Non è mai colpa di nessuno - Nuovo film di Andrea Prandstraller

Lunedì 8 aprile a Padova

7 / 4 / 2013

Lunedì 8 aprile alle ore 21.00 alla Multisala Astra a Padova. per poi girare in numerose sale del Veneto, verrà presentato "Non è mai colpa di nessuno", il nuovo film di Andrea Prandstraller.

Il film, che parla delle morti bianche attraverso gli occhi di due ragazzi (interpretati da Giacomo Potì e Marco Andreatta), vanta un cast d'eccezione con nomi quali Giancarlo Previati e Nicoletta Maragno. Si è occupato del suono Francesco Liotard.

NON È MAI COLPA DI NESSUNO
Una produzione
The Movie Company
regia
Andrea Prandstraller
soggetto e sceneggiatura Marco Pettenello, Andrea Prandstraller, Fotografia Andrea Treccani,
Suono presa diretta Emanuele Cecere,Costumi Donatella Cianchetti, Scenografia Elina Vaakanainen, Musiche Piccola Bottega Baltaz
ar,Montaggio Claudio Cormio, Organizzazione Susanna Graffi.
Con Giacomo Potì, Marco Andreatta, Marina Artigas, Giancarlo Previati, Nicoletta Maragno, Giulio Canestrelli, Michele Modesto
Casarin, Jacopo Salmaso, Alessandro Bressanello, Mirko Artuso.

Morte bianca all’ombra del Petrolchimico

Il nuovo film di Andrea Prandstraller : una tragedia individuale in quella più generale del declino di Marghera. In attesa di andare alla Mostra del Cinema


di Barbara Codogno

 MARGHERA. Non è mai colpa di nessuno. Un titolo che è già un pugno allo stomaco perché in questa Italia, troppo spesso e per troppe cose è davvero così. Non è mai colpa di nessuno è il nuovo film di Andrea Prandstraller, regista padovano da sempre impegnato in film e documentari di forte denuncia sociale.

È il 2006 quando Prandstraller e Marco Pettenello - nipote di Mazzacurati - scrivono tutta d'un fiato, seduti nella cucina di Prandstraller, la sceneggiatura di questo film che dapprima titolano Nudi alla meta. Conoscendo Prandstraller è facile immaginare quella cucina, semplice, scarna, immersa nel fumo delle tante sigarette che si accendono e si spengono, seguendo il filo luminoso dell'idea.

Un anno dopo quella sceneggiatura vince il rinomato premio Solinas, storie vere per il cinema: «Quando una sceneggiatura vince questo premio - spiega Prandstraller - ha una corsia preferenziale di produzione, di solito ne fanno subito il film». Di solito. Perché dipende da cosa si racconta, questa sceneggiatura. Così il film resta nel cassetto fino a quando Prandstraller non lo iscrive al bando indetto dalla Veneto Film Commission che gli assegna un piccolo finanziamento. Prandstraller ci mette il resto e alla fine lo realizza.

Giusto l'estate scorsa il primo ciak del girato tra Marghera e Venezia. Con due esordienti: Giacomo Potì di Padova e Marco Andreatta di Treviso. Anche gli altri attori protagonisti sono tutti veneti: Giancarlo Previati, Nicoletta Maragno, Mirco Artuso, Michele Casarin, Giulio Canestrelli. Il film, che ha caratteristiche molto territoriali, racconta la storia di una famiglia in cui il padre, ex petrolchimico, ha ora una piccola società: «Moltissime fabbriche hanno chiuso - racconta Prandstraller - e quelle grosse che funzionano ancora hanno questa modalità: il lavoro viene spostato fuori. Il lavoro che una volta facevano le persone assunte oggi lo fanno le piccole aziende, lo appaltano e subappaltano. Questo è l'andazzo generale di Marghera e Fincantieri». Non è mai colpa di nessuno mostra la parte in ombra del nord est. A dire il vero da tempo non più così luccicante. In questo film, l'operaio uscito dal Petrolchimico ha ora una piccola ditta di manutenzioni idrauliche che fornisce manodopera e manufatti proprio al suo ex datore di lavoro. In azienda ci lavorano lui, il figlio maggiore – la famiglia è composta da altri due fratelli minori e dalla madre- un solo operaio italiano e poi indiani, marocchini e un argentino.

L'azienda prende un grosso appalto proprio mentre deve portarne a termine un altro. Così accelerano il ritmo di produzione e non si concedono tregua. In una di queste interminabili notti di lavoro non stop succede un incidente. Un operaio, per la stanchezza accumulata, commette un tragico errore e l'argentino viene gravemente ustionato. Il film prosegue con l'arrivo in Italia della figlia dell'argentino, venuta ad assistere il padre che, sfortunatamente, morirà. Il nucleo del film tocca un tema delicatissimo: il tema delle morti bianche. I morti sul lavoro. Una piaga per la nostra società civile. Gente che muore perché non c'è sicurezza, non ci sono controlli. Perché fondamentalmente c'è ancora moltissimo sfruttamento.

«Tutto viene viene visto da un'angolazione particolare - spiega Prandstraller - gli occhi di uno fratelli minori, un ragazzino diciottenne. Potremo anche dolorosamente definirlo un film di formazione. Questo è il mio modo di fare politica, oggi».

E per chi conosce Prandstraller - basti ricordare il suo: Polvere. Il grande processo dell'amianto - sa che questo regista, di grande talento, ha sempre lavorato con impegno politico, sociale e civile. Sapremo il 20 luglio se Venezia ha selezionato o meno questo suo nuovo film. Prandstraller è una voce fuori dal coro, una voce che in quest'Italia ci farebbe davvero tanto bene poter vedere e ascoltare.

Tratto da Il Mattino di Padova

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