. Una prassi non sostenibile, basata su una concezione di accumulazione capitalistica degli affetti che rischia soltanto di seminare un ammasso di cadaveri emozionali lungo la strada. Brigitte Vassallo spiega che per attuare il poliamore è necessario cambiare la struttura relazionale, uscire dalla concezione di coppia e fare riferimento alle cosiddette reti affettive. Con questo termine si intende una categoria vasta per una moltitudine di pratiche che stanno prendendo piede nelle comunità poliamorose, in contesti di anarchia relazionale, e anche in ambienti di relazioni con esclusività sessuale, ma con molte altre inclusività che rappresentano una sfida per il sistema.

Le relazioni non-monogame non si devono basare sul concetto di giustizia (se offri x, ricevi x), ma sul concetto di cura reciproca. “L’etica della cura propone una prospettiva diversa dal dare e prendere e, al di là della simmetria del debito, tiene conto dei bisogni di ogni persona nel suo momento e nel suo contesto”. Le reti affettive servono proprio per questo, le relazioni non devono trasformarsi in carneficine in cui tutte le persone coinvolte soffrono in silenzio, perché “decostruirsi e ricostruirsi è difficile”. Certo, il processo di decostruzione che sottende la costruzione di una relazione non monogama non è semplice e può essere e rivelarsi intimamente doloroso. Ma deve essere condiviso e sostenibile. Il concetto di sostenibilità delle relazioni ci ha colpito molto, e pensiamo che sia un punto cardine del processo rivoluzionario della costruzione di relazioni alternative.

Si lega infatti anche a ciò di cui parlavamo sopra, ovvero alle monogamie seriali e al consumismo affettivo: l’obiettivo delle relazioni non monogame non è fare tutte le esperienze possibili semplicemente perché si può. Qui è necessario aprire una parentesi sulla concezione del desiderio nella società moderna. 

Vassallo cita la sociologa Eva Illouz, che ha studiato la costruzione del desiderio nel Diciannovesimo secolo: un desiderio che viene culturalmente dipinto come qualcosa a cui non è possibile resistere. Si tratta di una costruzione sociale, ma non solo, si interseca anche con un forte sentimento di autosuggestione: “l’immagine che il desiderio altrui (nei nostri confronti) ci restituisce è senza dubbio una delle componenti del nostro stesso desiderio. [..] Inoltre, è incatenato all’intera escalation del sistema romantico, che gli conferisce ancora più potere poiché è alla base di una proiezione completa, della nostra persona come dell’altra, in termini morali, sociali e culturali. ll desiderio e il modo in cui lo sperimentiamo - conclude Vassallo - è un meccanismo sociale su cui abbiamo libero arbitrio, anche se sembriamo inconsapevoli di averlo”. 

Un concetto che non è scontato, ma pensiamo sia importante sottolineare, è che la monogamia deve essere considerata come un’oppressione nella sua declinazione sistemica, non come scelta individuale. Il problema della monogamia è che quasi sempre è l’unica opzione. Scegliere una relazione monogama consapevoli delle dinamiche che spesso regolano le relazioni esclusive, e cercando di scardinarle con modi alternativi di viverle, vuol dire minare il pilastro della monogamia tanto quanto instaurare relazioni poliamorose. 

Difficile riassumere in un paio di pagine la complessità di ciò che scrive Brigitte Vassallo in “Per una rivoluzione degli affetti”. Gli spunti di riflessione sono moltissimi e, ci sembra, molto attuali, e si inseriscono perfettamente in una critica radicale del sistema capitalista. Per concludere, questo saggio è un testo a nostro parere prezioso per aprire il dibattito sul tema e per cominciare a comprenderlo e analizzarlo. Un testo ricco, che unisce personale e politico in un’ottica intersezionale, transfemminista, anticapitalista, decoloniale, con una scrittura scorrevole e leggera, ma allo stesso tempo molto precisa. 

Un testo, in definitiva, che risponde in modo chiaro alla domanda posta all’inizio: perché parlare di relazioni? Un testo che ci mostra un modo altro di vivere le relazioni, relazioni che partano dalla cura e non dal consumismo affettivo, e che dà una prospettiva non solo per quanto riguarda le relazioni non monogame, ma anche per la costruzione di relazioni monogame che possano in ogni caso dare uno scossone al pilastro della monogamia.