Il libro di Valliant è allo stesso tempo racconto d’avventura e saggio sulla tigre,arricchito di informazioni etologiche, geografiche, politiche e sociali sulle genti, i luoghi e gli animali dell’Estremo Oriente Russo

La tigre dell’amur

Lo Zar della taiga siberiana

12 / 6 / 2013

LA TIGRE DELL’AMUR

Lo Zar della taiga siberiana

Quando nel salgariano “Le due tigri” Sandokan, la Tigre della Malesia, si scontra con Suyodhana, la Tigre dell’India, per quest’ultimo non c’è scampo. Ma se la Tigre della Malesia o entrambe avessero incrociato il passo con la tigre siberiana dell’Amur il loro destino sarebbe stato inesorabilmente segnato. La tigre dell’Amur è, infatti, uno dei più letali e formidabili predatori del pianeta oltre ad essere uno dei più affascinanti felini esistenti. Ancora per poco sostiene John Vaillant nel suo “La Tigre. Un’avventura siberiana di vendetta e sopravvivenza”, visto il concreto rischio di estinzione a cui sta andando incontro.

Il libro di Valliant è allo stesso tempo racconto d’avventura e saggio sulla tigre, in particolare quella siberiana, arricchito di informazioni etologiche, geografiche, politiche e sociali sulle genti, i luoghi e gli animali dell’Estremo Oriente Russo, quella lingua di terra che dalla Siberia arriva sino al porto di Vladivostok, confinando da un lato con la Manciuria cinese e dall’altro con il Mare del Giappone.

La Tigre dell’Amur che caccia nelle foreste e nella taiga del Primorje, così come è chiamata quella parte estrema della Siberia, nel racconto di Valliant suscita, di volta in volta, sentimenti contrastanti, di timore, rispetto e simpatia. La tigre, zar incontrastato della taiga, che le popolazioni autoctone siberiane temono ma anche rispettano sino quasi alla venerazione, quando ruggisce tra la boscaglia non lascia dubbi su chi sia “l’essere dominante” in quei boschi.

“ ”.’>  Sokolov subito dopo avrà un roccambolesto e drammatico incontro con una tigre e una volta sopravvissuto, intervistato da Valliant, non riesce a descrivere pienamente la sensazione che un uomo prova quando sente quel ruggito.  Valliant ricorre allora al racconto di una studiosa dei felini:

Elizabeth Marshall Thomas in questo caso avrebbe potuto aiutarlo: nella savana africana, racconta in La tribù delle tigri, i leoni, quando sentono tuonare, rispondono ruggendo. Quale altra creatura, se non il leone, la tigre o la balena, può rispondere al creato nel suo stesso linguaggio?”

Ma la tigre dell’Amur sa essere anche silenziosa come la neve che cade, raccontano le popolazioni del Primorje: la vedi solo quando lei decide di farsi vedere. Non necessariamente per aggredire l’uomo ma semplicemente per ribadire chi “comanda” nella taiga, come quando un anziano cacciatore siberiano racconta che la sua prima esperienza con una tigre fu all’imbrunire mentre beveva sul greto di un fiume: si sentì osservato e, alzati gli occhi incrociò lo sguardo con quello di una tigre, ferma di fronte sull’altra sponda; questa si limitò a fissarlo per un po’ di tempo prima di scomparire nella taiga. Un’esperienza indimenticabile conclude il cacciatore.

“La Tigre” è un concentrato di notizie, prima di tutto geopolitiche che inquadrano l’ambiente dell’Estremo Oriente Russo e dei sui confini, il ruolo avuto dalla colonizzazione prima zarista e poi sovietica su quel territorio e l’impatto di questi fenomeni con la cultura e le abitudini delle popolazioni indigene. Non mancano in questi passaggi rimandi letterari e cinematografici alla vita di Dersu Uzala, cacciatore siberiano nativo di quei luoghi che fece da guida alla prima spedizione scientifica russa in quell’estremo lembo di Siberia e che fu immortalato dal regista Akira Kurosawa bellissimo “Dersu Uzala il Piccolo Uomo delle Grandi Pianure”. Interessanti anche le notizie sull’impatto provocato nelle popolazioni locali e sull’ambiente dalle deportazioni sovietiche, con gli insediamenti di deportati e dalle migrazioni forzate di popolazioni russe degli anni 30-50 in risposta alle direttive staliniste e, in un secondo tempo, per favorire nuovi insediamenti produttivi in un territorio ricco di risorse naturali. Valliant racconta anche come il tentativo di industrializzazione forzata abbia provocato devastazioni nel Primorje che ancora oggi popolazioni locali, flora e fauna  stanno pagando pesantemente. Ma è l’arrivo della perestrojka la nemica più pericolosa per la tigre dell’Amur.

La dissoluzione sovietica nel Primorje ha, da un lato, portato la condizione di vita, già povera, delle popolazioni ad un livello di sussistenza basato sul bracconaggio e il saccheggio delle risorse naturali, sulla caccia di sopravvivenza e sulla precarietà massima dei lavori; dall’altro amplificato a dismisura la caccia di frodo alle specie animali pregiate per i mercati asiatici, giapponese e cinese in primis, e la distruzione del patrimonio forestale per il mercato nero del legname pregiato. E la tigre è entrata nel mirino dei bracconieri in quanto tutto di questo magnifico felino risulta appetibile sul mercato asiatico – dalla pelliccia, agli organi interni per arredamenti e filtri miracolosi ecc..

Solo che la tigre dell’Amur, ricorda Valliant, caccia da milioni di anni in quei luoghi, compreso l’uomo quando necessario e, soprattutto, ha sviluppato una spiccata e raffinata memoria. Non è, quindi una vittima sacrificale nonostante la potenza di fuoco che i cacciatori di frodo possono mettere in campo.

