Nel costruire mondi nuovi ai nostri posti ci troverete sempre

12 / 3 / 2019

Qualche anno fa oltre 40 mila zapatisti marciarono silenziosamente per le strade di San Cristobal, Palenque, Las Margaritas, Ocosingo e Altamirano, invitando ad ascoltare il loro silenzio: «L'avete sentito? È il rumore del vostro mondo che si sta distruggendo. E il nostro che sta risorgendo. Il giorno che è stato il giorno, era notte. E notte sarà il giorno che sarà giorno." Democrazia! Libertà! Giustizia!».

Quel rumore è quello che in Chiapas chiamano la Quarta Guerra Mondiale. Uomini, donne, territori, risorse naturali, sono gli obiettivi del capitalismo estrattivo, dove tutto ha un valore economico, vale a dire dove tutto si può vendere e compare ma dove niente ha più un valore in quanto tale: sfruttamento, spoliazione, violenza e devastazione sono le parole d’ordine del sistema per preservare i propri privilegi e il proprio accumulo di ricchezza.

È una guerra a tutto campo contro i los de abajo che nemmeno i governi progressisti sono stati capaci di fermare, ma che anzi, proprio grazie ai loro governi, in cui diritti e salvaguardia dell’ambiente sono stati aggrediti e dove le disuguaglianze sociali ed economiche non sono diminuite, ha acquisito ancora maggiore legittimità.

È proprio per questo che gli zapatisti hanno smesso di dialogare coi governi, per l’incapacità e la non volontà dei governi, anche di sinistra, di cambiare il sistema. Ed è sempre proprio per questo che la loro esperienza è quanto mai attuale e significativa: la nascita dei Caracol e la costruzione quotidiana dell’autonomia nei territori ribelli e liberati è simbolicamente e realmente una luce nel buio della tormenta che ci circonda. È l’esempio concreto che costruire un mondo nuovo, con relazioni nuove e differenti tra persone, popoli e comunità, non solo è possibile ma è anche urgente.

Spinti da tutto questo anche noi, nelle isole di ribellione che resistono in quei luoghi occupati da razzismo, odio ed egoismo, continuiamo a costruire un mondo nuovo che parli di diritti per tutte e tutti, che parli di dignità per la Vita e rispetto per la Terra che ci ospita. Così, la nostra attività politica non è solo una questione di opposizione alle grandi opere che devastano i territori o alle multinazionali che avvelenano le nostre acque; non è solo la giusta opposizione contro decreti che offendono la dignità umana e la memoria storica, o contro ogni forma di discriminazione. Non mettiamo sul piatto solo i No “che aiutano a crescere”, ma costruiamo anche giorno per giorno un’idea nuova delle relazioni sociali, personali e tra comunità.

Per questo è importante riflettere sull’importanza che ha, nel momento attuale, ricostruire e dare forza a quelle relazioni, quei “hermanamientos” che hanno reso globale il movimento sul finire del secolo scorso. Riconoscersi, solidarizzare e stringersi forte in un cordone virtuale oggi è più che mai fondamentale. Siamo zapatisti, mapuche, curdi, ribelli del nord-est, siamo uomini e donne che “ni claudican, ni se rinden, ni se venden”.

Così, dalla foresta di Sherwood (che simbolicamente è la casa dei centri sociali del nordest), vogliamo dare voce anche a tutti quei Sì che costruiscono quel nuovo mondo per cui tanto ci spendiamo ogni giorno.

GAZA IS ALIVE

SÍ che attraversano i mari, quel Mediterraneo diventato “la tomba dei diritti umani” ed arrivano sulle coste della Palestina, a Gaza dove uno stato violento e vendicativo costringe oltre 2 milioni di persone a vivere rinchiuse in quella che è stata definita la più grande prigione a cielo aperto del mondo. In questo lembo di terra martoriato dalla violenza, l’associazione Ya basta! Êdî bese!, assieme ad altre realtà associative, ha avviato un progetto per “sostenere la salute psico-sociale di chi è costretto a fare i conti quotidianamente con le conseguenze delle atrocità che gli sono state inflitte, attraverso una metodologia che esce dai canoni tradizionali; ovvero utilizzando le discipline artistiche legate alla cultura Hip Hop”. Il progetto si chiama Gaza is Alive e a questo link è possibile avere informazioni supportarlo in prima persona: http://sostieni.link/20742

QUE CORRA LA VOZ

Un altro SÍ attraversa addirittura l’oceano e arriva fino alla Selva Lacandona, in Chiapas, dove i fratelli e le sorelle zapatiste continuano da 25 anni la loro lotta contro l’oblio. Una lotta che abbiamo accompagnato e attraversato fin dal suo esordio, quel 1° gennaio 1994 indimenticabile quando, armati di bastoni di legno e col volto coperto dal passamontagna si sollevarono. Qui, c’è un piccolo villaggio cuore della resistenza, La Realidad, dove assieme alla Junta de Buen Gobierno che l’amministra, abbiamo deciso di contribuire alla manutenzione straordinaria della radio comunitaria, strumento fondamentale per i vari villaggi che compongono la comunità stessa, a volte molto distanti tra loro: la radio comunitaria, infatti, non è solo un utile strumento di svago, ma diventa un imprescindibile strumento di resistenza e informazione stessa per tutta la comunità contro gli attacchi paramilitari e le provocazioni militari che ancora avvengono nei territori ribelli, nonostante quello che scrive nei suoi falsi reportage il Di Battista. Anche in questo caso, l’associazione Ya basta! Êdî bese! si è fatta carico del progetto, che è possibile finanziare seguendo questo link: http://sostieni.link/18031

CARACOL OLOL JACKSON

Infine, per l’ultimo SÍ ritorniamo nei nostri territori, a Vicenza, dove i fratelli e le sorelle del nostro caro compagno Olol hanno dato vita a un progetto ambizioso e bellissimo: il progetto Caracol Olol Jackson. Diceva Olol: «quando diciamo diritti, lo diciamo per tutti». “Queste semplici parole del nostro fratello e compagno Olol Jackson ci hanno ispirato e spinto a sognare. Sognare una città con più cultura più salute e più diritti. Sognare uno spazio libero da pregiudizi sociali ed economici dove si possano immaginare servizi innovativi per la salute. Uno spazio sanitario gratuito e accessibile, un ambulatorio medico solidale, una consultoria, una palestra dedicata alla promozione di stili di vita salutari. Sognare luoghi nuovi per la cultura: una biblioteca, delle sale studio, un auditorium, un archivio storico, un doposcuola. Sognare una Vicenza con uno spazio per imparare a rivedersi sociale, un luogo che possa dare una risposta ai problemi di lavoratori, disoccupati, precari, donne e uomini che vogliono costruire una comunità solidale fondata sulla pace e la libertà, in cui associazioni e gruppi possano trovare spazi di incontro e confronto”. Il Caracol Olol Jackson si è dato la forma di associazione e qui è possibile sostenere il progetto: http://sostieni.link/20560

Gaza is Alive, Que corra la voz, Caracol Olol Jackson, non sono solo parole, dei semplici progetti. Sono delle esperienze, sono il nostro modo di costruire dal basso nuovi mondi, mondi fatti di solidarietà, di diritti, di dignità per tutte e per tutti. Sostenere questi progetti è fare qualcosa di concreto per cambiare questo sistema di morte, devastazione e sfruttamento. Perché è solo organizzandoci, dal basso, senza padroni e indivisibili, di qua e di là di mari e oceani che possiamo sconfiggere la Tormenta.

*** Photo credit: Simona Granati