La società della perfomance è il motore del nuovo disagio psichico

Il saggio di Marco Rovelli "Soffro dunque siamo" a Testo Firenze, in un dibattito condotto da Carlotta Vagnoli.

27 / 3 / 2023

“Soffro dunque siamo – Il disagio psichico nella società della performance” è il titolo del nuovo libro pubblicato da minimumfax e scritto da Marco Rovelli, il quale ha presentato questo suo nuovo saggio il secondo giorno del festival di editoria TESTO a Firenze. La presentazione è stata condotta insieme all’influencer e scrittrice Carlotta Vagnoli ed insieme a Rovelli hanno raccontato le nuove problematiche della salute mentale che affliggono i soggetti nella nostra società moderna e iper-capitalizzata.

Rovelli è un insegnante di filosofia, un musicista e uno scrittore, si appassiona alla tematica delle psicopatologie e la società della performance anche grazie al suo contatto con gli adolescenti, essendo appunto insegnante. Egli presenta il suo nuovo libro come una ricerca estesa ed intensa, caratterizzata da molte interviste e conversazioni con psicoterapeuti che analizzano e curano le psicopatologie del nuovo millennio. Queste psicopatologie, infatti, si differenziano e si complicano rispetto a quelle del secolo precedente e ci possono dire molto sulla “società degli individui” in cui viviamo.

Durante la presentazione Rovelli fa una distinzione importante: per l’autore nella società odierna le persone vivono pensando di essere individui, secondo il motto tatcheriano degli anni Ottanta “La società non esiste, esistono solo gli individui”; questa visione di cui la società si permea deve essere distinta dalla realtà, la vera natura dell’uomo, che secondo Rovelli è invece non individualista, bensì fondata sulle relazioni. L’autore dice chiaramente: sono le relazioni e il senso di comunità le cure primarie per risolvere queste problematiche.

Il disagio che sempre più persone provano è da considerarsi come fatto politico, essendo sia un prodotto della società iper-capitalizzata e della civiltà iper-moderna e neo-liberale, che una problematica propriamente sociale.

"La politica è scomparsa, come si fa a riattivarla? Prendendo le sofferenze che ci caratterizzano come un fatto politico. In questa società il disagio psichico è stato totalmente privatizzato e depoliticizzato. Dobbiamo smettere di parlare di individui ma di

"CO-individui". La sofferenza psichica è quindi una questione sociale.”

Gli ultimi decenni si sono progressivamente caratterizzati di una mentalità sempre più performativa e prestazionale, come se vivessimo sotto l’influenza costante del famoso slogan di un rinomato brand di sportswear “Just Do It”; Rovelli indica la problematicità di questo evidenziando come ridurre ogni azione che compiamo alla volontà personale, porti a responsabilizzare totalmente l’individuo – “siamo imprenditori di noi stessi”, quindi il fallimento è una colpa personale.

Il fallimento, dice l’autore, è ormai sinonimo di fine, di auto-distruzione, quando invece dovrebbe essere un’esperienza esistenziale, di crescita, un evento normale nella vita quotidiana, a partire dai banchi di scuola. Proprio a partire dai banchi di scuola il concetto di merito e di fallimento sono stati distorti, secondo Rovelli, a causa del costante giudizio e valutazione a cui sono sottoposti gli studenti; questa “retorica tossica” del merito si unisce alla narrativa mediatica delle eccellenze, influenzando irreversibilmente l’ossessione della società odierna con la performance e la competitività.

"Società della performance significa società del narcisismo, fondata sull'io sovrano.

La solitudine è quella di chi è votato a una giungla competitiva in cui "l'altro" scompare: o diventa uno specchio che conferma la nostra società infragolita, oppure diventa un nemico. Non c'è più relazione con l'altro in quanto relazione, ma solo competizione”.

Il lavoro di Rovelli e della sua ricerca mette in evidenza l’urgenza di trovare delle soluzioni a questi disagi sociali e mentali di cui siamo tutti, anche solo in parte, vittima e di dare rilevanza a queste tematiche a partire dagli studi di psichiatria e psico-terapia. La comunità e le relazioni, non l’individualità, sono le uniche strade per trovare una via d’uscita.