Per contrastare il bracconaggio negli anni successivi alla perestrojka, grazie anche a forti investimenti economici da parte di grandi associazioni ambientaliste e animaliste internazionali, è stato istituito il Dipartimento Tigre per difendere il patrimonio faunistico e ambientale di questo pezzo di Siberia e per contrastare bracconaggio e commercio/possesso di armi illegali. Uno dei protagonisti del libro è proprio Jurij Trush, veterano dell’esercito russo e ispettore del Dipartimento. Trush deve nello specifico risolvere un caso di aggressione di un cacciatore da parte di una tigre: Markov è stato aggredito e sbranato da una tigre e da quel momento inizia la caccia al felino che ha assunto comportamenti pericolosi e anomali rispetto al resto delle tigri.

Valliant utilizza l’avvincente racconto dell’indagine attraverso la sequenza di testimonianze dirette di quanti vi hanno partecipato per descrivere anche il rapporto tra popolazioni siberiane e tigri nel Primorje e per indagare sul carattere e i comportamenti di questo magnifico felino. Veniamo a scoprire quanto sia profondamente radicato il rispetto per la tigre da parte delle popolazioni locali, che la temono ma non ne sono terrorizzate. Da sempre vi convivono senza subire aggressioni gratuite e senza mai dedicarsi alla caccia sistematica della tigre nei boschi e nella taiga siberiana. Entrambi hanno convissuto sinoro in un territorio ostile, gelido d’inverno e acquitrinoso e infestato da insetti nella breve estate. A rompere in parte questo rapporto sono stati gli stanziamenti di popolazione russa, tra i quali si nasconde la maggior parte dei bracconieri del Primorje. Ma facendo ricorso a testimonianze sul campo e studi di ricercatori di tutto il mondo sui felini, Vaillant ci racconta che la tigre, essendo un animale con una dieta alimentare variegata, ha sviluppato un forte pensiero astratto. La tigre distingue il rumore di un elicottero o di un aereo e la sua pericolosità – scarsa se non nulla nella taiga – da quello di una jeep o di un mezzo a motore che trasporta cacciatori, dimostrando nei due casi comportamenti completamente diversi: indifferenza nel primo caso, diffidenza, fuga e mimetizzazione nel secondo. Il libro dà il meglio di sé proprio in queste parti, quando l’autore facendo ricorso a testimonianze e racconti locali, a risultanze di studi e ricerche sul campo, riporta una grande quantità di notizie sui comportamenti delle tigri che confermano come abbia sviluppato una notevole capacità di astrazione e una forte e selezionata memoria. Che quando ritiene opportuno sfrutta implacabilmente.

Racconta Valliant che un giorno uan tigre scampò per caso ad una trappola artigianale costruita da un cacciatore che era costituta da un’esca collegata ad un filo agganciato ad un fucile. La fucilata, per un difetto di preparazione, la mancò e, quindi, il cacciatore decise di ripristinare la trappola. La seconda volta, però, la tigre fece scattare il colpo direttamente dal fucile e poi, senza alcun tentennamento o dubbio, andò direttamente al capanno da caccia del cacciatore per fargliela pagare. Rimase all’esterno per quattro giorni, nel freddo e il gelo siberiano mentre l’uomo, asseragliato nel capanno, visse in un cupo terrore quei momenti. Solo dopo il quarto giorno, la tigre, evidentemente soddisfatta dalla punizione impartita se ne andò lasciandolo uscire dal suo rifugio. Raccontano due cacciatori siberiani che un giorno si imbatterono su una preda appena uccisa da una tigre. Era certamente nei paraggi ad osservarli, infastidita da essere stata disturbata. Decisero di prendersi solo due pezzi di carne dalla preda ancora fumante, lasciando il resto alla tigre come costume nella taiga dove non si porta mai via tutto il cibo che si trova ma si lascia sempre qualcosa a chi ne potrebbe avere bisogno. La tigre però si ritenne offesa da questo comportamento: lasciò incancrenire la preda senza assaggiare nessun pezzo di carne e per un intero anno seguì le orme dei due cacciatori, uccidendogli le possibile prede prima che loro le colpissero, di fatto punendoli del loro comportamento.

Anche tra la tigre e Markov era sorto sicuramente uno screzio e questo aveva portato alla morte del cacciatore: il racconto svelerà progressivamente i motivi dell’aggressione della tigre e del suo comportamento successivo, fortemente aggressivo contro tutti gli umani che incontra nella taiga. Ma la descrizione della caccia non distrae Valliant da dedicare molti passaggi del suo libro alla descrizione delle iniziative in corso per difendere le tigri dall’estinzione. Il loro territorio di insediamento nel continente asiatico si è di molto ristretto e, in alcune aree, come appunto il Primorje il rischio estinzione causa bracconaggio è fortissimo. Ma Valliant ci dice che le risorse di questo animale nel riprodursi sono formidabili e le azioni messe in campo negli ultimi anni dalle associazioni ambientaliste e animaliste e da settori governativi, sia russi che cinesi, stanno favorendo la loro sopravvivenza.

Lascio, quindi, a chi voglia leggere questo splendido libro-manuale-saggio la soddisfazione di scoprire attraverso il racconto dei protagonisti lo sviluppo di questa strana indagine e il piacere di appropriasi del cumulo di informazioni che Valliant dissemina al suo interno sulla Siberia, sulla tigre e sui felini del pianeta. Io mi limito a consigliarne la lettura.

John Vaillant

“La Tigre. Un’avventura siberiana di vendetta e sopravvivenza”

Editore Einaudi 2012

11 giugno 2013

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