Il primo padiglione degli Emirati Arabi alla 53a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

L'Arte Politica dell'Ospitalità (Teheran, Dubai, Venezia)

22 / 7 / 2009

L’arte irrompe nel mondo come una sorta di epoché: non si tratta di sospensione del giudizio, né di un dubbio metodico, ma di una vera e propria interruzione del vedere e del sentire abituali. E proprio in questa logica dell’estraneità negli Emirati dove, tra due fiere dell’arte e la Biennale di Sharjah, è stata presentata Gerusalemme capitale della cultura araba, iniziativa promossa dall’Unesco e affidata per il 2009 all’Autorità nazionale palestinese.
Negli stessi giorni, l’annuncio del primo padiglione degli Emirati Arabi alla 53. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia: It’s not you. It’s me. Un doppio titolo, per un’affermazione paradossale, che stravolge la forma di ospitalità allo straniero, forma che viaggia perpetua tra l’ospite legittimo, parassita o clandestino. E ancora forma di conflitto, tristemente rappresentata dal sequestro della torcia che segnava il passaggio da Damasco a Gerusalemme, da parte dell’esercito israeliano.
Il Padiglione UAE è un segno molto importante del tempo in cui viviamo. Si parla infatti del primo padiglione arabo generatosi nel giro di pochissimi anni, frutto di una strategia culturale e sforzo collettivo, mirato a rappresentare un’identità nazionale.
Ma di quale identità si parla? Sono 200 le nazionalità residenti negli Emirati che contribuiscono alla formazione di questa nuova identità culturale e panorama d’arte e di mercato. Un volto sfaccettato e riflesso nei mille piani dei grattacieli che a loro volta rispecchiano flussi economici e migratori. Per il mondo dell’arte, la scena più interessante confluente nel Golfo è quella migrante dall’Iran.

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