Le notti magiche di Italia '90

Ernesto Milanesi riprende il suo intervento fatto durante la puntata di Brasils sul rapporto tra grandi opere e sport. Su tutti i 24 anni di sperperi del mondiale italiano del 1990

20 / 1 / 2014

Le «notti magiche» le stiamo sempre pagando: il bilancio di previsione 2011 del governo Berlusconi conteneva la voce sui mutui accesi con la legge 65 che nel 1987 (governo Craxi) permetteva la costruzione degli stadi d Italia ’90. Luca Cordero di Montezemolo ci costava ancora 55 milioni…

E la contabilità dei Mondiali è impietosa: una spesa di 1.248 miliardi di lire, cioè l’84% in più rispetto ai costi preventivati. Con effetti sintomatici, come allo stadio delle Alpi di Torino omologato per 69.041 posti: quattro partite (più la semifinale Germania-Inghilterra) e nel 2008 la demolizione dell’investimento da 226 miliardi di lire.

 Poi non va dimenticata l’appendice impiantistica al gruppo E (Spagna, Belgio, Uruguay e Corea del Sud che giocavano a Verona e Udine). Italia ’90 regalò uno stadio nuovo di zecca da 32 mila posti a Trieste: inaugurato… il 18 ottobre 1992 con la partita di serie C/1 Triestina-Vis Pesaro finita 0-1.

 E furono anche i Mondiali della corruzione politica. A Padova, lo “stadio delle tangenti” che ha sostituto il mitico Appiani fu varato grazie alle larghe intese: 39 voti a favore in consiglio comunale, un solo contrario (Ivo Rossi allora di Dp, oggi aspirante sindaco Pd). Operazione da 30 miliardi di lire, di cui 13,5 stanziati dalla legge 65. Progetto di Gino Zavanella, amico di Montezemolo, affidato al Consorzio Padova Sport e gestito come certificheranno le sentenze della magistratura. Fu la prova generale dell’attuale sintonia “sussidiaria” nelle Grandi Opere a Nord Est, perché a fianco del colosso edilizio Grassetto scesero in campo le coop “rosse” del Coveco.

 E’ lo schema con cui si è giocata la candidatura di Venezia alle Olimpiadi 2020, ma vale nel Duemila per tutte le partite di interesse composto: nuovi ospedali e servizi di manutenzione, logistica, edilizia universitaria, infrastrutture e autostrade.

 Il «compromesso storico» nel mercato dell’economia alimentata dai finanziamenti pubblici: c’è un’intesa consolidata fra i ciellini della Compagnia delle Opere, Lega delle cooperative e imprese selezionate. Come la Ing. Mantovani Spa, concessionaria del mega-cantiere Mose nella laguna ora sotto inchiesta nella Procura di Venezia. La si ritrova in Trentino con altri appalti d’oro, ma soprattutto all’Expo 2015 di Milano. Mantovani è la capogruppo del pool (Socostramo, Consorzio veneto cooperativo, Cofely, Sielv, Ventura Spa) che nell’estate 2012 ha vinto il bando per la costruzione della “piastra” che si traduce in 272,1 milioni di euro e un milione di metri quadri da cementificare…

Brasils Prima puntata