Per non dimenticare Aldo Bianzino - Video Performance

16 / 2 / 2010

“Arrestati e condotti nel carcere di Capanne - Aldo viene portato in isolamento e Roberta nel braccio femminile- al termine di una perquisizione, firmata dal PM Petrazzini, trovate solo alcune piante di marijuana e 30 euro in contanti...”

È l'assurdo inizio della fine di Aldo.

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Uomo libero, falegname, consumatore e coltivatore di canapa.

Arrestato il 12 ottobre 2007. Morto “misteriosamente” in carcere due giorni dopo.

Aldo viene ritrovato seduto sul letto con addosso una sola maglietta (che i familiari affermano non appartenergli) e con la finestra aperta, ad ottobre inoltrato.

Ma perché non si è prestato soccorso ad Aldo, perché si sono falsificati i registri del carcere per nascondere quanto è accaduto? Il pm Petrazzini sostiene che «le indagini non evidenziano, anche nella forma del minimo sospetto, l'esistenza di aggressioni né di occasioni in cui le stesse potessero essersi verificate».

Eppure l'autopsia ha riscontrato una lesione epatica ed esiste una perizia medico legale che recita così: «La lacerazione epatica deve essere ritenuta conseguenza di un valido trauma occorso in vita e certamente non può essere ascrivibile al massaggio cardiaco, in riferimento al quale vi è prova certa che avvenne a cuore fermo».

Si può dunque escludere che la lesione al fegato sia stata provocata dai tentativi di rianimazione di Bianzino, come invece ipotizza il pm per escludere l'aggressione. Ci sono molti altri punti oscuri e lacune nelle indagini: la cella e gli oggetti ivi contenuti non sono stati sottoposti a sequestro; non sono state disposte l'ispezione e il sequestro della cella né sono state prese le impronte digitali; dai filmati delle videocamere dell'istituto di pena appare un individuo (in tuta mimetica) mai identificato.

E ancora.

Perché risulta che Aldo sia stato ricoverato in infermeria una sola volta quando un teste sostiene di averlo visto uscire dalla sua cella due volte?

Cosa è accaduto veramente nella cella dove Aldo è stato rinchiuso?

Purtroppo questo percorso giudiziario cerca di mettere in luce solo alcuni aspetti di quello che verosimilmente è accaduto mentre niente ci è dato sapere di come mai una persona sia entrata in carcere in salute e ne sia uscita morta.

Per questo continuiamo un percorso di mobilitazione, consapevoli che ora più che mai è necessario fare sentire la nostra voce, perchè la morte di Aldo non passi sotto silenzio.

Dal 2002 fino ad oggi ci sono almeno trenta casi di morti sospette sulle quali sarebbe necessario indagare in maniera più approfondita.

È il caso di Stefano Cucchi morto a Roma nell'ottobre 2009, di Marcello Lonzi morto in carcere a Livorno nel 2003 e di tanti altri, tutti vittime di “ordinaria violenza” in carcere come in strada, contro chi gira senza documenti, chi rivendica la propria libertà d’ espressione, chi fuma marijuana, chi.. potrebbe succedere a tutti!